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L'ultimo sogno di Rosario Rubino

Creato il 19 giugno 2012 da Spaziokultura
Ultimamente sogno spesso  e mi imbatto  a confrontarmi con  diversi personaggi . Mi  ritrovo  con alcuni   amici, fra cui uno in particolare  mi  rinfaccia di non capire nulla di politica ,o meglio di tante altre cose si ,ma di politica NO . L’improvvisa affermazione  e inaspettata ,   nasce  dal solo fatto di aver affermato che  nel ns paese si fanno solo parole,   nell’immediatezza   e per un ALTO SENSO DI RISPETTO  ,  spontaneamente  non mi restava di confermare il suo pensiero  e di  aggiungere  che se di politca ne avrei capito non mi trovavo in questa situazione.Non so a voi ,  se vi è capitato   nei sogni  come anche  nella realtà ,  di sentirsi   impotenti  a diverse  situazioni  e non essere in grado di reagire  nell’immediatezza,  sentire  il battito del cuore accelerare  e il fiato venir meno, non trovare la risposta giusta  , ebbene   ero in tale stato,   in affanno e   mi ponevo mille  interrogativi .Ma come accade ,  la calma sopraggiunge  e  si comincia ad elaborare  con serenità  il concetto .Il concetto   è la  politica .  e quindi  mi pongo il problema di cosa intenda l’amico e le  altre persone  a lui vicine  per ideale  politico e di  politica.Da amico  ho sempre condiviso  insieme  a costoro  sia  l’operato ,  nonché  anche contribuito   nel dialogo   e confronto pubblico  su varie tematiche non venendo meno   a sollecitare  molto spesso  interrogativi, risposte e   non di meno  chiedere di passare  dalle parole ai fatti.Pertanto   una discreta  opinione ( dall’analisi reale ed attuale )   di come   intendano   la loro  politicà fino ad ora,  si può INEQUIVOCABILMENTE  dedurre e si può tranquillamente   effettuare un confronto  fra quanto da Loro  espresso  e realizzato  ,   e su quanto da me ed altri  “e cito l’amico ENZO MARINO “ che   da un pò a questa parte cerchiamo di sollecitare  , purtroppo   a parole scritte  e sottoscritte,   nel contesto  reale  di non poter  incidere  con POTERI  nel cambiamento  che   attualmente  ne sono stati DELEGATI altri   i quali hanno SI  il potere di   incidere nel cambiamento ovvero  incidere  negli affari che riguardano la città’ (polis). Cara amici  è inevitabile  ma per meglio comprendere ,  vi riporto  cosa afferma Aristotele  e  ricorda  che la città è una forma di comunità costituita in vista di un bene; e – aggiunge immediatamente - essa è l’unica che permetta agli uomini di realizzare le proprie potenzialità più tipicamente umane e, pertanto, di essere felici. È per questo che egli può notoriamente affermare che ‘l’uomo è per natura un essere politico’, con la conseguenza che chi non vive nella comunità politica, per natura e non per caso, è evidentemente o inferiore o superiore all’uomo, è un dio o una bestia feroce.Una bestia feroce non mi sento proprio di esserlo, ne tantomeno un dio,  ma certamente  e per natura un essere politico quello si  ,   uno che quando  non conosce si informa ,  studia,  elabora , medita , si confronta ed ascolta.E nello studiare  mi piace ricordare  a coloro che  certamente  di politica  ne capiscono più di me  quanto segue:La ‘politica’ aristotelica presenta pertanto due vistose differenze con la maniera in cui noi oggi concepiamo questo termine: essa è caratterizzata da un’organizzazione orizzontale del potere dove tutti i cittadini, idealmente, governano e sono governati a turno ed è strettamente connessa con la felicità umana, di cui crea le pre-condizioni materiali; essa rimanda, poi, a una forma assai specifica di comunità – la polis appunto: ad Aristotele non sfugge che esistono anche altre forme di comunità e di associazione umane, come il dispotismo orientale, ma nega che in esse si dia ‘politica’. Analogamente, e in diretta polemica con il maestro Platone, Aristotele afferma recisamente che l’attività politica è diversa da quella del re, dell’amministratore della casa o del padrone degli schiavi perché le sfere d’azione di questi ultimi non sono caratterizzate da quella libertà e quell’uguaglianza che sono il presupposto dell’agire degli esseri umani in politica. Ed ora leggete attentamente quanto  segue … La sua esposizione degli ‘affari che riguardano la città’ risulta così tutta permeata da un intreccio di descrizione e prescrizione, perché uomini compiuti e felici potranno esistere solamente all’interno di una polis e in nessun’altra comunità e, anzi, solamente all’interno di una buona polis, dotata di una forma di governo ‘retta’. Pertanto  emerge il ruolo fondamentalmente educativo delle leggi in Aristotele: esse mirano al bene comune e a creare buoni cittadini; esse non si limitano a proibire alcuni tipi di comportamento ma cercano di rendere virtuosi i cittadini. Da ciò discende che comunità politiche dotate di leggi differenti creeranno cittadini differenti, dotati di virtù diverse: Aristotele riprende qui un’intuizione platonica, ossia l’idea che il cittadino varia a seconda della costituzione non solo perché ogni forma di governo ha criteri diversi di cittadinanza, ma anche perché ogni regime cerca di plasmare i cittadini a propria immagine: una realtà resa a noi ben nota dai totalitarismi novecenteschi. Buon essere umano e buon cittadino coincideranno, allora, solamente in un’ottima forma di governo. L’apparente chiarezza e semplicità con cui Aristotele analizza e concettualizza le diverse forme di governo – secondo un duplice criterio, quantitativo (quanti sono i governanti?) e qualitativo (nell’interesse di chi governano?) - lo porta a individuare tre forme di governo ‘rette’ (la monarchia, l’aristocrazia e la politia, nelle quali i governanti mirano al bene comune) e tre forme ‘deviate’ (la democrazia, l’oligarchia e la tirannide, dove chi è al governo mira solamente al proprio vantaggio): in questo schema la democrazia si caratterizza come il governo della massa esercitato per il proprio interesse ‘di classe’; e, dal momento che la massa dei cittadini è solitamente costituita dai meno abbienti, la democrazia può essere definita il governo dei poveri a proprio esclusivo vantaggio
