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L’Yggdrasil delle Idee – Prima parte

Creato il 11 gennaio 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Fantastico n. 6

Quali sogni ho sognato. Ero un uomo che sognava di essere un dio. Ero un dio che sognava di essere un uomo.
Ho conosciuto la passione. Ho conosciuto la separazione. Ho conosciuto le stelle. Ho conosciuto il dolore e il fallimento. Ho conosciuto la guerra. E la fine di tutte le cose.

J.M. Straczynski, The Mighty Thor v.3

Le idee della Casa delle Idee

Il mondo immaginifico creato dalla Marvel è vastissimo. Non è compito dell’articolo illustrare in breve la storia dell’azienda e dei suoi autori di punta – è facilmente reperibile online, per chi fosse interessato, e in ogni caso non sarebbe possibile farla in breve – ma basti sapere che da oltre mezzo secolo fonda il proprio successo su personaggi del fumetto che hanno trovato vita su carta come su pellicola. Il fatto che sia conosciuta come “Casa delle Idee” (a volte buone a volte non così buone, certo) rende bene la vena fertile e la prolificità del materiale. Anche coloro che non seguono il mondo dei comics (il che è terribile, recuperate subito) sa riconoscere a prima vista Spider Man – l’Uomo Ragno, o gli XMen. Si tratta di personaggi che hanno cominciato a fare parte dell’iconografia popolare collettiva. Nel corso degli anni, in cui si sono susseguite trame e autori, le esistenze dei personaggi si sono intrecciate e ne è uscito un panorama vitale e intricato che ha dato vita a un vero e proprio universo (più di uno, a onor del vero) e che si avvicina alla realtà in maniera direttamente proporzionale a quanto più irreali sono le situazioni proposte. Un paradosso squisito. Del resto l’arte è fatta di paradossi e sottovalutare il fumetto come forma artistica è un errore che è necessario cominciare a evitare. Persino quello così commerciale da apparire dozzinale.

Una lunga premessa per illustrare una verità quasi ovvia: nel mondo Marvel, in cui la prima cosa che salta all’occhio sono super palestrati in calzamaglia e super pupe in costumini succinti – tutti più colorati del carnevale di Rio – si intrecciano visioni della vita (non solo supereroistica) tutt’altro che scontate, incredibilmente varie e non sempre compatibili tra di loro. O non compatibili a un primo sguardo. Scienza e fantascienza, magia, teologia e politica coesistono tutte sullo stesso piano appoggiando o scontrandosi con le opinioni del lettore. Costringendolo, più di una volta, a mettere in gioco le proprie idee e a fare scelte scomode.

Start Point

L’Yggdrasil delle Idee – Prima parteUno degli aspetti più interessanti, che cercheremo di avvicinare insieme, è quello della mitologia nordica che permea l’universo Marvel. Accanto a essa troviamo anche accenni alla mitologia greca e a quella di altre culture, le quali si trovano ovviamente racchiuse in una cosmogonia molto più grande e molto complessa. Tuttavia sono i miti norreni che presentano le sfaccettature più intriganti. Anche chi ha poca dimestichezza con l’universo dei comics, non sarà potuto sfuggire al viral marketing della Marvel a proposito del progetto cinematografico The Avengers che non coinvolge solo il famoso colossal diretto da Joss Whedon sul gruppo dei Vendicatori, ma anche i film sui singoli componenti del gruppo, da Iron Man 1 e 2 a L’incredibile Hulk, da Capitan America Il Primo Vendicatore a Thor. Chiunque legga queste righe ha quasi di sicuro in mente se non le tavole dei fumetti di Thor, il dio del tuono, almeno qualche particolare legato al film di Kenneth Branagh.

Si tratta di un ottimo punto di partenza.

