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L’agente Betulla non ne fa una giusta, nemmeno sotto lo pseudonimo Dreyfus. Renato Farina degno compare di Sallusti di Feltri.

Creato il 27 settembre 2012 da Slasch16

L’agente Betulla non ne fa una giusta, nemmeno sotto lo pseudonimo Dreyfus. Renato Farina degno compare di Sallusti di Feltri.Esperto in diffamazione, radiato dall’ordine dei giornalisti ha trovato spazio nel letame in cui sguazzano Sallusti, Feltri, Belpietro e compagnia.
Stipendiato dai servizi segreti, degni della P2, nel 2006 scrisse un articolo diffamatorio contro Prodi su commissione di Pio Pompa per favorire il piduista a capo del Pdl.
Se nel mondo c’è un agente segreto pirla questi non può che essere l’agente Betulla, le porcate le fa in serie.
Molto probabilmente avrà messo in piedi pure il finto attentato a Belpietro, altro sveltone, nel momento in cui la propaganda di regime faceva passare per martiri i giornalisti di destra asserviti a Berlusconi ed alla P2.
Basti pensare alla ricostruzione della fuga dell’attentatore capace di saltare un muro alto 5 metri senza asta e del quale non si è saputo più nulla.
Oggi ha confessato in parlamento che l’autore dell’articolo incriminato, che ha fatto di Sallusti un martire della libertà di stampa, è lui: Renato Farina più noto come agente Betulla.
In linea di principio andrebbe anche bene se non fosse per il fatto che Sallusti e tutta la sua banda di servi sono recidivi,  se non fosse per il fatto che ancora oggi, Sallusti, accettando il martirio mediatico dal quale avrà solo vantaggi si guarda bene dall’ammettere di avere diffamato il Giudice Cocilovo non solo non  correggendo, come hanno fatto tutti , le falsità dell’agente Betulla ma mentendo spudoratamente accusando il giudice di volere altri soldi.
Riprendo dalla Stampa:
Fino a qualche giorno fa, tra i legali del direttore Alessandro Sallusti e l’avvocato del giudice Cocilovo, sembrava si potesse arrivare a una soluzione extragiudiziale. Poi tutto è saltato. Perché? Sallusti dice perché «quel signore pretendeva da me altri soldi». La versione del giudice Cocilovo è diversa: «Abbiamo fatto una proposta transattiva: avrei ritirato la querela dietro il pagamento di 20.000 euro da devolvere a Save the Children. Invece il giorno dopo mi trovo un editoriale di Sallusti in cui sembra che io voglia quei soldi per me, si chiama a raccolta l’intera categoria nel nome della libertà di stampa, s’incassa la solidarietà del Capo dello Stato e si cerca la sponda del ministro della Giustizia. Una campagna stampa allucinante. E allora le domando: qual è la casta?».


Se un giornalista deve essere libero di esprimere il proprio pensiero altrettando non si può dire di un filibustiere che usa la penna ed i giornali del suo padrone per infangare il prossimo e la Magistratura.
Altrettanta libertà la rivendico per i blogger, anche se non hanno il pelo per farsela con la Santanchè.
Sempre dalla Stampa, così Sallusti o qualcun altro che mi chiede le rettifiche saprà con chi prendersela:

Il fragore mediatico di questi giorni ha travolto anche lui, il giudice Cocilovo, che ritrova nella sequenza dei fatti il senso di una sentenza. «Libero pubblicò una notizia sbagliata – racconta – Lo fecero anche altri, all’epoca. Un infortunio giornalistico, lo capisco: la fretta di scrivere una notizia, le fonti non sempre affidabili, può capitare. Ma poi quello stesso giorno c’erano stati un comunicato ufficiale, lanci Ansa. Tutti gli altri hanno riparato a quell’errore, hanno informato correttamente i loro lettori. “Libero” non l’ha mai fatto, nemmeno quando l’ho richiesto. Hanno detto che quando uscivano i lanci Ansa erano in auto e non li avevano visti, e negli anni successivi?». 

Ci sono due parole che ricorrono spesso durante la telefonata: «intenzionale» e «deliberata». Il giudice si riferisce alla diffamazione subita. Perché un conto è sbagliare, un altro è insistere nell’errore anche dopo. 

Qualcuno ha detto che andare contro un giudice è impossibile per vie legali. La casta si chiude, fa quadrato. Cocilovo nega: «Casta? Ci sono voluti 6 anni per arrivare a una sentenza per una diffamazione. E non si trattava di un maxiprocesso per mafia. Piuttosto sono altre le caste, quelle che parlano di libertà di stampa, di tutela della categoria dei giornalisti: cosa c’entra, mi chiedo. Qui si tratta di libertà di diffamare deliberatamente».

Napolitano, l’ Fnsi, i sinceri democratici, la sinistra e tutto il giornalismo italiano invece di preoccuparsi della libertà di stampa di certa gentaglia al servizio della P2 dovrebbero preoccuparsi della libera e sincera informazione alla quale abbiamo diritto noi cittadini, tutti.
L’agente Betulla si è scusato, i suoi protettori che pubblicavano i suoi articoli nonostante fosse radiato dall’albo dei giornalisti l’hanno scaricato ma sallusti non ha ancora chiesto scusa.
Si dice che non sia colpevole in quanto al fatto che come direttore di Libero gli è sfuggito l’articolo, il controllo.
Ammettiamo pure che a Sallusti, distratto dalla gola profonda della Santanchè, gli sia sfuggito l’articolo incriminato, ci sta che ad un capo sfugga qualcosa. Ma anche questa versione non regge.
Io penso invece che era d’accordo, ha condiviso l’infamia e lo dismostra il fatto che il giorno dopo la trattativa con il Giudice, quella dei 20.000 euro da destinare a Save the Children, ha scritto un editoriale nel quale accusava il Giudice di volere quei soldi per se.
Doppia diffamazione, intenzionale e deliberata.
E noi cittadini dobbiamo pure subire l’onta della solidarietà di tutta la stampa e del Presidente della Repubblica?
Ma come cazzo siamo ridotti?
Questi non sono giornalisti, sono le ventole della macchina del fango al servizio della P2, dei servizi segreti e contro la Democrazia e la Costituzione.
Ceto che tutto viene svolto all’italiana ed alla fine si dimostrano per quelli che sono, una manica di pirla.
Ma non fateceli passare per martiri, questi sono evacuazioni destinate alla fogna.
Chissà se i leghisti capiranno che le evacuazioni sono quelli che a Varese chiamano stronzi?



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