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L’Omeopatia fa banco

Creato il 03 aprile 2012 da Olikos
di Ulisse Spinnato Vega

 Pillole omeopatiche.

La possibilità di registrare a tutti gli effetti quelli esistenti e la facoltà di immetterne di nuovi sul mercato. Piccola rivoluzione in vista per i farmaci omeopatici che presto saranno autorizzati e commercializzati secondo i dettami dell’Agenzia nazionale per il farmaco (Aifa) proprio come accade per gli allopatici tradizionali. Una svolta visto che la direttiva Ue sul Codice unico del farmaco non è esattamente recente – risale infatti al 2001 con alcune integrazioni nel 2003 – e il decreto legislativo che la recepisce è del 2006.
L’APERTURA DELL’AIFA. Ora la collaborazione tra l’Agenzia del farmaco e le imprese di settore sta entrando nel vivo e per operatori, professionisti e utenti della medicina complementare si tratta di metter fine a 17 anni di calvario. Una lunga odissea fatta di blocco sostanziale del mercato, autorizzazioni alla vendita provvisorie e via via prorogate (la prossima scadrà nel 2015) e difficoltà per i produttori italiani a farsi strada all’estero.
PARI TRATTAMENTO. Adesso si punta a garantire agli omeopatici pari dignità di trattamento e le novità regolamentari potrebbero far da volano alla commercializzazione di centinaia di nuovi prodotti, per un fatturato atteso in buona crescita rispetto ai 300 milioni di oggi (grossomodo la metà va ai produttori e il resto alla distribuzione).
«La situazione è bloccata da troppo tempo, la registrazione per noi è ancora molto difficoltosa. Ora con l’Aifa il dialogo è diventato ancora più fattivo e si lavora sui dossier tecnici veri e propri», dice a Lettera43.it Valentino Corradi, direttore generale dell’Istituto medicina omeopatica (Imo), quarta azienda del settore in Italia con 10,3 milioni di fatturato su oltre 2 mila prodotti omeopatici in senso stretto.
«SPERIAMO IN UN AUMENTO DI FATTURATO». «Bisogna dare merito all’Agenzia per lo sforzo che fa con le risorse limitate di cui dispone. A questo punto certamente speriamo in una crescita del fatturato complessivo», aggiunge Corradi. «Anche se bisogna fare i conti con il mercato e con la crisi».
OMEOPATICI ABBATTI-COSTI. Secondo il manager dell’azienda di Trezzano Rosa, nel Milanese, «sarà difficile rientrare sotto l’ombrello del Servizio sanitario nazionale che sta, invece, cercando di comprimere la spesa a ciò che ritiene davvero indispensabile. Noi pensiamo che il ricorso agli omeopatici potrebbe aiutare ad abbattere i costi, ma non è un’opinione che va per la maggiore».
I VANTAGGI PER L’EXPORT. Dopo il primo «listone» del giugno ’95 che riconosceva un certo numero di prodotti e la rinnovata notifica da parte delle aziende nel 2003, oggi sul mercato ci sono circa 30 mila prodotti finiti e qualche migliaio di principi attivi. Ma per Corradi la svolta potrebbe arrivare soprattutto sul fronte dell’export: «Una vera registrazione nazionale darebbe grandi vantaggi. Finora è mancata la parte attuativa, mentre Paesi come Francia e Germania hanno regolamentato in proprio, senza attendere l’Ue, e adesso hanno aziende forti nel continente».

«La registrazione non serve. Bisogna vedere l’inquadramento dei prodotti»

Principi naturali omeopatici.
Principi naturali omeopatici.

Gli omeopatici godono oggi di una registrazione semplificata nel casi non contengano precise indicazioni terapeutiche, mentre seguono una procedura normale se le contemplano. «Tutti i medicinali da noi notificati nel 1995 e nel 2003 non erano registrati. Solo notificati, appunto. E dunque non recano la finalità curativa. Ciò vieta pure di fare pubblicità», chiarisce Corradi. «Non cambierà nulla sul fronte commerciale con il procedere delle registrazioni, perché bisognerà vedere come saranno inquadrati i prodotti. Se con o senza indicazione terapeutica. In realtà ancora non sappiamo cosa dire».
SETTORE MESSO ALL’ANGOLO. Infine la ricerca e la sperimentazione: l’intesa con l’Aifa potrebbe aprire le porte a una sorta di garanzia pubblica sul valore scientifico degli omeopatici? «Ci vorrebbero più fondi statali, ma c’è carenza di risorse e certi ambienti, come si sa, non ci amano», chiude Corradi. «Noi facciamo quello che possiamo. Qualche test clinico viene anche compiuto. Ma si fa di necessità virtù in un settore che ha un fatturato mondiale pari all’utile netto di una sola multinazionale del farmaco».

La farmacologia contro la leggitimazione dell’omeopatia

Una farmacia.
Una farmacia.

Dall’altra parte della barricata ci sono i grandi sacerdoti della ricerca scientifica tradizionale che non hanno mai visto di buon occhio l’omeopatia e temono ora una legittimazione da parte del sistema farmaceutico.
«Nessuna indagine attendibile ha mai dimostrato che questo genere di ritrovati abbia un effetto superiore al placebo», osserva Francesco Scaglione, direttore della Scuola di specializzazione in farmacologia medica dell’Università di Milano.
«MANCANO I RISCONTRI VISIBILI».«L’omeopatia esiste da 2-300 anni e da sempre l’umanità ha avuto atteggiamenti omeopatici in senso lato. Ma è con la nascita del metodo scientifico che è cambiata la vita delle persone». «Io sono abituato a considerare l’effetto di un farmaco non da uno studio», quindi chiude tranchant, «ma in base agli effetti sulle persone in un ampio arco di anni. E l’omeopatia non ha mai offerto riscontri visibili su campioni di popolazione».

Lunedì, 02 Aprile 2012

http://www.lettera43.it/economia/industria/l-omeopatia-fa-banco_4367545838.htm


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