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L’opaca trasparenza di lor signori

Creato il 23 febbraio 2012 da Albertocapece

L’opaca trasparenza di lor signoriLicia Satirico per il Simplicissimus

Parafrasando Nietzsche si potrebbe dire che, se guardi troppo a lungo nella trasparenza, prima o poi la trasparenza guarderà dentro di te. Ibrido tra lo specchio di Lewis Carroll e il “politicamente corretto”, l’epifania al fisco dei possedimenti dei ministri rivela ben presto la sua natura ingannevole: la trasparenza dei mezzi non sempre si accompagna a quella dei fini, e nei chiaroscuri delle dichiarazioni dei redditi può celarsi un mondo segreto di case e di sogni sottratti alla curiosità dei comuni mortali.

Il primo a cadere nel tranello è stato il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, che ha annunciato tagli agli stipendi dei dirigenti dello Stato omettendo però di rendere trasparente la dickensiana casa con vista sul Colosseo acquistata a prezzo imbattibile. L’ultima è stata Paola Severino: la Guardasigilli è prima nella classifica dei redditi del governo, con i suoi sette milioni di euro annui. In un’intervista a Repubblica la ministra della giustizia interviene sulla trasparenza, ammettendola nei limiti in cui non si trasformi in gossip, e precisa che il denaro non è tutto nella vita. In ogni caso, i soldi non la imbarazzano: con i quattro milioni di euro da lei versati allo Stato «si potrebbe costruire il padiglione di un ospedale, o un edificio scolastico, o ampliare un penitenziario».

In effetti si potrebbe. Peccato che in Italia, in questo momento, non si costruiscano né ospedali né scuole, e che l’edificazione di nuovi penitenziari sia stata recentemente affidata a privati. La costruzione degli ospedali come rito espiatorio sa, oltretutto, di déjà vu: proprio un anno fa Silvio Berlusconi diceva di se stesso «sono un ricco signore che può passare il resto della sua vita a fare ospedali per i bambini nel mondo come ho sempre desiderato». Visto lo smantellamento dello stato sociale portato avanti prima da Berlusconi e poi da Monti, non resta che sperare che l’edilizia ospedaliera sia promossa in funzione catartica dalla classe dirigente di questo paese, traducendosi finalmente in un circolo virtuoso. I fautori della politica dei tagli diverranno così generosi benefattori, placando la propria coscienza e pacificandosi con una popolazione di precari senza reddito e senza futuro.

Il guadagno non è un imbarazzo, dice Paola Severino. Eppure un minimo di imbarazzo deve averlo provato per non includere tra i suoi beni anche la sontuosa villa con parco e piscina sull’Appia Antica da dieci milioni di euro, scoperta da uno scoop del Fatto quotidiano e intestata alla Sedibel: una società le cui quote sono intestate per il 90 per cento al ministro della giustizia e per il restante dieci per cento alla figlia Eleonora. Parlare della villa è trasparenza o gossip? Se guadagnare lecitamente non è peccato, perché omettere dettagli come il possesso di un immobile di pregio, al cui cospetto le case con vista sul Colosseo diventano miserabili tuguri?

L’impressione è che la “trasparenza” sia l’ennesima beffa dei sacrificatori verso i sacrificati: è una visione parziale, edulcorata di un mondo molto diverso dal nostro, fatto di professionisti rampanti, banchieri, accademici bocconiani che tagliano sui diritti e ci bacchettano lamentando la nostra riottosità a pagare le tasse, ad abbandonare il posto fisso e persino la famiglia. Mentre i ministri vagheggiano la costruzione degli ospedali, i nostri nosocomi si sfasciano sotto il peso della malasanità, mentre ipotizzano la ripresa dell’edilizia scolastica la scuola pubblica muore. Il Guardasigilli dovrebbe spiegare non come e perché guadagni il suo denaro palese e occulto, ma la ragione per cui da ministro non fa in modo che il denaro pubblico sia destinato agli scopi che lei stessa auspica.
I soldi (dei ricchi) non danno la felicità. Per i diseredati, gli anziani, i malati e tutti quelli che non possono dichiarare un reddito perché non ce l’hanno vale la trasparenza estrema teorizzata da Groucho Marx: non eravamo poveri. È solo che non avevamo un soldo.


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