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La corsa delle onde di Maggie Stiefvater

Creato il 24 marzo 2013 da Tiziana Zita @Cletterarie

la corsa delle ondeOttobre, Isola di Thisby, scoglio annegato da qualche parte nell’Oceano Atlantico. Come ogni autunno gli abitanti dell’isola attendono che si rinnovi quello strano miracolo di cui sono gli unici fruitori al mondo. Dagli spruzzi schiumosi del mare stanno per emergere i cavalli d’acqua, i capaill uisce (pronuncia: COPple OOSHka): creature dall’aspetto equino, temibili e feroci predatori. Solo in questo periodo dell’anno tornano sulla terra ferma, affamati e letali, silenziosi e magnifici. L’isola pagherà loro il consueto tributo di sangue, quello dei pescatori presi alla sprovvista, o degli incauti isolani sorpresi sulla battigia.
Con l’autunno arriva anche la Corsa dello Scorpione. Turisti, allevatori e curiosi giungono dalla terraferma per assistere alla corsa annuale in cui i cavalieri e i capaill uisce più veloci e letali si sfidano sulla spiaggia, dove occorre guardarsi, non solo Cuscino letterario 7dagli avversari, ma anche dal proprio cavallo. I capaill uisce rubati al mare non sono mai veramente domati. Non puoi fidarti. Impazziscono al richiamo dell’oceano e, se non vieni azzannato da qualche destriero emerso improvvisamente dall’acqua, è il tuo stesso cavallo che prende il sopravvento e si getta in mare verso la libertà, trascinandoti con sé. 

Sean Kendrick osserva rapito le teste selvagge comparire confusamente tra la spuma. A 19 anni ha vinto quattro volte la Corsa, guadagnando fama e denaro, in buona parte riscosso dal ricco padrone della sua scuderia. Potrebbe andarsene da quello scoglio, potrebbe lavorare sul continente per gli allevamenti che si contendono la sua esperienza e il suo profondo feeling con i cavalli, ma Sean Kendrick quest’anno ha un sogno: vincere e comprare Corr, il capall uisce rosso che cavalca da 6 anni, a cui è legato in modo viscerale.
Quest’anno per la prima volta parteciperà anche una donna, Kate “Puck” Connolly, e per lei è un incubo. Odia i cavalli d’acqua che l’hanno resa orfana, lasciandola assieme ai fratelli in uno stato di povertà tale che stanno per perdere la casa. E quando suo fratello maggiore Dave le comunica che lascerà l’isola che detesta, a Puck non rimane altro che iscriversi alla Corsa assieme alla sua cavalla Dove.
Un normale equino e una ragazza inesperta su una spiaggia scalpitante di capaill uisce. Puck Connolly e Sean Kendrick non sono assolutamente preparati a ciò che li attende.

Un romanzo autoconclusivo nel mondo della letteratura YA è cosa rara e quando capita si levano grida di giubilo da parte degli appassionati che non sono costretti ad aspettare almeno un paio d’anni per vedere conclusa la loro storia del cuore. Quando però l’autrice in questione è Maggie Stiefvater, il fatto di poter godere di un solo libro diventa una tragedia, tanto più che La Corsa delle Onde (The Scorpio Races) è uno dei suoi romanzi migliori, struggente e poetico, anche se diverso per stile narrativo.

Maggie Stiefvater (2)
Nato dall’ossessione dell’autrice per le leggende sui cavalli d’acqua della tradizione celtica (eich uisce), La Corsa delle Onde ha avuto una gestazione molto lunga: è stato scritto e disfatto più volte fino a che la scrittrice non ha creato la sua “personale” leggenda, prendendo le distanze dal mito classico. In controtendenza rispetto alla narrazione di genere, la vicenda inizia con un passo quasi lento, con un’accurata presentazione dei due protagonisti e del loro mondo esteriore, ma avara di informazioni su quello interiore. L’avvicendarsi dei capitoli, raccontato in modo alternato dal punto di vista di Sean e Puck – modalità questa cara all’autrice – ci aiuta ad entrare nel loro complesso mondo privato: molta dell’empatia nasce proprio dalle azioni e dalle riflessioni dei due ragazzi, piuttosto che dalle poche parole che si scambiano.

Chi cerca la classica storia d’amore adolescenziale non la troverà. Non c’è nessun colpo di fulmine, né scatta un’attrazione fisica immediata quanto scontata. Entrambi alle prese con problematiche adulte e gravose, i due protagonisti avranno difficoltà anche a riconoscerne i sintomi, seppur chiarissimi agli altri. Il loro sarà un innamoramento lento, selvatico, ma non per questo meno profondo, anzi. Ciò che legherà Sean e Puck è qualcosa che va oltre le prime fasi dell’amore. Trova radici nella comunione di intenti, nel senso di appartenenza viscerale alla terra, nella solitudine che alberga nel cuore di entrambi, privati troppo presto dei genitori: una comprensione e un riconoscimento profondi, al di là delle spiegazioni razionali, che esplodono fin dai loro primi goffi contatti.

La Corsa delle Onde è una storia permeata di sentimenti forti, selvaggi e dolorosi. E li proviamo tutti perché l’autrice ci fa subito vivere a fondo l’Isola di Thisby, rendendola centrale nella storia: preferisce una struttura narrativa che a piccoli passi costruisce il prezioso e magico mondo dell’isola, anteponendolo quasi al tratteggio dei protagonisti. L’autrice vuole che impariamo a conoscerli attraverso l’isola perché ad essa sono strettamente connessi: così sentiamo il freddo pungente di novembre attraverso i loro brividi; guardiamo le scogliere sferzate dal vento con gli occhi socchiusi per proteggerci; assistiamo incantati e terrorizzati allo spettacolo dei capaill uisce sulla spiaggia, in un tripudio di zoccoli e schiuma e sabbia e sangue. Mai come in questo romanzo l’amore, l’odio e la paura si mescolano, rivelandosi come facce della stessa medaglia. L’amore incondizionato che Puck e Sean condividono per la propria terra contrasta fortemente con il rifiuto e l’insofferenza di Dave. Il timore reverenziale degli isolani per i cavalli d’acqua è in parte orrore per i morti che ogni anno lasciano sulla spiaggia e in parte orgoglio nel sapersi unici al mondo. Puck, pur ammirandone la bellezza e la magia, è terrorizzata dai capaill uisce che l’hanno privata dei genitori; Sean, pure essendo orfano a causa loro, li ama profondamente e considera Corr come l’unica famiglia che ha.

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Non ci sono dichiarazioni d’amore esplicite in questa storia, ma tanti momenti timidi, carichi di emozione: le dita che si sfiorano nell’acqua gelida di un lavello, una mano screpolata dal freddo e dal lavoro che porge delicata un Pan di Novembre appena sfornato, due ragazzi sulla scogliera spalla contro spalla. Soprattutto ci sono Sean e Puck che cavalcano insieme Corr e in quel momento, sentendo l’energia vitale, l’amore e la fiducia incondizionata che scorrono tra il ragazzo e il suo cavallo, Puck comprende che forse, forse, esiste qualcosa che può toccare l’anima feroce e predatrice dell’animale.
La risposta la avremo nel toccante e suggestivo finale: mi piace pensare che potrebbe essere l’inizio di una nuova storia. Mi piace pensare che tornerò a Thisby. E dopo averlo letto, vorrete tornarci anche voi.


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