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LA COMUNICAZIONE POLITICA NEL WEB 2.0. Come cambia il modo di comunicare la politica?

Da Mariagraziapsi

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I social network hanno cambiato il modo di comunicare la politica. Il buon utilizzo della rete è un fattore che ci può permettere di capire meglio il successo alle urne di un attore politico piuttosto che un altro. A quali risultati può portare la comunicazione politica on-line se usata bene, come ha fatto il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama negli Stati Uniti o Movimento 5 Stelle in Italia, o male, come Letizia Moratti in occasione delle elezioni comunali a Milano del 2012?

Comunicazione politica

Prima di procedere dobbiamo definire che cos’è la comunicazione politica. Abbiamo due grandi filoni interpretativi (Denton, Woodward, 1990) :

  • Il primo che considera tutte le forme di comunicazione, comprese quelle interpersonali. Questo approccio risulta difficile da studiare perché non tutte le relazioni umane, essendo moltissime, sono facilmente operazionabili.
  • Il secondo considera l’intenzionalità comunicativa, riconducendo la comunicazione politica ai processi con cui un emittente cerca di influenzare l’opinione/sfera pubblica.

Utilizzeremo quindi questo secondo filone con il quale potremo capire meglio che cosa sta cambiando nel modo di comunicare la politica.

La comunicazione politica a partire dagli anni ’80 si caratterizza per la comparsa di logiche strategiche: si costruisce una squadra intorno ad un leader e si utilizzano strumenti di marketing. Si è entrati nella cosiddetta campagna elettorale permanente (Permanent campaign, S. Blumenthal, 1980), il candidato è cioè sempre sotto i riflettori dei media. Questo concetto si è unito ad un’altra rivoluzione: Internet, un ambiente che permette a tutti gli utenti di creare contenuti web.

Ciò ha portato all’abolizione delle relazioni gerarchiche per la produzione delle notizie: nascono figure quali blogger, cittadini-giornalisti (citizen journalist) e cittadini leader d’opinione nella cerchia degli amici su Facebook o dei followers su Twitter (opinion leaders). Il Web 2.0 è infatti social, è un approccio culturale diverso basato sulla personalizzazione della notizia e sull’interattività.

Il web ha successo se si pongono al centro gli utenti e si interagisce con essi. Fallimentari sono le politiche comunicative on-line dove si elabora un sito-vetrina del candidato, senza possibilità di porgli domande o senza strumenti di condivisione delle notizie presenti. Queste azioni sono ferme al  web 1.5, un limbo tra social network e blog dei primi anni Duemila, dove si utilizza Internet ma non secondo le potenzialità odierne (Sorice, 2012).

SUCCESSI POLITICI 2.0

 Barack Obama

Se pensiamo a candidati che hanno utilizzato al meglio il web non possiamo che riferirci a Barack Obama. Il Presidente americano nelle campagne elettorali del 2008 e del 2012 ha puntato su un team affidabile e professionale e sull’aiuto di volontari quali megafoni del suo messaggio politico.

Procediamo con ordine: dove risiede la chiave del successo di Obama? La risposta si può trovare nella sua capacità di fare networking, cioè costruire una rete fitta di relazioni con i suoi collaboratori e/o sostenitori. Ma Obama e il suo team avevano capito che la loro campagna non si poteva basare soltanto sul banale reclutamento di volontari. Per prima cosa hanno creato la piattaforma my.barackobama.com nel 2008 e Dashboard nel 2012. Queste piattaforme hanno permesso a chiunque di partecipare, ottenere informazioni da condividere, eventi a cui partecipare, fare donazioni verso progetti con obiettivi concreti, acquistare ogni tipo di gadget. Insomma uno spazio social personalizzato che si basava sulla possibilità di sostenere la campagna del candidato a seconda del livello di impegno che si voleva mettere a disposizione. Barack Obama ha creato contenuti per gruppi d’interesse diversi e/o specifici,contenuti dedicati agli afroamericani, ai latini, agli asiatici e agli LGBT. Infine ha differenziato l’azione creando rispettivamente gruppi informali di volontari, per stati di sicura vittoria, o comitati locali, per stati in bilico. Insomma nelle campagne elettorali di Barack Obama nessuno, che appoggiasse il suo disegno politico, si sentiva escluso. I risultati sono stati un incremento del numero dei votanti, ha catturato l’attenzione degli “indecisi democratici”, e l’uso dell’emotività ha conquistato anche molti repubblicani.

