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La chiesa vuota e la comunità che muore.

Creato il 18 marzo 2013 da Laperonza

 

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Il centro storico sta morendo, lo diciamo da tempo e qualcuno da tempo lotta per salvargli la vita anche se con scarsi risultati. Il quartiere si spopola, le case cadono, un triste degrado attanaglia le vecchie viuzze un tempo pulsanti di vita.

Già, un tempo. Un tempo uscivi di casa la domenica mattina per andare a messa e prima che arrivavi in piazza avevi già incontrato almeno dieci persone e ti eri fermato a discorrere almeno un paio di volte. Un tempo per la strada sentivi i profumi del sugo buono, quello del pranzo domenicale, dell’arrosto, del ciambellone.

Poi arrivavi a San Francesco, con un certo anticipo, e non trovavi posto a sedere tanta la gente che c’era. C’erano gli amministratori, i carabinieri, gli industriali e tanta gente comune. C’era tutta Montegranaro o quasi alla messa principale, venivano anche dagli altri quartieri perché la messa a San Francesco o, per dirla più fedelmente, “su lo pioà”, era un momento importante per la comunità, un momento, oltre che di fede, di incontro e di scambio. C’era tutta la gioventù, anche se la messa per i giovani era quella delle dieci e mezza. C’erano gli abitanti del centro, molti da San Liborio, quasi tutta Santa Maria. La chiesa era sempre stracolma e ricordo il compianto don Peppe che, ad ogni messa, invitava i fedeli a “venire più avanti che c’è posto” perché in fondo alla chiesa non sarebbero cadute cento lire per terra. E tutto questo nonostante ci fosse una funzione all’ora a partire dalle otto e trenta (a San Pietro) e si celebrasse anche a SS.Filippo e Giacomo solo per parlare del centro.

Che segnale è vedere San Francesco mezza vuota alla messa della domenica? Che non ci sono più speranze? Che il centro storico s’è svuotato del tutto? Che siamo rimasti davvero pochi? Forse. Ma è segnale anche e soprattutto di una disaffezione per le cose care, per la tradizione, per il campanile. Magari c’è meno gente in generale che va in chiesa. Ma quelli che ci vanno lo fanno nelle chiese più moderne, nei quartieri più nuovi e popolati, meglio serviti, dove parcheggi con più facilità.

Non c’è il senso di appartenenza ad una comunità il cui cuore è naturalmente in suo centro. Non c’è il piacere dell’occasione per un giro in paese, per la riscoperta di angoli e scorci, per il ricordo dei tempi andati. Non c’è il gusto di eleggere un luogo a fulcro della città, di sentirsene parte. Montegranaro sta perdendo completamente la connotazione di comunità per rimanere sostanzialmente soltanto agglomerato urbano, disgregato e disgregante. È vero che esistono comunità più piccole, di quartiere, di gruppo, di circolo. Ma il sentirsi tutti parte di un unico organismo che si chiama città s’è perso.

Una chiesa vuota non è soltanto indice di poca religiosità, di quartiere poco popolati, di collegamenti e servizi difficili per raggiungerla. La chiesa di San Francesco semivuota è il segnale di una Montegranaro che sta diventando Santa Maria e San Liborio e altri quartieri, ma che non riesce più a trovare unità e sentimento di appartenenza e di unità. E quel banco vuoto in prima fila diventa un fosco presagio .

Luca Craia


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