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La città di Nepi e le sue fortificazioni

Creato il 26 aprile 2010 da Fasterboy

(Articolo scritto dal dott. Matteo Faltoni - Grottaferrata / RM)

viadotto nepi mura
Intorno al 1800 a.C., durante il periodo delle migrazioni dei popoli dell’Oriente euro-asiatico verso la penisola italica, alcune tribù occuparono un’area compresa tra il Tevere ed i monti Cimini, che più tardi prenderà il nome di “Agro Falisco” . Una di queste fu attratta da un’area particolarmente ricca di acque sorgive, compresa tra due rii, il Puzzolo a nord e il Falisco a sud, che delineano una zona triangolare su un promontorio tufaceo, protetta da due fossati naturali e agevolmente raggiungibile solo dal lato occidentale, che quindi necessitava di fortificazioni artificiali. Queste vennero realizzate subito prima dell’arrivo dei Romani, o poco dopo, e consistettero in una massiccia muraglia composta da grossi blocchi di tufo disposti di testa e di taglio sapientemente accostati senza l’ausilio di malta. Tale muraglia, più arretrata rispetto a quella attualmente visibile in sito, collegava i due rii Puzzolo e Falisco e seguiva un tracciato irregolare e sconnesso dovuto all’andamento del promontorio tufaceo .

Nepi Bastione Nord acquedotto
Dopo essere stata conquistata dagli Etruschi, che occuparono anche la vicina cittadini di Sutri, Nepi passò sotto il dominio romano grazie all’esercito del dittatore Furio Camillo (446 – 335 a.C. ) che nel 396 a.C. la occupò per contenere la potenza di Veio. Tra il 390 a.C. ed il 386 a.C., a causa di un indebolimento di Roma dovuto all’incendio gallico, Nepi passò più volte sotto il dominio etrusco e, appunto, romano fino alla conclusiva e definitiva conquista da parte dei Romani che, nel 383 a.C., secondo Livio (59 a.C. – 17 d.C.), o nel 373 a.C., secondo Velleio Patercolo (19 a.C. – 31 d.C.), vi fondarono una colonia latina, come accadde anche per la vicina città di Sutri. Le due città, che sorgevano lungo le direttrici conducenti all’interno del territorio etrusco, nonchè dotate di solide fortificazioni, furono considerate autentici avamposti strategiche da parte dei Romani, come riferisce Livio a proposito di Nepi: “Loca opposita Eruriae et velut claustra inde portaeque” . Su ciò che accadde successivamente le fonti non danno praticamente alcuna informazione tranne lo stesso Livio, il quale scrisse che “Nepete” fu una di quelle colonie che si rifiutarono di offrire aiuti a Roma e per questo, nel 204 a.C., venne punita da parte del senato romano.

Dalle testimonianze epigrafiche si evince che Nepi fu elevata a Municipium e, per questo, godette di una condizione giuridica molto favorevole . La ricchezza e lo sviluppo della città di Nepi in epoca romana, furono dovuti soprattutto al fatto che qui passò la Via Amerina, tracciato di notevole importanza in quanto collegante Roma con l’Umbria. Testimonianze della dominazione romana furono rinvenute nel 1988 dall’archeologa Letizia Rustico, che grazie alla collaborazione dell’ Archeoclub locale, liberò i sotterranei del castello dei Borgia dall’accumulo di detriti e spazzatura, portando alla luce una porta di età romana, nonchè i resti dell’antica via Amerina sopra citata. Tale porta, anche in virtù del fatto di essere affiancata da un altro sistema di chiusura ad un fornice di epoca medievale, risulta essere stata utilizzata per molto tempo come ingresso principale alla città per chi proveniva da Roma . Per quanto riguarda la datazione di tale porta Rustico, partendo dal confronto con altre porte romane aventi caratteristiche in comune con la suddetta afferma: “Un’attribuzione cronologica al II sec. a.C. a cui riportano in maniera convincente gli elementi scaturiti dalle osservazioni sulla tecnica edilizia e dall’analisi delle modanature della porta, mi troverebbe quindi maggiormente consenziente” . Per la sua forte posizione alle porte del Ducato romano, contesa fra Goti e Narsete, Nepi fu distrutta nel 568 da Alboino ( 526 – Verona, 572 d.C. ). Dopo la ricostruzione nel sec. XI, fu presa da Roberto il Guiscardo (Hauteville-la-Guichard, 1025 circa – Cefalonia, 17 luglio 1085) ma, nel 1063, venne riconquistata dalle genti della contessa Matilda e dai Romani sotto il comando di Ildebrando . Molto complessa ed intricata è la storia delle antiche fortificazioni della città di Nepi che nel corso delle varie epoche, ma soprattutto con il susseguirsi delle varie dominazioni, subirono molteplici modifiche nel periodo Medievale specialmente sotto il dominio degli Orsini, degli Anguillara, e dei Colonna, vale a dire fino alla prima metà del XV secolo .