E in Italia? Il Movimento5stelle.

Passando al caso italiano, troviamo un solo attore politico che ha saputo utilizzare in maniera produttiva il web: il Movimento5Stelle. La strategia di comunicazione si basa su:

  • Diffusione del messaggio politico
  • Organizzazione di eventi (V-day e Tsunami Tour)
  • Eventi in grado di mobilitare i media tradizionali (attraversamento a nuoto Stretto di Messina)
  • Influenzare l’agenda politica
  • Organizzare la partecipazione (utilizzando la piattaformacom)
  • Raccolta fondi con obiettivi definiti

Inoltre il blog di Beppe Grillo, beppegrillo.it, centro focale del Movimento, mette a disposizione dei volontari materiale da stampare e diffondere sia in rete sia nei banchetti dei Comitati locali. Inizialmente venivano usati i meetup, ora si sta spostando su una piattaforma integrata BeppeGrillo-Movimento5stelle, per diverse funzioni tra cui: uno spazio di discussione sui temi proposti da Grillo, all’interno del quale ogni partecipante è un nodo che raccoglie e condivide informazioni, link e proposte, e organizza attività politica di cittadinanza attiva.

Quindi anche con il Movimento di Beppe Grillo troviamo peculiarità simili al caso americano. Cosa sta mancando, secondo molti studiosi della comunicazione politica e della scienza politica, sono delle regole chiare e delle politiche interne al blog che non diano in pasto all’opinione pubblica l’agenda politica da seguire ma che si propongano temi organici che possano essere arricchiti e migliorati dagli utenti.

INSUCCESSI POLITICI 2.0

Letizia Moratti e il “caso Sucate”

L’esempio di un insuccesso, legato ad un uso non consapevole del web, riguarda Letizia Moratti e il suo staff, in occasione della campagna elettorale per diventare sindaco di Milano del 2012.

In questo caso possiamo vedere come una scelta non attenta dei collaboratori possa generare malintesi e autogol clamorosi. Servono persone che conoscono il candidato, che non improvvisano ma sanno quello che stanno facendo. Letizia Moratti, in occasione della campagna elettorale, puntò molto sulla possibilità di invasione di migranti a Milano se avesse vinto il suo avversario. Le parole chiave della sua campagna furono “No alle zingaropoli” o “No moschee abusive”. L’episodio ha origine proprio da quest’ultima questione, con un tweet nel quale un utente chiedeva al candidato sindaco che cosa ne pensasse della costruzione di una moschea abusiva nel quartiere (inventato e ironicamente immaginario) di Sucate. La risposta seria e puntale dello staff ha creato ironia sul web e ha portato alla nascita di una competizione creativa sui problemi del curioso quartiere, spostando l’attenzione dai temi dalla campagna della Moratti alle gaffe della stessa. Il “caso Sucate” è diventato virale e migliaia di utenti ne hanno discusso sulla rete. Questa è stata una delle cause che hanno portato ad una maggiore attenzione verso il candidato di opposizione Giuliano Pisapia e una sua vittoria inaspettata.

Quali scenari?

Sicuramente, all’interno del dibattito accademico, si è affermata la consapevolezza di una nuova generazione di organizzazioni politiche, le MoveOn Organisations (caso più significativo è ancora l’OFA negli Stati Uniti o Change.org per firmare petizioni online), le quali si basano sulla partecipazione attiva dei cittadini in uno scambio continuo con gli attori politici. In particolare, ogni politico deve confrontarsi non solo con il suo partito e i sindacati, prima generazione di organizzazioni politiche, o con organizzazioni non governative, appartenenti alla seconda generazione, ma anche con enti fluidi e dinamici che mettono in discussione molte convenzioni, considerate fino ad allora indiscutibili.

Il web ha la possibilità di creare organizzazioni senza organizzazioni. Crea inoltre un organizzazione con una diversa organizzazione.  (D. Karpf, 2012)

 Gabriele Peirano

 

Bibliografia:

GIANSANTE G., La Comunicazione politica on-line. Come usare il web per costruire consenso e stimolare la partecipazione, Carocci, Roma 2014

RODRIGUEZ M., Consenso, La comunicazione politica tra strumenti e significati, Guerini e Associati, Milano 2013

SORICE M., La comunicazione politica, Carocci, Roma 2011



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