Magazine Arte

La cartapesta

Creato il 06 maggio 2014 da Artesplorando @artesplorando
La cartapestaLa cartapesta è un’arte polimaterica d’origine antichissima.
I Greci, già nel secolo IV a.C., utilizzano la fibra di lino, una delle sostanze con cui si fabbrica la carta, per realizzare, unitamente allo stucco ed al colore, le maschere comiche della Commedia fliacica e le maschere cultuali da appendere ai rami degli alberi nei boschi sacri. L’invenzione del composto per produrre la carta, però, è merito dei cinesi ed è loro anche l’idea di utilizzarlo, dopo averlo amalgamato con pochi materiali di carica, per la produzione di oggetti utili alla casa come scodelle, cofanetti ed altro e in seguito, per creare opere d’arte. La cartapesta si ricava principalmente con due procedimenti fondamentali: utilizzando un conglomerato a base di pasta di carta, oppure incollando fogli di carta uno sull’altro, con sistemi operativi che si sono evoluti nel tempo. Nei due procedimenti, da sempre, si utilizza moltissimo materiale cartaceo di recupero ed è per questo che è un’opportunità ideale per il riciclo della carta. Gli oggetti che si conoscono, appartenenti ad epoche, ad aree geografiche e ad ambiti diversi, consentono di apprezzare le grandi qualità della cartapesta ed è soprattutto la sua duttilità materica che affascina, nel corso della storia, personalità del mondo dell’arte, dell’artigianato e dell’industria. La letteratura d’arte del passato la spregia, ritenendola ‘materia vile’, poiché è ottenuta dalla frantumazione di umili stracci e, perciò, non è nel novero delle materie tradizionalmente ritenute proprie della scultura. Le cronache d’arte raramente registrano gli avvenimenti e le vicende degli artisti nel loro esercizio di cartapestai. Vasari, nelle Vite, fornisce notizie di qualche interesse, quando descrive le sperimentazioni di alcuni artisti, eseguite con materiali poveri, simili alla tecnica della carta pesta, termine da lui usato nella “Vita di Domenico Beccafumi”. Dalle descrizioni vasariane, si conosce che la cartapesta, in Italia, prende avvio a Siena dopo le esperienze di Jacopo della Quercia, quando sul finire del secolo XIV costruisce il monumento funebre del capitano di ventura Giovanni d’Azzo Ubaldini, su ordine del Comune senese. L’artista, incalzato dalla necessità di eseguire in poco tempo la scultura commemorativa monumentale, modella, su uno scheletro di legno, cordami e altro, un composto di terra e cimatura (scarti della lavorazione delle stoffe). Questa novità tecnica di Jacopo, consente di ottenere risultati sorprendenti e prelude al conglomerato di carta pista degli anni successivi.  Le opere superstiti di cornici, di fregi architettonici in area senese, tra i secoli XV e XVI e le notizie riguardanti gli apparati di festa come il monumento semovente di Beccafumi in onore di Carlo V, confermano l’origine di una tecnica povera, nata a Siena, nel Rinascimento. La cartapesta, eseguita con fogli di carta incollati e sovrapposti, è nello stesso tempo utilizzata da Donatello a Firenze che la diffonde nel Veneto, poi per la ‘propaggine padovana’ si espande in Umbria e nelle Marche, infine nel resto dell’Italia. L’esperienza di Beccafumi favorisce in futuro, sia le applicazioni della cartapesta per gli apparati effimeri di Gian Lorenzo Bernini, di Alessandro Algardi e di altri artisti del periodo barocco e sia le realizzazioni delle scenografie teatrali e degli addobbi nelle chiese.Non si sa quanto siano debitori a Jacopo Della Quercia artisti come Donatello, Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano, quando utilizzano la cartapesta per la produzione di copie da loro prototipi in materiali ritenuti nobili, ma è Jacopo Sansovino che, riprendendo la sperimentazione del grande senese la perfezionerà sulla base delle sue esigenze estetiche, raggiungendo risultati d’altissimo valore. La cartapesta, all’epoca di Sansovino ha un’alta considerazione tra gli aristocratici e tra il ceto emergente borghese ed è utilizzata indistintamente, nelle versioni, sia con i fogli incollati e sovrapposti e sia con il pesto di carta.  Gli artisti fanno uso della cartapesta anche per le opere devozionali per soddisfare i bisogni degli umili che esprimono sentimenti di pietà e di venerazione.Quasi tutti gli artisti citati ed altri, in epoche successive, producono sculture e bassorilievi di cartapesta per il culto pubblico nelle chiese e per quello privato nelle case. Alcune di queste opere, che hanno la fortuna di salvarsi, sebbene siano collocate nei musei, risultano poco note al pubblico. La cartapesta del Settecento e dell’Ottocento primeggia tra le varie forme d’arte applicata e questo è il suo periodo più rigoglioso. Essa compete con le cineserie e adegua la moda orientale alla cultura dell’Occidente e per la duttilità materica e per le infinite possibilità d’applicazione, è definita ‘la tecnica universale’.  Si producono suppellettili, bambole, cavalli a dondolo e qualsiasi altro giocattolo ma è nelle opere di grande impegno esecutivo che la materia cartacea è impiegata con successo, come nei soffitti, nelle decorazioni dorate, nelle scenografie teatrali e negli apparati effimeri. Nell’Europa dell’Ottocento c’è un impiego della cartapesta per realizzare mobili, tazzine da caffè, bottoni, decorazioni architettoniche, giocattoli, casse d’orologi, separé, divisori di cabine di navi e tramezzi d’appartamenti.Nel Novecento, sino al secondo dopoguerra, si fa un largo uso di questa tecnica per l’artigianato, per l’industria e pure per diversi allestimenti cinematografici e teatrali. Alcuni elementi scenici per la televisione dei primi anni si realizzano in cartapesta, che è considerata la materia ideale per gli allestimenti spettacolari. In seguito, l’introduzione dei nuovi materiali plastici nella produzione seriale dei giocattoli, negli allestimenti scenici e nelle realizzazioni di varie suppellettili, avvia il lento ma inarrestabile declino della cartapesta. Essa anche dove un tempo era fiorente scompare quasi del tutto e solo in pochi centri si attesta a baluardo delle secolari tradizioni. In questi centri la cartapesta si pratica, ancora oggi, con antiche e nuove metodologie, per costruire i Ceri delle festività religiose, per allestire i Carri allegorici dei Carnevali e per realizzare le Statue devozionali delle chiese.
Una tecnica antica che continua ad essere tramandata!

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines