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La Chiesa e la testimonianza negli anni della bufera

Creato il 27 luglio 2010 da Marcotoresini
La Chiesa e la testimonianza negli anni della buferaPremetto che questo post affonda nel personale, ma mi piace condividere con voi una testimonianza. Circa un mese fa (il 28 giugno) a Cologne, paese della Franciacorta, moriva, alla soglia degli 80 anni, un sacerdote: don Stefano Costa. Quel sacerdote, 57 anni di ministero alle spalle in mezza provincia di Brescia, era mio zio. Particolare insignificante se non fosse che questa condizione parentale ti permette di toccare con mano tutta una serie di attestati di solidarietà e affetto che altrimenti non sapresti cogliere. E non mi riferisco tanto ai gonfaloni dei comuni nei quali è stato parroco e ai sindaci in fascia tricolore in prima fila ai funerali, ma ai tanti che hanno pregato accanto alla stola ripiegata sulla sua bara, alla vecchina malferma sulle gambe che mi ricordava come lui fosse piccolo di statura, ma grande nell'animo, nella capacità di ascolto, nel dire quella parola saggia che placava cuori sofferenti, animi disorientati. Lui ha voluto essere sepolto tra la gente dove aveva prestato il suo ultimo ministero, il segno estremo di una chiesa per le persone, fra i bisogni (e mettendo ordine nelle sue carte, in quel difficile lavoro di ricostruire una vita, ho capito a quanti bisogni, spirituali e terreni negli anni abbia saputo andare incontro nel cammino a fianco di tanti parrocchiani).
Non è un periodo facile per la Chiesa, stretta tra gli scandali, la crisi delle vocazioni e spesso la difficoltà di interpretare una società che cambia. Su questo blog abbiamo parlato in più di un'occasione anche in termini critici delle contraddizioni e del dibattito che si è aperto all'interno della Chiesa, italiana e bresciana. Un contributo al discussione su un tema che, da cattolico maturo, mi sta molto a cuore.
Proprio per questo voglio concludere il mio post di oggi con una testimonianza. Mio zio ci ha lasciato una discreta mole di appunti, pensieri, pagine del diario di una missione sacerdotale che mi piacerebbe riordinare mettendo insieme i pensieri più significativi. Fra le carte ecco anche il suo testamento spirituale, il "report" di fine missione. Parole rivolte più che all' "amministratore delegato" agli "operai della vigna", una vigna che ha bisogno di molto sostegno, di recuperare quello spirito autentico di essere chiesa e comunità, unita e in cammino con gli umili e con le famiglie. Parole semplici e intense, perchè lui era così  ("era semplice, sapeva parlare ai semplici, ma era un grande" mi ha confidato un suo confratello che nei primi anni di missione sacerdotale aveva accompagnato in seminario e che aveva sempre seguito nella sua avventura sacerdotale). Parole che, con un po' di timidezza, lo confesso, vorrei condividere con voi. Come se fosse la sua omelia di commiato, l'ultimo contributo ad una Chiesa in cammino, alla riscoperta di uno spirito antico, di una missione autentica...
 
La Chiesa e la testimonianza negli anni della bufera“Tu mi ha sedotto, Signore, ed io mi sono lasciato sedurre - mi hai afferrato e sei stato il più forte – come un fuoco divorante penetrato nelle mie ossa”
(Ger 20,7)
Mi ha sempre colpito questa frase del profeta Geremia e mi ha guidato nel mio cammino sacerdotale.
Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai voluto, perché mi hai chiamato ad essere tuo sacerdote; perchè hai continuato a mantenere in me il tuo fuoco, anche se, purtroppo, a volte a corrente alterna non certo per la tua grazia e il tuo amore, ma per la mia pochezza e povertà.
Grazie soprattutto di aver incontrato tanti sacerdoti pieni di zelo che mi hanno orientato nel cammino di preparazione al sacerdozio ed a compiere i primi passi nella pastorale, a dedicarmi come loro, e nell’insegnarmi a mettere a disposizione la mia vita nelle varie comunità dove l’obbedienza del vescovo mi ha mandato. Ad esse ho cercato di dedicare il mio impegno. Le ho tutte nel cuore e con loro, come mi diceva un caro amico, ho fatto un tratto di cammino, cercando di andare verso il Signore.
Non so se sono stato sempre all’altezza del mio ministero: ci sono stati momenti di gioia e di serenità e momenti di difficoltà e incomprensione, ho sempre però cercato di essere sincero e coerente, di mettere pace e di portare un impegno di amore verso il signore e i fratelli. E’ difficile portare amore, comprensione, solidarietà, sentirsi uniti come membri di una comunità che deve camminare nel nome del Signore: è proprio questo che ho cercato di fare e vorrei chiedere alle varie comunità nelle quali ho esercitato il mio ministero di cercare di sentirsi sempre più unite, vivendo il senso della parrocchialità. Quanto bene si può fare insieme! Quanto è bello aiutarsi come famiglie cristiane, cercare di sentirsi protagonisti nell’impegno delle varie attività che la parrocchia propone, sia nel campo dei ragazzi, degli adolescenti che in quello degli adulti, degli anziani ed ammalati.
Quanto importante è anche l’impegno nella conoscenza e nella riflessione sulla “Parola di Dio”: è quella che diventa il motore della nostra vita cristiana e che porta ad incontrarmi con il Signore: nella Santa Messa, specie nel giorno del Signore, e nella preghiera personale e della famiglia.
Quando lasciavo la parrocchia dove avevo fatto il pastore dicevo: ci incontreremo in Paradiso! Anche al termine di questo mio scritto di nuovo dico a tutti: troviamoci nella gloria del Signore!
Vostro don Stefano

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