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La conchiglia della dani

Da Nina

Era Marzo quandi ho ricevuto la sua prima mail e ci siamo conosciute:
Ciao Nina

mi chiamo Daniela e sono una fivettara anch'io.

Per essere precisa, sono alla terza fivet (la seconda con transfer), dopo 2 iui. Sono al 10°PT e ti ho scoperta due giorni fa quando, dovendo far passare la giornata tra l'assunzione di un farmaco e i brontolii alla pancia, sbalzi di umore e seghe mentali che non ti sto a raccontare perché tu li hai spiegati già benissimo nel tuo blog, ho fatto una googlata e mi sono imbattuta proprio nel tuo post sull'8°PT.

Ho riso, ho pianto e in circa un paio d'ore ho divorato il tuo blog, tutta la tua fivet, che è anche la mia e quella di tutte noi in cerca.

Ti scrivo quindi per ringraziarti perché hai saputo tradurre in parole, con bellissime, splendide parole, tutto ciò che in questi 5 anni di ricerca, di cui due passati tra ospedali e laboratori analisi, mi è passato per la testa, per il cuore, per lo stomaco. [...]

Sono qui, al 10°PT. Piena di speranze e di lacrime negli occhi, tra ansia di farcela e ansia di fallire, ancora, per l'ennesima volta col terrore di cadere in un baratro dal quale sarà durissimo rialzarsi, eccomi qui anche io a ringraziarti per aver dato voce ai miei pensieri. Chissà, magari, un esito positivo mi farà cambiare idea...

Da allora ce ne sono state moltre altre, ma sarà proprio lei a raccontarvi la sua storia: il prima... e il dopo

LA CONCHIGLIA DELLA DANI

Cara Nina, care tutte voi che leggete,

GRAZIE. Nina grazie per aver aperto questo spazio condividendo la tua storia e grazie a tutte voi per aver condiviso le vostre esperienze, le vostre emozioni.

Mi sono ritrovata in tutti i vostri racconti, nelle vostre storie c'è anche la mia, nei vostri commenti ho trovato quel sostegno, l'incoraggiamento, quella forza di cui avevo bisogno e che altrove non ho trovato, non per mancanza di chi mi è vicino, ma perché nessuno può capirti meglio di chi ha vissuto un'esperienza simile alla tua.

Ho scoperto questo spazio forse un po' tardi, ma sono davvero contenta di esserci arrivata: stavo googolando informazioni circa i sintomi all'ottavo giorno PT quando sono capitata qui e ho letto ogni pagina di questo meraviglioso blog, fino alla fine, tutto d'un fiato, perché più leggevo più mi rispecchiavo, e piangevo e poi ridevo, e ho capito solo allora di non essere mai stata sola. Siamo un esercito che lotta per la vita. Da allora vi ho seguite e nel frattempo io sono finalmente giunta alla trentottesima settimana di gravidanza! Questa splendida e meravigliosa avventura sta volgendo al termine dopo cinque anni di sofferenze fisiche e psicologiche per fare spazio a un futuro tutto da scoprire. Un futuro a tre, finalmente.

La mia fivet è stata una fivet come tante altre descritte e raccontate qui: nel mio caso due anni di ospedale, camici bianchi, monitoraggi, cinque tentativi (due IUI e tre ICSI), polveri e liquidi da mischiare, aghi e siringhe, iniezioni ad orari prestabiliti, vita sociale (vacanze, cene con gli amici, ecc.) che ruota letteralmente intorno a tutto questo, lividi sulla pancia perché a un certo punto non trovi più un pezzetto di pelle che non sia stato sforazzato, sbalzi d'umore, gonfiore e chili superflui in dotazione, attese, tante attese, lunghe e interminabili, sfiancanti attese (in corsia in ospedale, in attesa del mese giusto per cominciare, in attesa che passi quello sbagliato) e delusioni, anche tante e dolorose delusioni. Ogni tentativo, più o meno blanda che sia la stimolazione, è IL tentativo: speri che sia quello buono, speri che sia quello giusto, l'ultimo. E ogni tentativo fallito è la morte nel cuore. Ma qualcosa ti spinge ad andare avanti, cadi, ma poi incredibilmente trovi la forza di rialzarti e continuare, e di nuovo si ricomincia: visite, orari, aghi, attese. Poi a un tratto ti trovi qui, sì, siamo proprio qui, sulla vetta di questa montagna, alta, con strade impervie e tortuose, e finalmente dopo tanta faticosa salita siamo in vetta e il panorama, ragazze, da qui è bellissimo: finalmente un futuro a tre davanti a noi!

