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L’uomo e la percezione del pensiero. Un senso da riconquistare

Creato il 04 settembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

L’uomo e la percezione del pensiero. Un senso da riconquistare” Quello che è più incomprensibile
è che ci sia qualcosa di comprensibile”. (A. Einstein)

L’uomo, senza rendersene conto, possiede allo stato rudimentale molti sensi che alcuni animali posseggono ad uno stadio più sviluppato. Noi sappiamo che se questi sensi sopiti si presentano spontaneamente, o a seguito di una particolare applicazione, siamo di fronte a facoltà extranormali. La così detta radioestesia o comunemente il senso dell’acqua, è molto presente nella natura animale. Non ci sono animali selvatici che moriranno di sete, essi sono in grado, se vi è acqua in un luogo che possono raggiungere, di trovarlo direttamente, così come pure agiscono gli animali domestici in caso di abbandono. Le mandrie di cervi che si spostano, in alcuni periodi dell’anno, da una parte all’altra del Canada, sono in grado di percorrere enormi distanze per abbeverarsi nell’acqua di mare di cui il loro organismo ha bisogno. Questo avviene perchè l’acqua emette delle irradiazioni, come per altro ogni sostanza, che sono facilmente percepibili in special modo dalle specie migratorie che vengono a contatto con

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terre completamente nuove.

L’uomo nella sua vera e prima natura era migratorio e all’origine senz’altro possedeva queste facoltà. Lo sviluppo della Radioestesia, cioè delle sensazioni delle irradiazioni e della loro percezione ci dimostra che la nostra specie può riprendere questa capacità a condizione che si potenzi la debolezza delle sue impressioni con un apparecchio amplificatore, come un organo artificiale, ed è questa la bacchetta del rabdomante oppure il pendolo.

La Telepatia o lettura del pensiero egualmente è , coma la Radiestesia, una facoltà naturale. Se torniamo ad osservare il mondo animale noteremo che, a parte gli uccelli che hanno un vero linguaggio identico al nostro, il verso dei mammiferi, a differenza del nostro parlare viene usato assai raramente. E’ questo un modo di parlare complementare, paragonabile a ciò che per noi rappresenta la gesticolazione; essi infatti non gridano se non in particolari situazioni eccezionali o sotto grave pericolo.

Senza emettere suono gli animali compiono le loro azioni di caccia, di gioco, e, nella specie gregaria, essi obbediscono ai capi senza che l’ordine sia dato con espressioni sonore: basta al capo mandria pensare gli ordini, perchè questi possano essere compresi ed eseguiti dai componenti del branco. Gli animali  sono dunque in grado di leggere i loro pensieri e il più delle volte anche quelli

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degli uomini.

L’uso sempre più sviluppato della lingua parlata ha fatto dimenticare all’uomo la comunicazione diretta con il pensiero, salvo naturalmente casi eccezionali, oggi considerati anormali. Se studiamo gruppi aborigeni rimasti allo stadio primitivo, dove il linguaggio parlato è ancora allo stadio rudimentale, noteremo che molto più frequentemente essi ricorrono alla trasmissione del pensiero, per la comunicazione, che non gli individui di società sviluppate.

Questa capacità di telepatica non è del tutto andata perduta, ma può essere risvegliata in noi, essa giace addormentata dentro di noi e con esercizio e applicazione potremmo riappropriarcene .Molto indicativi in questa direzione sono gli esperimenti messi in campo, durante le due guerre mondiali, da un medico della marina militare greca: Angelos Tanagras. Il dottor Tanagras aveva costituito, sotto la sua attenta direzione, tre gruppi che lavoravano simultaneamente in tre diverse città : Atene, Vilna, Varsavia. Ogni gruppo di persone dovevano a turno: uno trasmettere, gli altri due ricevere delle informazione esclusivamente per via telematica.

Nello stesso giorno e alla stessa ora, i gruppi, costituiti da dodici persone, si

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riunivano nelle proprie sedi. Ogni componente del gruppo trasmettitore aveva il compito di stilare un disegno a piacere e tra i disegni proposti veniva tirato a sorte quello per l’esperimento. Nei gruppi dei ricettori, invece, si tirava a sorte il lettore del pensiero. Dopo i primi esperimenti non chiari, si ottennero dei risultati degni di nota. Osservando la rappresentazione riportata, tenendo presente che i disegni furono telepaticamente trasmessi da Atene e ricevuti da Varsavia e Vilna, potremmo trarre delle conclusioni. Precisiamo che i quadranti bianchi, presenti nell’immagine, indicano l’insuccesso della ricezione.

Interessante è notare, oltre che la corrispondenza negli altri quadranti, come nell’ultimo disegno trasmesso per via telematica dall’operatore di Atene, vi sia anche l’interpretazione della trasmissione del pensiero. Il trasmittente ateniese, disegna la civetta, uccello sacro nell’antica Grecia. Evidentemente questa figura non diceva molto ai riceventi di Vilna e Varsavia e dunque il primo tratteggia l’aquila polacca, il secondo un uccello qualsiasi.

Abbiamo riportato questo esempio di dimostrazione di telepatia perché è il meno conosciuto ed appartiene ai primi studi del fondatore e presidente della Società Ellenica per la Ricerca Psichica, ma non misconosciamo tutti gli altri che hanno preceduto e seguito. Certo la comunità scientifica ad oggi non ritiene provata l’esistenza della telepatia. Gli scettici affermano che gli esperimenti che evidenzierebbero l’apparente esistenza della telepatia sono il risultato di auto-convincimento.

Crediamo invece che molto ci sia ancora da studiare e capire, qualsiasi sia il vero.

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