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La trama (con parole mie): ed eccoci qui. Al saloon approda il post dedicato al primo libro del mio antagonista preferito, il Cannibale, alias Marco Goi.Una raccolta di racconti che spazia dalla realtà più crudele alla fantasia profonda, dalle rimembranze di Alice nel paese delle meraviglie alle influenze di Palaniuk ed Ellis, venata dall'ormai nota penna al vetriolo del sempre tagliente Cucciolo Eroico.Una carrellata di visioni e sensazioni che ricordano una di quelle estati che, tra una delusione ed un successo insperato, finiranno per segnare, in un modo o nell'altro, le nostre esistenze: una volta tornati a casa, non ci resterà che attendere la successiva, e la prima prova dell'autore sulla lunga distanza.
Dite la verità: vi aspettavate di vedere una tempesta di bottigliate piovere a profusione in testa al mio antagonista per eccellenza qui nella blogosfera, Cannibale alias Marco Goi.
Ora che ci penso, non credo di averlo mai chiamato per nome neppure in una delle centinaia di mail che ci siamo scambiati da quando, poco più di un anno fa, abbiamo cominciato a sfornare Blog Wars e rubriche sulle uscite in sala: è strano, in qualche modo, trovarsi qui a recensire il suo libro, cercando di scindere la dimensione dello spettacolo - neanche fossimo wrestlers con personaggi da interpretare - da quella più reale che io stesso conosco ed ho provato sulla pelle, legata a tutte le difficoltà che i giovani autori hanno in Italia a trovare un editore che sia davvero pronto a scommettere ed investire su di loro, per farli crescere e promuovere il loro lavoro.
Trovo dunque sia clamorosamente e dannatamente giusto promuovere questa raccolta di racconti nonostante - e forse soprattutto - la rivalità che da sempre caratterizza i rapporti tra me e Marco fin dai primi tempi del saloon, giunto in rete con un paio d'anni buoni di ritardo rispetto a Pensieri Cannibali.
Ora, visto che, comunque, di un post e di una recensione si tratta, dovrò decidermi a parlare effettivamente del libro in tutto e per tutto, dal voto alle impressioni avute nei giorni in cui lo stesso è stato protagonista dei miei quasi quotidiani viaggi da pendolare: e dato che molti di voi sotto sotto avrebbero voluto una mia stroncatura giusto per alimentare ulteriormente la lotta che coinvolge me e Marco soprattutto in campo cinematografico, comincerò da quelli che, a mio parere, sono stati i difetti maggiori del lavoro cannibale così come se il mio rivale fosse uno sconosciuto venuto a chiedermi di recensire e promuovere la sua opera - e come Fabio Cento sa bene, in questi casi non mi faccio problemi a muovere critiche -, senza alcun favoritismo di sorta.
La prima cosa che mi passa per la testa è che il buon Cannibale dovrebbe trovarsi - o cambiare, a seconda dei casi - un correttore di bozze come si deve, dato che i refusi che ho scovato nel corso della lettura erano decisamente numerosi per una proposta editoriale da grande distribuzione, e benchè un editore non faccia troppo caso agli errori di battitura, è sempre meglio presentare il lavoro nel miglior modo possibile per evitare di essere presi sottogamba da chi potrebbe metterci davanti agli occhi un contratto interessante così come dai lettori.
Ma in questo, almeno fino a un certo punto, il mio compare di lotte senza quartiere può avere responsabilità limitate, dunque passo oltre e mi dedico alla materia vera e propria, il cuore di ogni prodotto editoriale oltre alla forma, al formato e alla presentazione, e lo faccio subito sparandola grossa: credo che Marco dovrebbe abbandonare l'idea di scrivere racconti, e concentrarsi invece sull'eventualità di dedicarsi - e pubblicare - un romanzo.
Ho letto con piacere, infatti, tutte le brevi storie di questa raccolta, da quelle più riuscite - il racconto che presta il titolo alla pubblicazione, che ho trovato venato da una certa componente autobiografica, le vicende del tarlo e del Gesù adolescente, il solo apparentemente frammentario e molto cinematografico omaggio ad Alice nel paese delle meraviglie che chiude la raccolta - a quelle meno incisive - la distopica parabola dedicata ad un Silvio che ben conosciamo, il ragazzo che diviene gigante e schiaccia le scimmie ballando -, e andando oltre le evidenti influenze targate Ellis e Palaniuk, l'idea che ha continuato a bussare alle porte della mia percezione è stata quella di una sorta di maturità ancora non pienamente raggiunta - e per fortuna, dato che di tempo per scrivere il mio buon nemico ne ha ancora parecchio - ma che trova una dimensione sicuramente più definita quando l'autore decide di prendersi tempo e pagine per approfondire i personaggi, lasciando che la sua vena ironica - che a volte pare un tantino forzata sulla corta distanza - conquisti passo dopo passo e dialogo dopo dialogo il lettore, trovando una forza inaspettata e più tosta di quanto non possa sembrare anche ad una nemesi giurata come il sottoscritto.
Proprio rispetto al lato irriverente ed ironico di Marco, trovo anche che potrebbe essere utile, all'interno di un'eventuale avventura romanzesca, provare a prendere in considerazione - imponendo una misura al suo ego leggendario - l'idea di trovare un agente che possa anche mettere voce come editor snellendo o rendendo più appetibile il suo lavoro, smussando qualche angolo che, a tratti, nonostante quelli che credo siano gli intenti di base, tende a limitare il talento del suo autore - l'ironia dissacrante, a volte, può risultare un'arma a doppio taglio e dare l'impressione al lettore di essere spocchiosi, più che brillanti come di fatto è il Cannibale -.
Terminato con i colpi di bottiglia, posso dire di essermi divertito ad esplorare i mondi messi su carta dal mio miglior nemico, all'interno dei quali perfino un Ipod può diventare il simbolo emozionale di un legame silenzioso - la finta zingara e la figlia dell'uomo che di notte la raccoglie lungo la strada - ed i sogni, superato il confronto con la realtà - il tamarro e l'HIV - riescono ad essere sempre in grado di tirarci fuori anche dalla merda più nera, per dirla come il Bardo: Marco, che pur ha margini di miglioramento notevoli, è sveglio, intelligente, stronzo quel tanto che basta per poter piacere ai suoi lettori, acuto e soprattutto con una testa che ben si adatta all'idea di autore multitasking, e che potrebbe pensare, una volta raggiunto un certo successo, anche di abbandonare momentaneamente la scrittura per dedicarsi a progetti più legati alla comunicazione.
La mia speranza - da autore e da rivale - è che possa continuare a maturare - per quanto questo ostinato teen continui a voler evitare di invecchiare - e, chissà, che un giorno le nostre Blog Wars possano trasferirsi dalla blogosfera agli scaffali di una qualche libreria, a colpi di romanzi, incontri e presentazioni.
Sarebbe davvero un piacere.
Anche perchè di certo, con uno come Marco - sulla pagina o in uno scambio di velenose battute sui nostri blog - non ci si stanca mai.
MrFord
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"You slept
Did I drift?
Do I dream?
Do you read me?
I'm not speaking
Do you read me?
I dream."Sonic Youth - "I dreamed I dream" -
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