Perciò grazie di cuore a tutte voi per aver condiviso le vostre emozioni che sono anche le mie; grazie per aver lasciato la vostra testimonianza perché ho potuto riflettere, fare le mie scelte, rafforzare le mie posizioni; grazie perché ho trovato il sostegno di cui avevo bisogno e che purtroppo non sempre ho trovato nelle persone a me più vicine, che non possono capire che non è non pensandoci che si rimane incinta, che non è così facile "portare pazienza perché tanto prima o poi arriva", che se scatti come una molla magari è perché hai ansie, preoccupazioni e ormoni iniettati in quantità elefantesche in corpo che non possono nemmeno immaginare, o che non capiscono che fare le pratiche per l'adozione non è l'alternativa per rimanere incinta. Avete presente quelle frasi tipo "una mia amica ha avviato le pratiche di adozione ed è rimasta incinta", oppure "Beh, se io fossi al tuo posto penserei all'adozione"? Come se l'adozione fosse una seconda scelta o l'ultima spiaggia prima della resa. Spesso mi sono trovata di fronte a persone care che nel tentativo di consolarmi non hanno che peggiorato il mio stato d'animo in quel momento, eppure devi sorridere, glissare e essere forte anche per capire che chi non c'è dentro può non capire, può non essere d'aiuto. Ed ecco invece che il sostegno di cui hai bisogno lo trovi proprio in mille volti sconosciuti che si celano dietro tante storie di sofferenza come la tua e che hanno avuto il coraggio di condividerle. E allora ti senti un po' meno sola e un po' più forte. Grazie dunque a voi per tutto questo, vorrei potervi abbracciare una ad una, chi ce l'ha fatta e chi sta ancora lottando, per potervi trasmettere la forza che sento in questo momento, che arriva da dentro, da questo piccolo esserino che cresce in me.

Come molte di voi in questo mare e su questa spiaggia, ho passato gli ultimi cinque anni a cercare la felicità: tutto è cominciato nel 2008 con la mia prima gravidanza spontanea, ma poi il raschiamento alla decima settimana è stato la morte dentro e fuori me e poi nuovi tentativi... che all'inizio è pure divertente, eh! Sei piena di speranza, poi via via che il tempo passa, diventa tutto più frustrante, un impegno da calendarizzare, passa la poesia. E' allora che decidiamo di rivolgerci al ginecologo: comincio così i primi prelievi di sangue per monitorare i livelli ormonali durante il ciclo, tre devastanti mesi di Clomid in cui ho scoperto con aberrazione un'altra me, sotto l'effetto di quelle pastiglie che evidentemente non erano la soluzione per me, fino a dire "STOP. Basta!" Così non potevo più andare avanti. Avevo bisogno di riposare, di far riposare la mia mente e il mio corpo. Così era un massacro.

Nel 2011 le mie prime ricerche on line sulla fecondazione assistita: legislazione, condanne, anatemi, scomuniche papali, ospedali pubblici e convenzionati, centri privati, Italia, estero, costi, liste d'attesa, forum, siti e blog sull'argomento con tante esperienze, tutte uguali e così diverse, così personali, ma che mi accomunavano ad ognuna di voi.

Finalmente la scelta dell'ospedale pubblico, in Italia, nella città in cui siamo cresciuti, perché anche se lontana ormai, la conosciamo meglio, ci sentiamo "più a casa" e poi possiamo contare sul sostegno e l'ospitalità di parenti e amici.

