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La chiamano festa

Creato il 07 marzo 2015 da Drittorovescio
LA CHIAMANO FESTANon è una "FESTA" e del resto come potrebbe esserlo? Ogni tre giorni, solo in Italia, una donna viene uccisa da un compagno, un marito o un fidanzato che diceva di amarla.Molte altre subiscono violenze, maltrattamenti, stupri sempre da coloro che asseriscono di amarle.Sul posto di lavoro le donne vengono ancora discriminate e pagate meno, a parità di mansioni e di lavoro svolto, dei colleghi maschi.Dentro le mura domestiche subiscono angherie e violenze psicologiche atte a sminuire la loro personalità.Come potrebbe essere una "festa" quando 35 coltellate inferte ad una donna non sono considerate nemmeno crudeltà?  Quando uno stalker raramente viene condannato, quando l'unico indagato per la morte e sparizione del cadavere della moglie viene prosciolto e definito "simpaticamente collaborante" e potremmo continuare di questo passo.Non possiamo festeggiare e del resto l'8 marzo non è la "festa della donna" ma è stata istituita come "Giornata Internazionale della Donna".Nasce come commemorazione per le Donne che hanno lottato per la parità dei diritti, per condizioni migliori di lavoro e di vita non solo per loro ma anche per le generazioni future.Dovremmo quindi ricordare quanto è stato fatto e quanto ancora c'è da fare e soprattutto tutte quelle Donne che hanno lottato strenuamente fino all'ultimo dando la vita per ottenere quello che a noi sembra "normale" dal lavoro in fabbrica al diritto di voto.Non sempre è stato facile. Negli anni '50 il governo Scelba schierò le forze dell'ordine per  disperdere le donne che manifestavano.A Roma l'8 marzo 1972 a Campo de' Fiori ci fu una  grande manifestazione di donne che per la prima volta esponevano striscioni che inneggiavano al diritto di poter gestire la maternità e ugualmente vennero caricate e disperse con la forza.
Poi arrivarono gli anni della "festa". Una festa molto commerciale e il consumismo se ne arrogò il dominio. Mazzi di mimose, cioccolatini, gioielli. Le cene  tutte tra donne, le serate in discoteca, gli spogliarelli maschili tra urli e gesti copiati dall'altra metà del cielo.Come se tutto questo fosse parità. Come una sorta di libertà.Dall'indomani poi il solito vivere tra angherie e ritorsioni, tradimenti e botte nel peggiore dei casi.Non è una festa e dovrebbe essere chiaro. E' solo la nostra giornata. Il giorno in cui ringraziare chi ha lottato, chi lotta e continuerà a farlo.  Per le feste ci sono tutti gli altri giorni dell'anno. Ogni giorno dovremmo avere un fiore o almeno una parola gentile che ci faccia sentire importanti.Ogni giorno si può uscire con le amiche a cena e folleggiare un po'.Ogni giorno abbiamo diritto al rispetto, alla lealtà, alla sincerità e alle dimostrazioni d'amore e di affetto.L'8 marzo avremmo bisogno di pensare, ricordare, ringraziare e da questo trarre la forza per continuare a vivere in un mondo che a parole ci riconosce tutti alla pari ma che ancora  ci discrimina.
*immagini dal web*

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