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L’oro italiano alle Olimpiadi, il cellophane del Pdl di Alfano in politica.

Creato il 29 luglio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

L’oro italiano alle Olimpiadi, il cellophane del Pdl di Alfano in politica.

Giornata memorabile per lo sport italiano. Cinque medaglie nella prima giornata di gare delle Olimpiadi di Londra rappresentano un bottino inaspettato. Vincono, con qualche eccezione, i soliti ignoti. Inizia un carabiniere di trent’anni che nella pistola arriva secondo solo dietro un coreano emulo di Buffalo Bill. Si Chiama Luca Tesconi e dicono che quando è incazzato spara da Dio. Speriamo di non incontrarlo mai per strada né di farci uscire una battuta fuori luogo, altrimenti... Poi arrivano gli arcieri e battono gli Stati Uniti (a loro Toro Seduto non ha insegnato una mazza), infine le ragazze del fioretto: tre su tre. Ci è dispiaciuto per la nostra corregionale Valentina Vezzali, solo terza, ma poi ci siamo detti che penserà Berlusconi a consolarla, magari toccandola dappertutto, come la signora implorò di fare a Silvio durante una imperdibile puntata di Porta a Porta, con un Bruno Vespa con l’acquolina in bocca e la lingua in fuori, a destra,   come Fantozzi. Insomma vinciamo armi in mano: pistola, arco e fioretto. Se la situazione continuerà a essere questa presto arriveranno i forconi e sarà un’altra medaglia d’oro: al coraggio e all’indignazione. Funerali, ieri, di Loris D’Ambrosio. Tutti con le lacrime agli occhi e il fazzoletto bianco in mano, sembrava la partenza della “Duca d’Abruzzi” per l’America, mancava solo il pontile del porto di Napoli. Solite interviste truffaldine, solite lagne e un Pierfy Casiniin grande spolvero che dichiara: “Dovremmo stare attenti ad attaccare i difensori dello Stato e le persone oneste”. Parole che, dette dallo sponsor politico di Totò Cuffaro, ci fanno girare i cabasisi come le altre pale, quelle dell’elicottero. Si sa, il nostro verbo preferito è “strumentalizzare”, ma il gioco è vecchio come il cucco e il risultato, spesso, controproducente. Il Pdlgioca la sua partita per la resurrezione di Nano Bifronte come fosse sempre Pasqua, e l’agone è la legge elettorale. Ha trovato nella Lega (come sempre), il suo alleato più affidabile e, per questo, inattendibile. Alfano fa una proposta al giorno, dipende dall’umore di Silvio e da come è stato trattato durante la notte il suo regale augello. Se è soddisfatto, esce fuori una proposta condivisibile, se l’esercizio non è stato granché, da di matto e raggiunge a passi veloci la schizofrenia. Ieri, a Milano, adunata speciale, strombazzata a tutti livelli, dei nostalgici di Forza Italia. Capitanati da quel gran pezzo di forzista che risponde al nome di Diego Volpe Pasini, una ventina di irriducibili ha sventolato le bandiere dell’ex partito dei sogni infranti in una piazza deserta. Per paura di sembrare pochi (come in effetti erano) hanno deciso di sventolarne due a testa, raggiungendo un effetto comico esilarante. Perché Milano non è a rischio tsunami?



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