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La citta’ perduta di conturrana

Creato il 11 maggio 2013 da Marcella

Le Origini di San Vito Lo Capo da “Conturrana”

 CAPPELLA DI SANT CRESCENZA

L’ antica leggenda di Conturrana avvolge da sempre di mistero il ridente territorio di San Vito Lo Capo.

Numerose fonti storiche, per la verità confuse quando non contraddittorie, parlano di un’antica città perduta che ebbe il nome di Conturrana.

Come in quasi tutti i casi di leggende tramandate da tempi immemori attraverso sparuti frammenti scritti, non è facile stabilire la linea di confine che divide la storia dalla leggenda.

Di Conturrana partano le fonti antiche di Pirro, Tolomeo e Cicerone e tutte e tre le testimonianze danno comunque per scontata l’esistenza di un’antica città nell’Egitarso (l’antico nome di san Vito lo Capo).

Cicerone afferma che è proprio in quei luoghi che il giovane Vito, il Santo da cui prende il nome la cittadina, riparò durante un viaggio intrapreso per sfuggire alle persecuzioni dei Cristiani durante l’imperatore Diocleziano; secondo la leggenda una tempesta lo costrinse a riparare con la nutrice Crescenzia presso la baia di San Vito dove approdò e raggiunse “Conturranea” provando a convertire senza successo gli abitanti di quei luoghi che invece lo scacciarono. Dio punì gli abitanti dell’antica città con una enorme frana che seppellì il villaggio ed i suoi abitanti in corrispondenza della zona contrada Valanga a San Vito lo Capo dove pare fosse localizzata l’antica Conturrana o Cetaria. A poche centinaia di metri dalla frana che nasconde il mistero di Conturrana sorge la cappella dedicata a Santa Crescenzia (Foto in alto), luogo in cui secondo la tradizione si trovavano Vito e la sua Nutrice quando l’ira divina distrusse il villaggio. Di fatto, sotto i massi franati della contrada Valanga, sono stati ritrovati frammenti di ceramica e utensili.

Un altro famoso storico, il Fazello, nel De rebus siculis, pur dichiarando Conturrana un mero frutto della fantasia del volgo della borgata sanvitese, parla dell’esistenza a 500 passi dalla riva diuna rupe immensa, staccatasi misteriosamente dalla montagna e chiamata Conturrana.

tonnara del secco

Nell’agosto del 1981, nel corso di una breve permanenza estiva a San Vito Lo Capo, lo studioso di archeologia Gianfranco Purpura scoprì casualmente l’esistenza di uno stabilimento antico per la lavorazione del pesce, nei pressi della Tonnara del Secco (Foto sopra), insieme a delle vasche per la preparazione di una apprezzata salsa di pesce prodotta dai romani, il “garum”, composta di intestini di sgombri o di tonni, lasciati a macerare in vasche con il sale per circa due mesi, al calore del sole.

Dal sottosuolo della tonnara il Purpura raccolse inoltre una quantità di cocci di anfore commerciali tale da consentire di avanzare un’ipotesi sul periodo di utilizzazione dell’impianto che fu attivo dalla fine del IV secolo a.C. fino all’arrivo degli arabi in Sicilia (827). Lo studioso concluse poi la sua ricerca affermando che “la scoperta a San Vito di un impianto per la lavorazione del pesce potrebbe indurre a vedere in esso una conferma diretta di antiche congetture formulate sull’ubicazione di Cetaria, cittadina menzionata nelle fonti, soprattutto romane, lungo questo tratto della costa siciliana”.


Archiviato in:divertimenti, storia o mito Tagged: conturrana, crescenzia, diocleziano, fonti storiche, garum, san vito lo capo, tonnara del secco, valanga

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