Cara amici  di cui oggi traete i primi conti  , la vs polica e ben lontana da aristortele  e da come  io la pensi , la vs politica è diventata una merce da vendere e le varie aziende, centro-destra e centro-sinistra, riempiono di vantaggi il proprio prodotto tentando di convincere i consumatori/elettori ad acquistarlo. L’acquisto  del vs  prodotto politico rispetto ad un altro contempla sicuramente una parte di razionalità ma c’è anche una forte parte di emozionalità, determinata dalla storia politica del nostro Paese che comunque è stata sempre polarizzata fra bianchi e rossi, fra comunisti e democristiani, fra clericali e mangiatori di bambini, fra  Peppone e Don Camillo, e, per quanto siano cambiati i tempi, questa spinta ideologica non è mai del tutto scomparsa. Un prodotto politico  che io venderei  e  quello  costruito su pochi e semplici elementi concettuali quali la novità,  la coerenza  e il legittimo diritto dei Pentonesi  che vengono dal basso, dei lavoratori, di prendere il potere, di decidere del proprio destino , una politica  che  avviene anche attraverso i mezzi di  dibattiti e confronti  , ma soprattutto attraverso le azioni, perché la politica comunica facendo, la politica è un prodotto che esiste nel momento in cui si fa, è come il cinema, del cui prodotto si prende coscienza nel momento in cui si forma davanti agli occhi di chi lo guarda, ovvero il POPOLO PENTONESE E  da un cretino come me  che di politica non ne capisce.
Quindi io parlo di politica , di comunicazione sulla politica e non di comunicazione politica. La vs politica ,  la politica pentonese e  la comunicazione sulla politica è mancante.
Se si va ad analizzare il vs  livello segnaletico si scopre che i politici  pentonesi  di entrambe le parti anche civici ,  entrano in contraddizione relativamente a ciò che fanno e a ciò che esprimono; i segnali che mandano sono completamente contrastanti con quelli che hanno mandato il giorno precedente e con quelli che manderanno il giorno successivo. A cosa può servire ancora ribadire, ancora rivelare o svelare ciò che è palese agli occhi di tutti? Può ancora essere utile l'esercizio di “copia/incolla” della quotidiana denuncia di quanto accade, degli autori e delle loro motivazioni solo se ancora si ritiene che vi siano soggetti che necessitano di essere svegliati dal loro sonno della consapevolezza. Ma sono sempre più persuaso  che coloro che ancora non si sono svegliati è, semplicemente, perché non hanno voluto, e proseguono il loro assurdo gioco di preferire una menzogna rassicurante di fronte ad una cruda verità! Non trovo più piacere nell'antipolitica esercitata da chi di politica non ha mai conosciuto il senso, esercitata da coloro che fino a ieri hanno lasciato deleghe in bianco, esercitata da coloro che confondono la politica con la partitica. Non mi stimola il dover prendere quotidianamente atto di quanto già conosco, dello sfrontato atteggiamento di chi per i propri interessi di partito e/o personali, si nasconde dietro alla retorica di un politiche se privo di ogni presupposto ed argomentazione. Neanche più trovo irritazione di fronte alla improbabile verità di chi ha, messo alle strette, il coraggio di dire che non sapeva. La Critica è uno strumento fondamentale per l'analisi, ma non può rimanere l'unico atto. Si arriva al momento – ed a  mio  parere questo è ormai giunto – che si deve passare ad una fase propositiva, si deve avere il coraggio e la responsabilità di andare oltre e di produrre organiche soluzioni.Spetta a me, a tutte le persone di pensiero, a tutte le persone che hanno conservato i residui di una visione politica e del suo senso,  di compiere lo sforzo di costruzione di nuovi percorsi,  dobbiamo cogliere in senso diverso e con presupposti diversi l'occasione di rifondare il senso sociale del nostro vivere. Spetta a noi, quindi, riaffermare la primazia della politica, riaffermarne i sensi ed i contenuti, riaffermare i presupposti fondativi della politica sulla base dei quali diventa possibile quella necessaria dialettica e confronto finalizzato alla ricerca della migliore soluzione.
I percorsi possono essere vari, ma i principi dai quali diventa perentorio dover partire e rifocalizzare,  il diritto della persona come elemento nodale e sostanziale di ogni pensare ed agire nell'ambito della società, agire e pensare che trova nell'azione dialettica e di confronto politico, il piano sostanziale di elaborazione e progettazione.
E' sulla valutazione di quanto sommariamente espresso che questo vuole porsi come un appello a coloro che  DICONO DI CAPIRE DI POLITICA  che, fuori da idealismi ed appartenenze, sentono la responsabilità di cittadine e cittadini di difendere ed affermare ciò che garantisce il diritto, ovvero la sovranità dei popoli.
Il caldo di questa notte è stato tremendo il sogno  POLITICO  ALL’IMPROVVISO  SVANISCE mi sveglio  completamente sudato. Per fortuna è solo un LUNGO SOGNO…..
Con affetto Rosario Rubino .

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