Rocca_2
Le trasformazioni maggiori riguardarono il castello della città di Nepi, dimora passata di mano alle suddette famiglie, che venne modificata a seconda delle necessità e dei piaceri di ogni proprietario. Con il passaggio della città alla Chiesa, nel 1445, la trasformazione più radicale fu conferita da Rodrigo Borgia ( Xàtiva, 1 gennaio1431 – Roma, 18 agosto 1503 ), futuro Alessandro VI, che governò Nepi nel 1456 o, secondo altre fonti, nel 1479 o addirittura in entrambi gli anni . Proprio nel 1456, Rodrigo venne nominato Cardinale dallo zio Papa Callisto III ( Xàtiva, 31 dicembre1378 – Roma, 6 agosto 1458 ) e inviato a governare Nepi. Nel 1457 lasciò la città dopo essere stato nominato vice Cancelliere dello Stato Pontificio, ma vi ritornò dopo la morte dello zio. Successivamente fu eletto alla massima autorità ecclesiastica anche grazie all’appoggio di Ascanio Sforza, ottenuto in cambio della cessione del castello allo stesso. A governare la città di Nepi tra il 1521 ed il 1535 fu il poeta Bernardo Accolti ( Arezzo, 1458 –Roma, 1535 ), autoproclamatosi l’“Unico”. Sotto la sua amministrazione fu eretto un secondo palazzo affiancato a quello borgiano, che il poeta volle affrescare, ma che oggi è ridotto a rudere . L’“Unico” venne più volte cacciato dalla popolazione e il suo governo terminò nel 1534 con l’elezione di Papa Paolo III ( Canino, 29 febbraio 1468 – Roma, 10 novembre1549 )e la cessione di Nepi al figlio Pierluigi Farnese ( Roma, 19 novembre 1503 – Piacenza, 10 settembre 1547 ). Fu così che la città subì molteplici trasformazioni che interessarono oltre che le mura difensive, anche l’assetto urbanistico con la creazione e l’allargamento di strade e piazze, la costruzione di nuovi edifici, l’adattamento delle strutture di difesa all’artiglieria che già dal 1400 aveva imposto una radicale modifica delle strutture difensive mediante la realizzazione di scarpate sempre più profonde, muraglie sempre più alte e concepite in base ai nuovi canoni dell’arte militare . Ad eseguire le opere più significative ed importanti fu Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze, 12 aprile 1484 – Terni, 3 agosto 1546), profondo conoscitore dei principi teorici dell’epoca. A lui si deve la costruzione della cinta fortificata, il progetto iniziale del palazzo Comunale e quello della chiesa di San Tolomeo, terminata solo nel secolo successivo. Il progetto della cinta muraria implicò la demolizione delle abitazioni all’esterno di questa, con un conseguente spostamento della popolazione all’interno dell’area fortificata che portò ad un grande sviluppo edilizio. L’ingresso alla città avveniva attraverso due porte, l’attuale Porta Romana, affiancata da due posterule, e Porta Cavaterra, ora Porta Nica. Le mura vennero dotate di un profondo fossato e, sul lato settentrionale, fu aperta una nuova porta, Porta Falisca. Il periodo farnesiano, per la città di Nepi, fu tanto prospero quanto breve . Quando, nell’agosto del 1545 Nepi fu scambiata dai Farnese per il ducato di Parma e Piacenza e la città tornò sotto il controllo della Santa Sede, la costruzione delle mura era in parte ultimata fino a Porta Falisca. In seguito, si continuò con il completamento del tratto detto “Mazzaporco”, sotto l’attuale Palazzo Pisani. Nel 1559 ebbe inizio la realizzazione dell’acquedotto che, tramite il convogliamento delle acque dalla vicina sorgente in località Varano, portavano l’acqua fino all’altura prospicente la città. Per quanto riguarda la distribuzione all’interno del centro abitato, nel 1563 venne interpellato l’architetto Giacomo Barozzi detto Il Vignola ( Vignola, 1 ottobre 1507 – Roma, 7 luglio 1573 ) ma non si trovò una soluzione. Una svolta si ebbe con l’architetto Filippo Barigioni ( Roma, 1672 – 1753 ), inviato dal Cardinale Giuseppe Renato Imperiali, che realizzò le arcate ancora oggi visibili, portando l’opera al completamento nel 1772. Nepi rimase sotto il controllo della Chiesa fino al 1870, periodo durante il quale la delegazione Apostolica di Viterbo mise a punto un progetto per una nuova strada di accesso alla città nel1860. Il progetto fu respinto, ma venne ripreso in considerazione nel 1885, quando il consiglio comunale approvò la realizzazione di una nuova strada con conseguente taglio delle mura difensive del Sangallo.

Rocca di Nepi
Dopo ripetuti tentativi da parte della popolazione, oltre che di alcune personalità istituzionali, di impedire i lavori soprattutto a causa dello scempio che sarebbe risultato dal taglio delle mura, nel 1894 questi ebbero inizio. Ad essi seguirono delle importanti scoperte archeologiche nei pressi della rocca, che riportarono alla luce una vasca in muratura, latrine, ma soprattutto una muratura in grandi blocchi di tufo realizzata dai Romani durante le opere di fortificazione della città, contestualmente a quella rinvenuta vicino a Porta Romana . I lavori ripresero nel maggio dello stesso anno e si conclusero in breve tempo con la realizzazione del viadotto in muratura, più duraturo ed economico di quello dell’iniziale progetto che lo prevedeva in ferro, realizzato per superare il dislivello del fossato e tale da permettere, tramite un terrapieno, l’ingresso alla città .


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