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La corrispondenza di Tornatore: l’amore, oggi, e altrove

Creato il 22 gennaio 2016 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

la corrispondenza tornatoreTutto ha inizio in medias res, durante un bacio appassionato, l’ultimo bacio, un bacio d’addio tra due folli amanti e innamorati fugaci, di rincorsa, che si vedono ogni abisso di tempo e si amano per poco ma come pochi. Dunque l’amore, un amore intenso quello che Tornatore senza preavviso ci sbatte in faccia sin dalla sequenza d’apertura. Un amore che corre via etere, tra messaggini, (video)chiamate, battute e controbattute (d’arresto) su Skype.

Un amore eterno ma non infinito, che da fisico si fa presto platonico, iperuranico, della stessa sostanza dei sogni. Un amore come tra angeli, come tra due divinità, un angelo custode e una semi-dea. Un amore che si alimenta come un libro game, come una caccia al tesoro che conduce allo sfinimento e alla scoperta di sé.

La corrispondenza di Giuseppe Tornatore è una grande storia d’amore, una di quelle non prive di qualche ridondanza, forse per romanticoni, ma certamente per tutti, purché si sia disposti a lasciarsi andare ad un cinema romanzato, che fa dell’idea e della sceneggiatura uno dei suoi punti di forza. Ecco, La corrispondenza continua il percorso che Tornatore ha intrapreso con La sconosciuta (2006) e La migliore offerta (2013): la sceneggiatura come un romanzo dell’Ottocento, ricco di colpi di scena, assolutamente inaspettati, talvolta forzati, ma che rilanciano a piè sospinto la vicenda, riportando il cinema ad essere quella macchina che racconta storie.

Il cinema, giustappunto. C’è tanto cinema ne La corrispondenza. Anche questo è una costante del regista di Bagheria amatissimo ad Hollywood. Quel discorso sul cinema che ha preso pieghe più “meta” con Nuovo Cinema Paradiso (1988) e L’uomo delle stelle (1995), ma anche risvolti più impliciti, come in questo caso. Ne La corrispondenza Tornatore riflette sul digitale, sul cinema digitale, quello di oggi, con cui non si può fare a meno di confrontarsi. Un cinema veloce, che può transitare anche in uno smartphone o in una webcam, con quelle sue immagini sgranate, pixelate, criptate come in un film piratato. Ma non solo. Il cinema digitale con quegli effetti che, tramite una foglia che (s)batte impazzita su un vetro per il vento forte o un’aquila che “costeggia” un’auto in movimento, ci ricordano quel primo indimenticabile exploit della piuma danzante in aria di Forrest Gump di Robert Zemeckis.

Con due attori in stato di grazia, Jeremy Irons e Olga Kurylenko, La corrispondenza è un film che commuove (anche grazie all’ennesima dolcissima colonna sonora di un instancabile Ennio Morricone), che vive su di un coup de theatre assolutamente imprevedibile (una volta tanto il trailer è fatto con accortezza e non spiattella nulla), un’opera che non lascia niente al caso e niente per strada. Perché per Tornatore il cinema è ancora una cosa seria. Possiamo dirlo: per fortuna che c’è (ancora) Peppuccio.

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