Un uomo che sogna di essere un dio che sogna di essere un uomo

La società degli dèi del nord che propone l’universo Marvel è quanto di più lontano si possa immaginare dal reale corrispettivo mitologico. Stan Lee e Jack Kirby, i primi creatori del personaggio di Thor e dei suoi comprimari, ci affabulano con una Asgard (la residenza degli dèi) estremamente futuristica, più simile a una piattaforma di volo aerospaziale, piuttosto che a una roccaforte norrena. Questi dèi somigliano moltissimo a potenti alieni umanoidi. Tuttavia non lo sono. Di certo negli anni e con il susseguirsi di scrittori e disegnatori che si sono dati il cambio nel raccontare le vicende delle divinità del nord, anche le rappresentazioni e le scelte artistiche riguardo ad Asagrd e ai suoi abitanti sono state molteplici. Chi più chi meno, ha pescato elementi mitologici dalle antiche leggende e le ha impastate sulle prime linee, più fantascientifiche. Quello che ne emerge è una civiltà viva, sempre in tensione tra un passato lontano e un futuro ancora più remoto che fonde gli elementi di sapore fantasy e quelli fantascientifici. Una civiltà dove scienza e magia non solo coesistono, ma toccano entrambe vertici talmente alti da finire per coincidere. I puristi della mitologia potrebbero storcere il naso: gli abitanti di Asgard vestono abiti ultramoderni e integrati di dettagli antichi (e apparentemente inutili). Come gli elmi con le corna, ad esempio, che subito rimandano all’abbigliamento vichingo. Peccato che anche questo sia un cliché: storicamente i vichinghi non hanno mai indossato elmi cornuti, si tratta di un’immagine abusata ed erronea che ha viziato la nostra interpretazione moderna. E poi ancora: Odino, il “dio orbo” per eccellenza, nei primi anni della serie presenta entrambi gli occhi azzurri, con cui dardeggia il figlio Thor, pieno di collera. Salvo perderne uno all’improvviso quando, con il passare del tempo, gli autori del comics, più smaliziati, reinterpreteranno i miti. A un lettore della Marvel viene naturale pensare a Thor come al biondo dio del fulmine; a Loki l’ingannatore come suo eterno nemico, fratello e figlio adottivo di Odino; a Sif come dea della guerra. Peccato che nel mito Thor avesse i capelli e la barba fulva, come il fuoco, e che questo non fosse un dettaglio da poco. Che Loki non fosse affatto figlio di Odino, ma suo fratello di sangue: due sciamani che insieme si erano inoltrati nelle tenebre e insieme ne erano usciti. Che proprio grazie a questo percorso al fianco del padre degli dèi a Loki era permesso dire impunemente verità dolorose e dolci menzogne. Peccato che Sif fosse una dea del raccolto e della semina. A un lettore Marvel non viene spiegato perché il dio Balder non faccia che indossare elmi più che stravaganti, né perché Frigga, moglie di Odino e madre adottiva di Thor e Loki, a un certo punto della storia si faccia chiamare Freya e prenda il comando del regno armata di spada, quando ci era stata presentata per anni come compagna devota e dama sottomessa. Tantomeno perché il virile, muscoloso Thor debba mettersi un vestitino di pizzi per recuperare il proprio martello magico quando viene sottratto da un gigante. Il lettore di comics lo accetta perché sì, perché è un fumetto. Perché è assurdo chiedersi il motivo di simili dettagli nello stesso universo in cui un fotografo viene morso da un ragno radioattivo e acquista superpoteri. Per fortuna, si scopre che nell’arte, dove il paradosso è sempre vivo, quando ci si chiede il perché di qualche cosa, quasi sempre si ottiene una risposta, a guardare bene.

Con questo ciclo di articoli cercheremo di guardare bene. Faremo del nostro meglio. Cominciamo con il chiederci perché – nonostante le premesse di Stan Lee e Kirby sembrassero così leggere, fatue e volte soprattutto a stupire – la mitologia nordica rivisitata dalla Marvel sia ancora così viva e solida, nelle trame che intrattengono i lettori ancora dopo cinquant’anni e oltre. La risposta non è semplice, eppure è sotto gli occhi di tutti. Comincia con Yggdrasil, un frassino che nasce tra quattro sorgenti e si innalza oltre i cieli, sui cui rami prosperano nove mondi. Nove diverse dimensioni. Uno di questi mondi è Asgard, la città eterna, la dorata residenza degli dèi. Un altro è Midgard, la Terra, dove abitiamo noi. È così per il mito scandinavo. È così anche per il mito della Marvel. “Ero un uomo che sognava di essere un dio. Ero un dio che sognava di essere un uomo.”

L’Yggdrasil delle Idee – Prima parte

Il gioco difficile, adesso, è scoprire insieme dove finisce uno e inizia l’altro. Proseguiremo insieme.

Scilla Bonfiglioli



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