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L'Omeopatia e le sue prime Battaglie. Alle radici del perenne confronto-scontro tra le diverse correnti in Medicina

Creato il 06 giugno 2013 da Informasalus @informasalus

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La copertina di 'L'Omeopatia e le sue prime battaglie'

Com'è ben noto, la storia ha molto da insegnare e così è in Medicina. Il libretto "L'Omeopatia e le sue prime Battaglie", pubblicato nel 1836 in lingua tedesca e francese, racconta fatti e di-battiti antichi, quindi consegnati alla storia della Medicina italiana, ma contiene una freschezza e un'attualità eccezionali. Per questo merita di essere conosciuto anche nel mondo della a. L'argomento è l'integrazione o, da un'altra prospettiva, la dis-integrazione delle conoscenze e dei diversi approcci terapeutici. L'occasione è l'affronto di un'epidemia di colera, ma il dibattito abbraccia orizzonti molto vasti e problematiche epistemologiche non banali.
In tempi in cui la Medicina “ufficiale” era ancora in situazione di enorme arretratezza, la nuova dottrina omeopatica fu accolta con grande favore dal pubblico e dalle classi mediche di élite, ma allo stesso tempo fu ferocemente contrastata. Caso unico nella storia della Medicina, la polemica non si è risolta a favore di una o l'altra delle correnti contrapposte, ma continua senza esclusione di colpi. Questo libretto ci porta alle origini storiche e concettuali di tale situazione e allo stesso tempo ci induce a riflettere come molte energie si perdono nelle polemiche quando potrebbero essere meglio impiegate nella cura dei malati e nella ricerca scientifica.
Nei primi decenni del XIX secolo, la seconda grande pandemia mondiale di colera raggiunse le città del Mediterraneo passando da sud a nord, improvvisa e inattesa perché la grande Europa, ormai civile e industrializzata, mai si aspettava di essere colpita da un flagello che si riteneva tipico delle popola-zioni povere del Terzo Mondo. Più precisamente, tale pandemia, scoppiata nel Bengala (Calcutta), raggiunse il cuore dell'Europa propagandosi al Caucaso, di lì alla Polonia, Romania, Austria, Belgio, Francia, Inghilterra, Finlandia. In Francia provocò oltre 100.000 morti, di cui oltre 20.000 a Parigi. Dalla Francia, attraverso Nizza, passò in Italia colpendo Genova, Torino, Roma, Palermo e in ciascuna di queste città provocò migliaia di morti. Il morbo, attraverso i bastimenti Europei oltrepassò l'Atlantico colpendo per prima la città di Québec e diffondendosi nel resto del Continente Americano. Si esaurì nel 1838.
Migliaia di morti in pochi giorni si accumulavano sulle strade, tra atroci spasimi e nel panico generale. Non esisteva cura, non si sapeva neppure da cosa fosse causato quel morbo. Tornavano i tempi delle pestilenze dei secoli prima, quando si accusavano i medici, i preti, i politici o i giudei di spargere il morbo per decimare la popolazione o per altri loschi calcoli. Il sistema sanitario era stato colto alla sprovvista: prima le autorità avevano minimizzato, poi si erano dovute limitare a raccogliere i morti. In questa situazione, una Commissione di medici di Lione, nell'estate del 183,5 fu inviata a Marsiglia per studiare meglio l'epidemia e fare una relazione sullo stato delle cure. Tale relazione  ammetteva il pressoché totale scacco della Medicina ufficiale e nel frattempo menzionava gli sforzi degli omeopati i quali, secondo tale relazione, non avrebbero avuto alcun risultato se non in casi che sarebbero comunque guariti da soli. Gli omeopati reagirono duramente alla pubblicazione di tale relazione perché erano, invece, convinti della validità del loro approccio.
Questo scritto documenta la strenua difesa della nascente Omeopatia (ricordiamo che a quei tempi era ancora vivo Hahnemann) verso quella che i suoi sostenitori ritennero un'ingiustificata “aggressione”, complicata dagli ostacoli burocratici che la Commissione stessa aveva posto sulla strada di una seria sperimentazione. Il libro ha carattere di documento storico e di filosofia della scienza; è scritto in un linguaggio non tecnico e interessa in quanto getta luce sulla vita, le difficoltà e le motivazioni dei medici dell'epoca, impegnati a curare i pazienti e a dibattere tra loro.  Quello che più interessa - che ha giustificato l'idea della traduzione e della messa a disposizione del testo ai Lettori italiani - sono le argomentazioni usate per sostenere il giusto approccio verso l'integrazione dei sistemi terapeutici diversi.
Questo libro rappresenta uno dei primi casi in cui l'Omeopatia non si pose come una Medicina alternativa “contro” quella ufficiale, ma come una Medicina che cerca dialogo e integrazione. Ovviamente, uno dei primi bersagli polemici è chi, dall'altra parte della barricata, respinge anche solo l'idea di prendere in considerazione l'Omeopatia come una possibile opzione terapeutica. Sono passati quasi due secoli, ma non cessano le “aggressioni” verso questa paradossale terapeutica basata sul “simile” e sulle “minime dosi”. Ma c'è una “aggressione” più subdola di quelle dirette a screditare: è quella di censurare e di ignorare anche quando si dovrebbe, per ragioni istituzionali, occuparsi di un certo settore. È questo il caso di larga parte del corpo accademico italiano.
Questo testo si propone anche come strumento utile per tutti coloro che si pongono il problema dell'integrazione dei saperi in Medicina, in un periodo in cui la straordinaria crescita delle conoscenze e delle comunicazioni rischia di creare dispersione di interventi e confusione terapeutica. Persino il critico più severo non potrà non ammettere che l'Omeopatia ebbe un valido ruolo di stimolo al progresso della Medicina a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, se non altro per averne evidenziati gli aspetti “negativi” del tempo (eccessivo uso di salassi, d'oppio, di purganti ecc.) e aver proposto una maggiore attenzione alla visione “olistica” della persona. Quello che i medici più responsabili e colti, compreso chi ha scritto questo libretto, si sono sempre preoccupati di sostenere è che il medico omeopata è quello che aggiunge alla sua conoscenza di Medicina generale una speciale conoscenza dell'Omeopatia. Oggi è il tempo di costruire ponti, il tempo di impiegare le energie nell'integrazione criticamente e scientificamente vagliata di diversi approcci, nell'interesse dei pazienti e di tutto il sistema sanitario.

--> Leggi il libro "L'Omeopatia e le sue prime Battaglie" di Jean Marie Dessaix (traduzione a cura di Paolo Bellavite)



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