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La casa che si evolve con la nostra vita

Creato il 21 settembre 2011 da Abattoir
La casa che si evolve con la nostra vita

Puzzle familiare: con la casa divisibile sarà possibile riconfigurare l'intera famiglia

Quando siamo innamorati, ad una certa età e ad un certo punto, pensiamo di voler condividere la nostra vita con quella del nostro partner, sposarci, mettere su casa, dare alla luce il frutto del nostro amore, invecchiare insieme sperando di poter continuare la nostra relazione anche dopo la morte. Quando siamo meno sicuri di essere innamorati, invece, il nostro flusso di pensieri romantici termina bruscamente con l’immagine di un ergastolano dietro le sbarre. “Amare per sempre”… sarebbe bello, ma siamo realisti, noi cambieremo così come il nostro partner, non solo fisicamente, ma anche caratterialmente, affronteremo difficoltà attualmente inimmaginabili; sposarsi, senza prevedere la possibilità di una separazione, sarebbe come firmare un contratto senza aver letto le minuscole note e clausole di cui è composto. D’altra parte pensare al divorzio ancora prima di sposarsi potrebbe essere sintomo di insicurezza sul compagno di viaggio, parlare di “separazione dei beni” è indice di scarsa fiducia nel partner e sposarsi all’estero per avvalersi di un contratto prematrimoniale dettagliato ucciderebbe ogni romanticismo:

Lui: Amore, vuoi sposarmi *…?
Lei: Tesoro, è bellissimo. Si!
Lui: *…ehm… sposarmi a Las Vegas, con accordo prematrimoniale, di fronte ad Elvis…

Eppure, nonostante il cinismo di cui si potrebbe essere accusati, la coppia più felice al mondo farebbe bene a pensare ad una possibile rottura visto che ciò accade in Italia circa 400.000 volte all’anno. Se non si è abbastanza preparati si corre il rischio di dormire in macchina e far la fila alla Caritas. Non è una battuta, è quanto emerge da un rapporto a cura della Caritas-Zancan condotto su un campione di 80 mila persone delle 600 mila che si rivolgono ai centri d’ascolto delle Caritas diocesane di tutta Italia. Tra gli italiani che hanno chiesto aiuto il 19,2% delle donne e il 16,1% degli uomini sono divorziati o separati.
Questo accade per numerosi fattori, indubbiamente un solo nucleo familiare unito condivide automobili e mezzi di locomozione, risparmia su confezioni famiglia e tariffe telefoniche flat, per fare qualche esempio. Inoltre nel 67% dei divorzi l’affidamento dei figli è a favore della madre, contro il 28% di affidamento congiunto; ciò comporta il “trasloco forzato” del padre, spesso prima del matrimonio l’unico proprietario dell’abitazione, e quindi il pagamento di un nuovo affitto. Nel 24% dei casi è disposto il versamento, da parte del marito, di un assegno mensile di importo medio pari a 498,19 euro, e, nel caso di un figlio, un assegno di mantenimento di 445 euro. Il risultato è che alcuni padri scelgono la via dell’onestà e della legalità, facendo enormi sacrifici per mantenere una vita “dignitosa”, altri scelgono la via della ribellione e della disonestà, cambiano residenza, lavorano in nero, non versano neanche l’assegno di mantenimento per i figli. D’altra parte alcune donne al momento della separazione lavorano in nero, e approfittando del mancato reddito ufficiale pretendono l’assegno di mantenimento da parte del proprio coniuge. Altre, al contrario, avendo investito solo sulla gestione della propria famiglia e lavorando da casalinghe a tempo pieno si trovano senza fonte di reddito e a volte senza assegno di mantenimento. Qualcuna si “ingegna” rinunciando ad un lavoro messo in regola e preferendo la formula “lavoro in nero + assegno di mantenimento”. Qualcun’altra, purtroppo, sceglie il marciapiede.
Mettere in conto questi tristi avvenimenti vuol dire proteggersi, essere accusati di cinismo, pessimismo, materialismo, certo, ma, nel caso più sfortunato, cadere in qualche modo all’ in piedi facendo tesoro degli errori di chi ci ha preceduti. Solo da chi l’ha vissuto in prima persona può infatti pensare per esempio ad una innovativa casa sfruttabile sia da coniugi che da separati. L’Eco-network in collaborazione con l’associazione padri separati della Lombardia ha recentemente indetto un concorso per la migliore idea di “casa divisibile”, una casa che si evolve con la vita familiare di chi l’acquista. Un single, per esempio, potrebbe godere di un bivani con ampio giardino, sposandosi potrebbe aggiungere un soggiorno sottraendo un po’ di spazio al giardino, si potrebbero persino spostare le pareti “mobili” per ricavare in posizione centrale la stanza del figlio. Centrale perché in caso di separazione della coppia basterebbe innalzare un muro a divisione della spaziosa stanza matrimoniale, il figlio dormirebbe così in una stanza al “confine”. Se poi la suocera non gode più dell’autonomia necessaria a viver da soli si potrebbe rinunciare al giardino per destinare una nuova stanza alla sua accoglienza. La casa può essere progettata in tutte le sue eventuali varianti, per non lasciare nulla al caso, sin dall’inizio.
Non pensate che la casa divisibile sia l’unica idea “geniale” esistente al mondo per ovviare al problema di una casa e due ex che non si sopportano più: nei paesi scandinavi per esempio l’abitazione coniugale può essere affidata al minore ed, in questo caso, i genitori si alternano ogni settimana; in Cina, invece, una recente interpretazione da parte della Corte Suprema in merito alla legge sul matrimonio, stabilisce che una proprietà acquistata (anche tramite mutuo, e quindi pagata un po’ per volta anche durante gli anni di convivenza matrimoniale) prima dell’unione, in caso di divorzio torni al primo proprietario, ignorando eventuali contributi economici e non del coniuge (nella quasi totalità dei casi la donna) durante gli anni di matrimonio.

Forse è un po’ triste pensare al divorzio ancora prima di sposarsi, è come comprare una bara quando si è ancora in vita per poter negoziare personalmente quando non ce n’è un impellente bisogno. Questo progetto però, assieme ai “4 salti in padella”, descrive bene lo stato sociale italiano, una nazione, l’Italia, dove per “tirare a campare” bisogna essere in due a lavorare, si mangia a mensa, si torna a casa stanchi e la voglia di cucinare o di fare i lavoretti di casa è scarsa. Prima di sposarsi ci si pensa 1000 volte, per non parlare del fatto che spesso non ci si può permettere un figlio. Lavoro, stress, vedersi poco fanno il resto. Puff! Un altra felice coppia che si scioglie. Una casa divisibile potrebbe forse rompere lo schema dell’idea del matrimonio “forzato” dall’abitudine, ma ci saranno davvero coppie di divorziati che vorranno condividere la propria casa con l’odiato/a ex ed il suo nuovo partner?


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