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La commedia degli onesti

Creato il 23 novembre 2014 da Zamax

A Maurizio Landini sono sfuggite parole piuttosto sgradevoli nei confronti del Presidente del Consiglio: «Renzi», ha detto il leader della Fiom, «non ha il consenso delle persone oneste». La frasetta velenosa ha fatto rumore. A Landini hanno tirato le orecchie non solo esponenti del governo o della politica in generale, ma anche pezzi grossi di Confindustria, nonché tutte le gazzette della penisola, tranne quelle dei fanatici. Benché giustificata, c’è qualcosa di vagamente surreale in questa corale rampogna.

La potentissima mafia degli onesti assedia la repubblica italiana fin dalla sua nascita. Sui manifesti della campagna elettorale del 1953, ad esempio, si poteva leggere: «Votate P.C.I. – Per un governo di uomini onesti», oppure «Vota comunista – Per l’onestà contro la corruzione». Con il crollo del comunismo l’onestà (e la disonestà degli altri) è diventata l’unico argomento, l’unica ragione d’essere, l’unico messaggio politico della sinistra orfana del marxismo; anche se qualcuno osserverà, a ragione, che la politica dovrebbe essere connaturata proprio a quella società civile che ci ha fatto uscire dallo stadio belluino dei buoni contro i cattivi. Da noi la società civile è invece una sceltissima parte della società, è la Cassazione dell’opinione pubblica, e propugna esattamente questo: la lotta dei buoni contro i cattivi, la lotta della società civile contro la società incivile.

Ed è così che un po’ alla volta il minaccioso partito dell’onestà e La Repubblica hanno rimpiazzato il partitone comunista e L’Unità, finendo per guadagnare alla loro sbrigativa causa anche la grande stampa pantofolaia milanese e torinese. Mettere in dubbio l’onestà, ed anzi proclamare la disonestà genetica di democristiani, socialisti craxiani e berlusconiani è stato per decenni il passatempo preferito dell’autoproclamatasi società civile, dei suoi referenti politici e dei suoi organi di stampa, un vero e proprio segno di distinzione; e denunciare cricche e caste è diventata tutta la beata occupazione di un’armata di giornalisti, politici, e intellettuali di complemento.

Col tempo la malattia si è estesa a tutto un popolo: ad un certo punto in Italia non si trovava più neanche un povero cane pidocchioso che non si ritenesse onesto, offeso, umiliato e buggerato dalle cricche. Ma così, purtroppo, alla razza disonesta veniva a mancare il materiale umano. E’ stato dunque per un’impellente necessità organica che il corpo della nazione ha partorito la fazione vaffanculista (quella propriamente detta e quella di rincalzo) e il suo quotidiano di riferimento: è il partito degli onestissimi indispensabile a rimettere in moto la circolazione; il quale adesso usa il linguaggio degli onesti contro il partito degli onesti; i quali adesso si sentono mortalmente offesi da tanta grossolana volgarità. Mentre la sullodata stampa pantofolaia riscopre all’improvviso tutta la nefanda bruttezza del giacobinismo di piazza.

[pubblicato su LSblog]


Filed under: Articoli LSblog Tagged: Giustizialismo, Maurizio Landini, Questione morale

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