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La battaglia infinita

Creato il 15 luglio 2013 da Lucalo

La battaglia infinita

Una settimana fa Andrea scrive questo articolo che fa il doppio giro dei social.

Mentre i dodicimila che lo hanno condiviso si scannano sull’Italia che fa schifo e l’estero che non sai cosa trovi, a me viene da pensare.

Sarà perché mi accusano di incoraggiare ad andare via dall’Italia.

Fatto sta che mi sento di un colpevole.

Colpevole che un ragazzino di diciannove anni abbia già un simile risentimento.

Anche se lo conosco direttamente, non mi interessa dove abbia studiato né dove voglia andare; se non è mai stato all’estero, se ha i soldi, se è figlio di papà, non mi interessa neanche che la sua storia sia vera.

Mi interessa quello che prova, perché capisco il suo sentimento, l’ho visto provare e chissà in quanti ancora lo proveranno.

Che un ragazzetto geek non trovi il proprio spazio in un Paese che non sappia cosa sia l’innovazione, ci posso stare.

Ma sono le illusioni che non mi vanno giù.

Hai diciannove anni e ti ritrovi in un covo di banditi che ti danno la caramellina mentre cercano di capire cosa scippare del tuo valore.

C’è chi affronta questo problema ignorandolo, chi non lo vede, chi se ne va, chi lo accetta, chi si rinchiude in casa, chi chiude gli occhi, chi aspetta il proprio turno in attesa di avere a sua volta quel potere.

La battaglia infinita

È semplicistico pensare che questa sia la storia di uno che vuole andare via.

Questa è la cultura degli italiani.

Per questo sono colpevole.

Non ho contaminato abbastanza.

Non ho rischiato abbastanza.

Non ho dato lavoro abbastanza.

Non ho creato valore abbastanza.

Avrei potuto migliorare il mondo affinché un diciannovenne qualunque oggi non si svegliasse e dicesse: questo Paese è contro di me.

Avrei potuto, ma non ce l’ho fatta.

Non ancora.

Questa è la battaglia silente tra tutti quelli che cercano di migliorare la propria, striminzita parte di mondo e quelli che cercano di distruggerlo o che, banalmente, ignorano.

Arma in spalla, e vinca il migliore.


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