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La CheMin di Curiosity è al lavoro per la prima volta su Marte

Creato il 19 ottobre 2012 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Curiosity's Observation Tray

Curiosity's Observation Tray
Image credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Ieri sera alle 21 ora italiana si è svolta la teleconferenza NASA sul canale ustream: Curiosity ha ingerito il primo campione di suolo marziano.

La Chemistry and Mineralogy (CheMin) sta analizzando il materiale per comprenderne la composizione.

"Questo strumento ci offre il metodo di identificazione dei minerali più preciso mai utilizzato su Marte: diffrazione di raggi X. L'identificazione precisa dei minerali è importante perchè grazie ad essi si può risalire alle condizioni ambientali in cui si sono formati", ha detto John Grotzinger del California Institute of Technology a Pasadena.

Il campione utilizzato è una porzione setacciata di materiale grande più o meno come una pasticca.
Il braccio robotico ha consegnato il terzo scoop all'imbuto di accesso alla CheMin sul ponte del rover il 17 ottobre.

Il giorno precedente, parte del materiale era stato fatto vibrare nei laboratori per pulire le superficie interne.
Questo metodo verrà utilizzato anche in futuro prima dell'analisi di ogni campione.

Come abbiamo visto, nei giorni scorsi, la presenza di diversi frammenti brillanti nell'area di Rocknest aveva influenzato le attività del rover.
L'oggetto più grande ritrovato il 7 ottobre, è di 1,3 centimetri: sicuramente parte del rover o del suo modulo di discesa.
Il team ha identificato nella zona almeno altri 5 o 6 frammenti con le stesse caratteristiche.
Anche dallo scoop del 12 ottobre, sono emersi ulteriori elementi luccicanti ma questa volta nello scavo stesso eseguito dal rover. Le immagini scattate dal MAHLI circa una settimana dopo lo scoop, mostrano effettivamente un frammento distinto proprio al centro delle foto.

Per una maggior sicurezza, il rover si è quindi spostato di poco ed ha scattato molte immagini panoramiche per verificare che la nuova zona fosse incontaminata.

Questo sta portando gli scienziati a valutare l'ipotesi che alcune particelle brillanti siano effettivamente native di Rocknest piuttosto che elementi legati al rover o alla sua fase di atterraggio sul Pianeta Rosso.

Il programma è quello di indagare ulteriormente sia sul frammento più grande che sul materiale più piccolo per scoprirne la vera natura.


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