Sono qui a raccontare la mia esperienza proprio perché ritengo giusto lasciare una piccola traccia, perché se sono qui è anche merito di chi ha lasciato le proprie impronte prima di me, e allora chissà che anche io possa essere d'aiuto a qualcuna...

Mi sento fortunata e devo ringraziare di aver potuto usufruire di questa grande risorsa che è il web per cercare le informazioni e poi il conforto di cui avevo bisogno.

La scelta della struttura ospedaliera è dipesa proprio dai commenti trovati on line su forum e blog. Una telefonata e dopo quindici giorni il primo colloquio: avevamo tutte le carte in regola (che culo, eh!) per cominciare il percorso della fecondazione assistita!

E così tutto ha avuto inizio.

Purtroppo, in concomitanza con il mio primo tentativo di IUI, ho anche perso il lavoro: per me è stato un vero dramma! Una porta che si apriva e un'altra che si sbarrava davanti a me. La speranza e il fallimento. Mi è crollato il mondo addosso: mi sentivo già fallita come donna, come moglie, come madre che non riuscivo a diventare. Mi sono sentita fallita anche socialmente. Non avevo più nessuna funzione. Ecco: non funzionavo più, a nessun livello, né personale, né privato, né pubblico. E il terribile dubbio a quel punto se avevamo fatto la scelta giusta... Ma il tentativo è fallito, e così è arrivata la depressione, poi, grazie in primis a mio marito e al sostegno dei miei genitori, ho maturato la scelta di andare avanti nel mio percorso personale e familiare: d'altronde per quanto i tempi evolvano in fretta, il periodo fertile di una donna è da secoli sempre più o meno quello. Per cui, mio marito ed io abbiamo deciso di affrontare questo percorso. L'orologio, questo maledetto orologio biologico che a un certo punto comincia a fare tic-tac!

Certo, le perplessità e le paure non mancano: domande come "ce la faremo? Che ne sarà di noi? Che futuro daremo a nostro figlio?" sono all'ordine del giorno. Ma questo percorso ci ha resi più forti, più determinati, siamo ora più uniti che mai e finalmente pronti ad affrontare le nuove sfide che ci attendono in futuro.

Per ora mi godo questi ultimi giorni di pancia, tra la nostalgia che proverò quando non sentirò più il mio bimbo scalciare e muoversi dentro di me e la curiosità di vederlo, osservarlo crescere, abbracciarlo, baciarlo e nutrirlo di tutto l'amore di cui sono capace. Dopo tanto dolore, ora sento il cuore scoppiarmi di gioia.

Ragazze, tenete duro, non mollate, salite fino in cima alla montagna, ne vale davvero la pena!

P.S. Per dovere di cronaca, la struttura ospedaliera a cui ci siamo rivolti è l'Ospedale Maria Vittoria di Torino: è un ospedale pubblico a "misura di donna", l'equipe conta 3 ginecologi, i biologi e un'ostetrica "Wonder Woman", Anika, punto di riferimento essenziale per il reparto e per noi donne in cerca, una professionista e una donna speciale. Lei ti chiama per nome, non ti fa sentire un numero, ha sempre due buone parole per tutte, ti chiede come stai, se il viaggio è stato lungo o stancante, ti fa sentire quel calore umano che di solito in una corsia d'ospedale viene meno e di cui hai bisogno proprio quando affronti un percorso così "freddo" come la FIVET.

Ma ora, finalmente, è di nuovo poesia!

Il 16 novembre 2013 è nato Filippo , un bimbo curioso, così curioso che si è presentato al mondo di faccia, con i miei occhi e lo sguardo profondo del papà, con la sua bocca e il mio sorriso allegro. Sintesi perfetta. E' una gioia infinita averlo con noi, sentire il suo caldo respiro, sfiorare le sue guance di pesca, tenergli le manine mentre lui comincia a muovere i suoi primi passi in questo meraviglioso mondo, che riscopriamo così meraviglioso proprio attraverso i suoi piccoli grandi occhi di bambino. Felici di crescere insieme.

Grazie Nina! Grazie ragazze e buon Futuro!

LA CONCHIGLIA DELLA DANI


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