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La biopsicocibernetica

Creato il 16 aprile 2014 da Dariosumer
La Biopsicocibernetica è un nuovo paradigma scientifico interdisciplinare che studia l'uomo e le interazioni che intrattiene, in linea generale, con l’ambiente in cui vive.
L’etimologia di questo neologismo, coniato in tempi recenti da Enrico Marabini, è presto esplicata: richiama inevitabilmente la molteplice natura dell’oggetto di studio di tale branca scientifica che è l’uomo, come si è detto, ed è innegabilmente un’entità per lo meno duale: biologica e psichica (“bio”+”psico”). Per quanto riguarda, invece, il termine “cibernetica”, il rimando è alla a scienza che studia i fenomeni di autoregolazione (vedi controlli automatici e controlli adattativi) e comunicazione (vedi Teoria dell'informazione), sia negli organismi naturali quanto nei sistemi artificiali.
Per quanto concerne l’oggetto dello studio, essendo esso un sistema complesso e aperto riceve ed invia continuamente informazioni; sostanzialmente, in base alle informazioni che riceve, elabora coscientemente o più spesso inconsciamente una strategia per muoversi all'interno dell'ambiente fisico/sociale nella massima economia e mantenendo, a livello biologico, uno stato di equilibrio più propriamente detto “omeostasi”.
I fenomeni di interazione biopsicocibernetica sono stati divisi, mediante classificazione, in 3 classi fondamentali: Eventi Biocibernetici, Eventi Biopsicotranspersonali ed Eventi di interazione PSI, come si evince dalla tavola riportata a seguire.
LA BIOPSICOCIBERNETICA
La sottoclasse dei fenomeni psicognitivi comprende due tipologie fenomeniche riconducibili ai fenomeni telepatici e ai fenomeni chiaroveggenti, mentre la sottoclasse dei fenomeni psicocinetici comprende i fenomeni di microPK e macroPK (più propriamente detti di Interazione psi materica).
Gli eventi di interazione psi avvengono in natura e presentano caratteri particolari (ad esempio una certa irregolarità o imprevedibilità, dovuta alla complessità del sistema “uomo”) e una varietà di aspetti che li rendono difficilmente studiabili, anche se è possibile farlo.
La scienza ufficiale, a causa della non-regolarità che caratterizza questa classe di interazioni, in molti casi preferisce non pronunciarsi. Talvolta alcuni personaggi o associazioni cercano di negare le fenomenologie legate all’interazione psi in base ai criteri riduttivistici che adottano, tra i quali la ripetibilità dei fenomeni in ambiente controllato ed altri criteri assolutamente arbitrari che, se ben si associano a oggetti di studio fisico/matematici, si dimostrano totalmente inefficaci nel caso delle scienze umane (un simile grave errore si è riscontrato, ad esempio, nella storia della sociologia…).
E' proprio questo il punto cruciale su cui gli scientisti e gli scettici fanno leva –unitamente alla CREDENZA della NON ESISTENZA di taluni fenomeni- per falsificare la realtà di questa fenomenologia; va detto, tuttavia, che generalmente in natura ogni fenomeno è di per se strettamente irripetibile, in quanto la sua apparente ripetibilità è in realtà un'approssimazione dell'evento già accaduto non una sua identicità; nell’ambito del comportamento umano, poi, e soprattutto a livello individuale, diventa ancor più arduo riscontrare anche solo un’approssimazione che possa definirsi accettabile, data la complessità e la costante interazione sistemica di cui si è parlato.
Inoltre bisogna specificare che il paradigma fisico matematico delle scienze empiriche non è applicabile allo studio delle interazioni PSI. Non è possibile, quindi, provare o smentire un'ipotesi dall'osservazione di un esperimento, facendo esclusivamente ricorso ai criteri logici e metodologici di una scienza fisicistica, perché le interazioni biopsicocibernetiche, coinvolgendo anche sistemi biologici e la sfera mentale, non posseggono solo caratteristiche quantitative ma anche e soprattutto qualitative.
Gli eventi riconducibili all’interazione psi sono stati per lunghi decenni definiti col termine “paranormale”, così come i suoi ricercatori, sin dal 1953 e dalla scuola americana di J. N. Rhine, utilizzavano il termine “parapsicologia” per indicare il loro settore di studio.
Enrico Marabini –e come lui diversi ricercatori fin dagli anni ’60- fa notare alcuni aspetti che mettono profondamente in crisi tale terminologia sul piano etimologico.
Innanzi tutto questo tipo fenomeni sono manifestazioni che emergono dal comportamento umano; prima di definirli paranormali (para = a lato), bisognerebbe essere in grado di fissare in primo luogo il concetto di “comportamento umano normale”, per potere poi stabilire quale è la fenomenologia che gli “sta di fianco”. La normalità, come sappiamo, è un concetto quanto meno arbitrario in quanto legato a riferimenti che l’uomo stesso costruisce in modo artificioso; inoltre, come abbiamo visto, la complessità ed apertura sistemica umana impediscono in generale, e soprattutto a livello individuale (in particolar modo a causa delle dinamiche inconsce delle persone), di stabilire delle regole sempre riscontrabili nell’osservazione diretta dello stesso.
Per queste ed altre ragioni il direttore generale del Laboratorio ha suggerito di adottare una nuova terminologia per descrivere questo tipo di fenomeni, una terminologia però che non facesse riferimento a possibili interpretazioni aprioristiche di ciò che si vuole descrivere come, invece, lo è la parola “para-normale” (o meta-psichica, o super-normale).
In base a questi concetti egli ha fondato, in collaborazione con altri studiosi sensibili a questa problematica, il nuovo paradigma Biopsicocibernetico che, andando ben oltre l’oggetto di studio della vecchia parapsicologia, si occupa più in generale di studiare l'uomo e le sue interazioni nel suo perenne rapporto col tutto, sfruttando tra l’altro, a questo scopo, quanto di meglio possa offrire la tecnologia moderna in ogni disciplina coinvolta in questo affascinante e ciclopico lavoro di ricerca.

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