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La cometa 67P sta per rompersi?

Creato il 21 settembre 2014 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Pubblicato Domenica, 21 Settembre 2014 14:55
Scritto da Marco Di Lorenzo

Il team Rosetta ha pubblicato un nuovo spettacolare mosaico, ripreso Venerdi mattina a soli 28.6 km di distanza dal centro del nucleo della cometa; qui sotto l'immagine elaborata da Elisabetta e Marco:

67P 19 September 2014 NavCam

67P 19 September 2014 NavCam
Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM; processing: 2di7 & titanio44

L'immagine mostra in maniera evidente l'aumento di attività del nucleo negli ultimi giorni, con getti multipli che fuoriescono soprattutto dal "collo" che separa le due porzioni del nucleo, ancora più evidenti nella seguente versione "a falsi colori":

Comet on 19 September 2014 es

Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM; processing: M. Di Lorenzo

Aguzzando la vista, in queste immagini si notano anche innumerevoli macchie bianche di piccole dimensioni e spesso allungate; nelle immagini riprese nei giorni scorsi erano molto meno numerose e, probabilmente, non si tratta di difetti del sensore o di raggi cosmici ma di oggetti realmente emessi dalla cometa (grani di polvere o frammenti di ghiaccio), ad ulteriore conferma dell'aumentata attività cometaria. Questa specie di "neve" è ben visibile nella seguente elaborazione di una delle 4 immagini che compongono il mosaico, centrata proprio sui getti:

Comet on 19 September 2014 d

Sub-immagine elaborata con una tecnica di "solarizzazione" per evidenziare ulteriormente i getti e i "grani", che sembrano scuri di fronte ai getti
Credits: ESA/Rosetta/NAVCAM - Elaborazione: M. Di Lorenzo

Questo rapido aumento di attività potrebbe indurre nei prossimi giorni il team di navigazione a rinunciare all'abbassamento di quota dell'orbita da 29 a 19 km, una manovra che dovrebbe iniziare a metà della prossima settimana, quando Rosetta dovrebbe finalmente attraversare il terminatore e iniziare lo studio della parte in ombra del nucleo.

Comet on 19 September 2014 crepaccio

C'è poi un altro preoccupante dettaglio in queste immagini, qualcosa che era stato intravisto già in precedenza ma che adesso è molto più evidente: un lungo crepaccio si sta aprendo proprio a metà del "collo", nella regione più attiva del nucleo. E' probabile che, proprio da qui, stia uscendo una parte dei gas e delle poveri e la forza di questa spinta endogena, confrontata con la bassissima forza gravità della cometa, potrebbe portare in futuro alla rottura e alla separazione dei due pezzi, "la testa" e il "corpo" del nucleo.

Eventi del genere sono stati già osservati su altre comete, una cosa molto simile deve essere successa qualche giorno fa anche alla C/2011 J2 (LINEAR) ma, nel caso della 67P, la separazione è probabilmente ancora molto di là da venire e potrebbe richiedere svariati mesi (magari tra un anno, subito dopo il perielio); nel caso avvenisse precocemente, però, potrebbe creare seri problemi alla navigazione di Rosetta e soprattutto al lander Philae che si dovrebbe posare sulla "testa" della cometa tra circa 50 giorni. 

Nel frattempo, il team che lavora sullo strumento MIRO (Microwave Instrument for the Rosetta Orbiter) ha presentato i risultati sul vapore acqueo emesso dalla cometa negli ultimi tre mesi. Lo strumento utilizza una antenna di 30 cm per rivelare le microonde emesse dalle molecole di acqua e, già 3 mesi fa, ne aveva rivelato la presenza da 350 mila km di distanza, nella chioma che circonda il nucleo.

Ora che Rosetta è molto più vicina, è possibile studiare in dettaglio l'emissione: intanto, in questi ultimi 3 mesi, essa è cresciuta da 0.3 litri/sec a una media di 1 L/s, con picchi di 5 L/s (presumibilmente quando il Sole illumina la zona attiva sul "collo", NdR). I modelli teorici prevedono che la maggior parte del vapore sia localizzato vicino alla regione illuminata dal Sole e i dati di MIRO lo confermano; sarà interessante vedere quale tasso si misurerà nei prossimi giorni, quando Rosetta esplorerà il lato notturno del nucleo.

In aggiunta all'acqua, il team di MIRO ha anche rilevato la presenza di ammoniaca e metanolo ma, stranamente, non ci sono tracce di monossido di carbonio.

Infine, MIRO è riuscito anche a misurare la temperatura sub-superficiale, immediatamente al di sotto della superficie, ed ha trovato valori compresi tra 30 K e 160 K (da -243 a -113 °C, NdR); le regioni più fredde sono, ovviamente, quelle in ombra, specialmente quelle polari, che non vedono la luce del Sole da anni.

Riferimenti:
http://sci.esa.int/rosetta/54523-cometwatch-navcam-images/
http://blogs.esa.int/rosetta/2014/09/15/miro-bathes-in-water-vapour/


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