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La cinquantunesima stella Usa: la tentazione di Porto Rico

Creato il 12 novembre 2012 da Eldorado

Porto Rico vuole essere il cinquantunesimo stato a stelle e scrisce. Questo il risultato del plebiscito, svoltosi in concomitanza con le elezioni Usa e del governatore locale, e che per la quarta volta ha chiesto ai portoricani di esprimere un’opinione sul futuro amministrativo e politico dell’isola.
L’intento di condizionare il voto –soprattutto dal Partido Popular, che ha chiesto espressamente ai suoi simpatizzanti di lasciare la scheda in bianco- è andato a vuoto. I portoricani hanno votato secondo coscienza, premiando la visione di un Porto Rico infine accorpato a chi, da più di un secolo, esercita il vero potere sull’isola.
I votanti hanno dovuto rispondere ad una domanda introduttiva (¨Siete d’accordo con l’attuale status territoriale¨) che, in caso di maggioranza del No, induceva a rispondere ad altri tre quesiti. La mozione è stata appoggiata dal 54% dei portoricani, che successivamente hanno espresso parere favorevole all’annessione completa agli Stati Uniti (61,1%) come opzione preferibile alla condizione di Territorio associato (33,3%) e all’indipendenza (5,5%). 
Porto Rico cinquantunesimo Stato degli Usa, quindi? Il cammino è ancora lungo. Il plebiscito infatti non era vincolante, ma voleva chiedere un parere agli abitanti dell’isola nell’ambito di un iter burocratico ed amministrativo a cui porrà fine solo la decisione del Congresso Usa. Indipendentisti e nazionalisti criticano aspramente in questi giorni la propaganda statunitense, che ha presentato il plebiscito come una forma democratica con cui gli abitanti dell’isola possono esercitare l’autodeterminazione sul proprio destino.
¨Se avesse vinto la tesi independentista, davvero ci avrebbero lasciati andare?¨ protesta Rafael Cancel Miranda, che ha passato venticinque anni nelle carceri Usa per difendere il suo credo nazionalista. ¨Porto Rico appartiene agli Usa e può fare con lui quello che vuole. I tempi della dottrina Monroe non sono mai finiti¨.
La cinquantunesima stella Usa: la tentazione di Porto RicoPesano sulla scelta dei portoricani i 114 anni di Storia comune con gli Usa, l’assimilazione di una cultura e di una società che li ha portati, generazione dopo generazione, a riconoscersi con chi, inizialmente, era stato un invasore. Dopo l’occupazione, avvenuta nel 1898, dal 1952 Porto Rico vive nella condizione di Stato associato, uno status che alla fine non è nè carne nè pesce. Moneta, difesa, commercio, giustizia dipendono dagli Stati Uniti, mentre i portoricani dispongono dell’autonomia fiscale e del diritto di eleggere i rappresentanti locali: ¨Porto Rico appartiene agli Stati Uniti, ma non ne fa parte¨ recita come una contraddizione lo status dell’isola.
La scelta dei portoricani risponde proprio a questa necessità di contare finalmente qualcosa. Naufragata la tesi indipendentista, fare parte a titolo definitivo degli Stati Uniti comporterebbe una cittadinanza completa di diritti e non frammentata come avviene attualmente. Una tesi dimostrata dalla storia dei plebisciti, il primo del quale svoltosi nel 1968: allora, la condizione di Stato associato era appoggiata dal 60% dei portoricani, percentuale che oggi è ridotta alla metà.
La giornata elettorale di martedì 6 novembre è stata completata dall’elezione, serrata, del nuovo governatore. Luis Fortuño (Partido Nuevo Progresista), che ricopre attualmente l’incarico, ha riconosciuto la stretta vittoria del suo avversario, Alejandro García Padilla (Partido Popular Democrático) solo al termine del conteggio dei voti. A dividere i due, appena quattordicimila preferenze, che in termini percentuali significa uno strettissimo 0,80%. Fortuño si è visto sfilare nelle urne una vittoria che reti sociali e sondaggi della vigilia davano per certa. Sul destino dell’attuale governatore ha pesato il massiccio licenziamento degli impiegati pubblici, provvedimento preso nel tentativo di arginare il deficit di 3200 milioni di dollari provocato dal debito e dalla spesa pubblica. A poco sono servite le sue giustificazioni nell’affermare che in questa maniera si è evitata la bancarotta dell’isola: gli elettori lo hanno castigato scegliendo al suo posto García, un avvocato di 41 anni, che appartiene ad un’aggruppazione politicamente affine al Partito democratico di Barack Obama. Al nuovo governatore toccherà l’arduo compito di arrestare la crisi e l’ondata di criminalità che affligge Porto Rico, entrato con prepotenza nelle rotte del narcotraffico. Oltre, naturalmente, ad agilizzare il cammino della volontà popolare della proposta d’annessione. Una mozione, questa, da sempre osteggiata dal partito di García: fu infatti il Partido Popular nel 1952 ad ideare lo stratagemma dello Stato associato.

Articolo originale pubblicato sull’edizione digitale di giovedì 8 novembre 2012, sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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