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La Bohème: il Dramma della Giovinezza Infranta

Creato il 25 febbraio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
La Bohème: il Dramma della Giovinezza Infranta

Speranze, aspirazioni, gioventù, amicizia, passioni e amori sofferti. Non sono gli ingredienti di un romantico film in uscita al cinema, ma di una storia senza tempo che da più di un secolo fa sognare, cantare e soprattutto emozionare il pubblico. Parlo de La Bohème, uno dei capolavori del maestro Giacomo Puccini ideato con i librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica ed ispirato al romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème ¸ messa in scena al Teatro Massimo Bellini di Catania con la direzione di Xu Zhong e la regia di Giovanni Anfuso.

Ambientata nella Parigi della metà dell'Ottocento, l'opera mette in scena la vita di quattro bohémien inseparabili, pieni di "sogni, chimere e castelli in aria" (come canta il poeta Rodolfo). Al centro del dramma la gioventù, l'attesa piena di speranza, la spensieratezza nonostante gli stenti e la povertà, le passioni e gli amori fulminei. Ma la giocosità e la gioia di vivere, celebrate alla vigilia di Natale in un caffè parigino del quartiere latino, si incrinano poi fino a frantumarsi definitivamente di fronte alla malattia e alla morte della donna amata, simbolo del declino di quel tempo felice in cui tutto sembra possibile e dell'ingresso doloroso nell'età adulta. E quella giovinezza che fugge, come scriveva Lorenzo de' Medici, finisce inesorabilmente lasciando dietro di sé un ricordo gaio. A prenderne il posto la consapevolezza, la maturità ed il risveglio dopo un sogno lieto che ci riporta in un presente sofferente e amaro.

Eccellente è la performance del tenore Leonardo Caimi nel ruolo di Rodolfo che, con voce soave ma potente, incarna il giovane poeta squattrinato ma pieno di sogni (proprio come i ragazzi di oggi) che si innamora in un attimo della dolce e delicata Mimì. Allo stesso modo encomiabile è la prestazione di Daniela Schillaci che ha saputo interpretare Mimì con grande perizia e doti canore, caratterizzando il personaggio della fragile ma determinata sartina ammalata di tubercolosi. Grande maestria anche nella prova del baritono Elia Fabbian nel ruolo di Marcello, l'amico pittore di Rodolfo, che dimostra una grande padronanza scenica oltre che una grande forza canora. Altrettanto degni di nota sono Laura Giordano (soprano) nel ruolo di Musetta e Francesco Palmieri (basso) in quello del filosofo Colline. Risulta come sempre eccellente la prestazione dei componenti dell'Orchestra e del Coro del Teatro Massimo Bellini diretti in modo appassionato dal maestro Xu Zhong e dal maestro del coro Ross Craigmile.

Interessanti le scelte del regista catanese Giovanni Anfuso che danno vita ad un'opera che incanta e fa sognare tutto il pubblico presente, visibilmente commosso alla fine della rappresentazione. Sobrie ed eleganti sono le scenografie ideate da Alessandro Chiti, in modo particolare la scena del quadro terzo che ricrea un'atmosfera invernale che fa da sfondo all'amore geloso e altalenante ma sincero di Rodolfo per Mimì e a quello incostante e possessivo di Marcello e Musetta. Il turbamento del pubblico, nonché i copiosi applausi ricevuti dai cantanti protagonisti, dimostrano come La Bohème pucciniana sia un capolavoro senza tempo, che coinvolge in un crescendo di emozioni. Un'opera che ci fa ridere e cantare con i giovani artisti, che ci ricorda i bei momenti andati e la joie de vivre, i primi ed appassionati amori, gli amici di un tempo ma anche le tragedie e le sofferenze della nostra esistenza.

Fotografie di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania


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