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La biochimica dell’amore

Da Psychomer
by Angela Sofo on marzo 18, 2013

Qualche giorno fa si è parlato di amore tormentato e oggi, vorrei riallacciarmi anch’io al discorso tirando in causa quelle pene d’amor perdute non sempre destinate a risolversi con un lieto fine. Facendo riferimento a quella che viene definita “biochimica dell’amore” viene da chiedersi che cosa succeda nel nostro cervello quando ci innamoriamo o ci struggiamo per qualcuno.

Il meccanismo molecolare che si innesca a livello cerebrale dipende da una piccola famiglia di sostanze chimiche chiamate ossitocina e dopamina.

L’ossitocina, ormone neurotrasmettitore del cervello emotivo, è coinvolta in numerosi aspetti del comportamento riproduttivo e parentale; una delle sue funzioni è la stimolazione alle contrazioni della muscolatura uterina e di conseguenza, aiuta ad accelerare il parto. Negli ultimi anni è emerso un nuovo aspetto della funzione di questo ormone e pare assodato che esso sia parte di un meccanismo che media sia l’appetito sessuale sia le risposte affettuose.

La dopamina invece, è una molecola prodotta in diverse parti del cervello che assolve il compito di controllare i movimenti, la memoria, il piacere e l’attenzione. La sua funzione come neurotrasmettitore è quella di inviare il segnale nervoso da una cellula ad un’altra.

Dopo questa breve premessa cerchiamo di capire, in chiave un po’ fiabesca, come queste due sostanze chimiche si scatenino nel nostro cervello quando incontriamo qualcuno in grado di scombussolare il nostro “equilibrio emotivo”.

Il cervello secerne ossitocina nei momenti cruciali dell’attaccamento ad un altro essere umano come quando una madre allatta il figlio o quando si abbraccia il partner; si tratta dell’ormone della tenerezza e appunto, dell’attaccamento.

Dovete sapere che esiste un topolino delle pianure il cui cervello è ricchissimo di recettori dell’ossitocina; il maschio si attacca alla femmina e le resta fedele per tutta la vita. Al contrario, il suo cugino delle montagne, il cui cervello non è così dotato di tali recettori, è un incallito traditore. Pare che privando il primo dei suoi recettori e inondando il secondo di questo ormone, i loro comportamenti si invertano.

La “tenera” ossitocina però non sempre agisce da sola ma a stravolgere la situazione ecco presentarsi come un uragano inaspettato, la temuta e poco affidabile dopamina, la quale si scatena a picchi ogni volta che proviamo una sensazione piacevole. Si tratta del percorso finale del processo di ricompensa che avviene nel nostro cervello e la sua secrezione è stimolata soprattutto dalla novità: è l’ormone del “sempre nuovo”, del desiderio di avere sempre di più.

All’inizio di una relazione, la scoperta del nuovo partner ci inonda di dopamina; il problema è che con il passare del tempo, i nostri recettori della dopamina si desensibilizzano poco alla volta e questa dovrebbe essere la ragione del perché, secondo alcuni studiosi, la passione amorosa scompare dopo i diciotto e i trentasei mesi di vita comune. A quel punto, se non è intervenuta la sensibile ossitocina a creare un attaccamento, la dopamina ci spinge nuovamente a ricercare la novità.

Si potrebbe dire che l’ossitocina è un ormone fedele, leale e rassicurante, ci fa provare il desiderio di proteggere l’altro e di renderlo felice mentre la dopamina, dal canto suo, è l’ormone della tentazione, quello che può spingere ad infrangere i legami, ad abusare di sostanze tossiche ma, allo stesso tempo, quello che ci induce a cercare la novità, a scoprire nuove strade, a creare cose nuove.

Sembra che le storie passionali, quelle che riescono a durare a lungo, possano esistere tra due persone che non hanno la possibilità di vedersi spesso, in quel caso ci vorrebbero anni prima di arrivare all’equivalente di diciotto o trentasei mesi di vita condivisa insieme.

L’amore passionale, a quanto pare, ci travolge come un fiume in piena nel quale si riversano impetuosi corsi d’acqua, ci appaga e ci fa star bene ma questo non toglie che spesso sia effimero, volubile e inspiegabile nella sua repentina mutevolezza.

Fonti:

Psicologia Biologica. Introduzione alle neuroscienze comportamentali, cognitive e 

cliniche. Rosenzweig, Leiman, Breedlove. Ambrosiana, Milano, 1998.

Hector et les secrets de l’amour. François Lelord. Casa Editrice Corbaccio, Milano, 2006.


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