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La bozza del piano militare di Mogherini in Libia, che Gentiloni non conosce

Creato il 15 maggio 2015 da Danemblog @danemblog
(Pubblicato su Formiche)
Stamattina, in diretta Tv al programma di Rai Tre “Agorà”, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, ha detto che né il piano dell’UE né l’eventuale risoluzione Onu, prevedono un intervento militare in Libia. Quasi contemporaneamente, usciva sul Wall Street Journal la bozza del piano redatto dall’Unione Europe e curato personalmente dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Federica Mogherini, che prevede ─ come era noto da diverso tempo ─ un’azione militare in Libia, atta a distruggere il business degli scafisti e il traffico di esseri umani.
Quella di cui scrivono i due giornalisti del WSJ è la bozza che i commissari UE hanno discusso due giorni fa a Bruxelles, che continueranno a discutere lunedì, e che il 27 giugno ─ cioè il giorno successivo all’incontro del Consiglio europeo previsto tra il 25 e il 26 ─ potrebbe diventare operativa (nota: la bozza così com’è, prevede che la missione sia guidata dall’Italia).
Sarebbero previste quattro fasi che riguardano gli aspetti militari del piano, con durata di un anno, che Daniele Raineri ha descritto per primo sul Foglio.
Si parte con la creazione di un sistema di intelligence condiviso, in modo da potersi scambiare tutte le informazioni disponibili (analisi satellitari, ricognizioni con droni) tra gli stati che partecipano alla missione. A questi, si potrebbe abbinare anche un’attività locale, che però non è stata bene definita (cioè, per capirci: chi sarebbe “l’intelligence” sul posto?).
La fase successiva, riguarda l’intercettazione dei barconi e la loro cattura. Questa, che è quella che molti politici stanno cercando di far passare come la più banale, è una questione piuttosto delicata, perché oltre a snodarsi alla presenza di elementi civili, non ha una copertura giuridica ─ dice Raineri: «In base a quale autorità una nave può fermare e prendere un’altra nave?»). Per salvaguardare i migranti, l’UE si impegna a garantire il traffico verso la terraferma dei profughi, che non potranno essere rimpatriati: di qui si capisce come questa fase è strettamente connessa al’operazione di controllo delle frontiere già esistente, che va sotto il nome di “Triton”. L’intercettazione però, stando ai fatti noti finora, non potrà avvenire in acque territoriali libiche, a meno che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non consenta l’azione sotto il Chapter 7 della Carta ─ quello cioè che prevede come ultima ratio l’uso della forza in caso di minaccia alla pace ─, oppure davanti a un accordo con i libici ─ che sono in guerra civile, e non si presentano esattamente come interlocutori sicuri (quelli di Tobruk, che sono i più vicini e legittimati dall’Occidente, qualche giorno fa hanno fatto sapere di non essere al corrente del piano UE, e che considereranno la presenza di militari stranieri sul proprio suolo come una violazione di sovranità; ma Mogherini si dice ottimista sul trovare una soluzione, anche se tutti sperano sul Chapter 7 e su questo il Regno Unito sta lavorando).
La fase tre è strettamente legata al via libera dell’Onu e prevede l’individuazione e la distruzione delle barche. Navi e aerei dovrebbero attivarsi in un pattugliamento continuo delle coste, così da scoraggiare i contrabbandieri; a questo punto si prevedono anche azioni contro gli apparati logistici dei trafficanti (depositi di carburante e centri di raccolta dei profughi) ─ sono queste le missioni in cui si utilizzerebbero le forze speciali, anche quelle italiane, di cui parlava il Guardian.
L’ultima fase è di decontrazione: una volta distrutto il business e creato il sistema per impedire che si riformi, si prevede un passaggio del controllo della costa libica sotto un governo locale (o uno di unità nazionale) ─ almeno questa è l’idea.
Come sottolinea Raineri, «il primo punto che si nota nella bozza è che la presenza di soldati europei in Libia è considerata possibile, anzi è consigliata “se si raggiungerà un accordo con le autorità” e questo contraddice la prudenza usata finora, almeno nei termini» ─ nel caso di Gentiloni, l’azione militare era stata negata del tutto, proprio stamattina, ma forse si riferiva al trovare una soluzione della guerra civile, anche se c'è stata un po' di ambiguità.
Nella bozza ci sono riportati anche i rischi della missione: la possibilità di ritorsioni sulle rotte civili di navali e aerei; l’azione in ambiente ostile che metterebbe a rischio i militari europei; la necessità di accordarsi con i Paesi confinanti per evitare il riassetto dei traffici in luoghi vicini da parte dei contrabbandieri.


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