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La coscienza di se e l’ideologia

Creato il 09 dicembre 2015 da 19stefano55

Ho letto pochi giorni fa questo libro, per puro caso, della fine degli anni 80 e molte riflessioni del personaggio principale, una donna separata e sempre succube del marito le ho trovate totalmente attuali.

Poi il racconto assume aspetti kafkiani e affronta l’ideologia in un mito stato che ricorda forse l’Utopia di Moro o una vecchia Albania.

L’ho recensita su ciao e si trova anche su twitter.

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Premessa

Un libro ingiallito e inserito fra tanti magari senza molto spazio dovuto al continuo inserimento di altri magari cambiati per trovare il miglior sfruttamento dello spazio. Questo è ciò che avviene nelle nostre librerie in cui settimanalmente un piumino toglie la polvere apparente.

La polvere vera è quella dell’oblio e lui , come tanti suoi simili, aveva lì il suo spazio. Poi durante un mini trasloco, che ci facciamo con questo ? Lo buttiamo, lo regaliamo? Ma in biblio ne buttano di meglio! E allora questa copertina fatta di lettere e di una penna d’oca ha destato la mia curiosità.

Il libro e l’autrice

Stampato nel 1988, Francesca Duranti l’autrice, vado sul retro di copertina dove la sua immagine è di una bella signora come tante anzi a vederla presa senza una posa d’autore mi dà più l’idea di una mamma. Leggo qualcosa senza mai pensare che il tutto è di 27 anni fa, vive tra Milano e Gattaiola nella campagna lucchese. Mi basta e comincio a leggere e noto che ad ogni inizio di capitolo viene riportato un frammento di libri di antichi teologi, filosofi in latino con traduzione. Sembrano dei Santi eruditi, storici e il primo è Ugo da San Vittore, tedesco, beato che scrive sulla donna: “..all’uomo non veniva data né una padrona né una serva ma una compagna, non bisognava trarla dalla testa o dai piedi ma da un fianco”.

Penso che su questo frammento le opinioni saranno le più diverse ma qui mi serve per introdurre il senso di questo approccio che è la storia di Valentina, una trentenne che si ritrova in via di divorzio ma con ancora in mente la sua vita con Riccardo, il marito laureato al DAMS di Bologna e ora che se la spassa con la sua nuova “sgualdrinella”. Sente un rumore alla porta e quando si è soli il silenzio fa meno paura dei suoni non noti. Apre di istinto e vede il marito che con il cacciavite toglie la targhetta dalla porta per portarsela a casa sua!.

Nasce la sensazione di vuoto, vedere il suo appartamento senza consente a lei di vedere quanto non abbia vissuto che ha seguito le idee, i costumi, le abitudini anche in campo di giochi erotici del marito senza che li possedesse come suoi. Ora chi è, quale dialogo per confrontarsi può fare e con chi? Con la madre, vedova senza patemi e ora compagna e rigenerata con l’alchimie, lo yoga, i balli popolari e tutta superficiale vedendo solo la sua rigenerazione.

Valentina ha una laurea in lingue slave, rara, scrive qualche pezzo su un giornale per donne e ora bisogna riprendersi la vita anche per motivi economici.

E’ affascinata dalla letteratura slava e sopratutto dai romanzi, le poesie di un certo Milos Jarco, tradotto in varie parti del mondo. Riprendersi la vita con uno scatto, un cambio di aria , certo. Allora via con la sua auto, pochi ed essenziali bagagli in terra slava, un’intervista sulla vita, sugli amori, su quelle piccole cose che interessano i lettori di una rivista eminentemente con target medio alto femminile. A questo punto l’autrice abbina ad una storia, sempre coinvolgente, un quadro di società comunista (siamo nel periodo già di post comunismo) forse di tipo albanese degli anni 70.

Accoglienza buona, l’Unione degli scrittori come punto di riferimento, una desolante rappresentazione urbanistica con ascensori sempre rotti e con avvisi che sembrano la soluzione al guasto. Appartamenti con bagni senza finestre, alberghetti poveri accanto ad un solo albergo di rappresentanza con stanze arredate con pomposità e spazi assurdi per una persona single. Contraddizioni, sospetti, in questa sequenza di personaggi in ambito della cultura, il nome di Milos non apre nessuna porta. Tutti sono sospettosi, le danno notizie che si possono ricavare dalle biblioteche ma come nel suo paese non si sa della sua fanciullezza, dei suoi amori, di… Niente solo documenti ufficiali, contraddizioni fra chi dice di averlo visto e chi dice che è all’estero. Ma dove abita? Laggiù, un luogo indicato ma che mai riesce a definirsi tanto da suonare un campanello, parlare con il vicino. Addirittura si trova che le hanno traslocato nell’albergo di lusso, entrando nella sua camera e prendendo i suoi effetti personali. Improvvisamente si scopre che il misero albergo era pieno: errore nell’assegnazione ma, nessun problema, colpa loro e quindi albergo di lusso a prezzi dell’altro. Sospetti? Che sia spiata, che qualche scrittore sia una spia del Partito?

Qui nascerà la parte più bella del libro, un’amore frammisto all’ideologia del pensiero comunista. Possibile che la parola mio non sia dell’uomo? Come fai a sentirti vivo se non hai qualcosa di tuo, solo tuo? Lascio al lettore lo stimolo a leggere come andrà a finire!



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