“Basta, me ne vado da questa melma. Ho bisogno di respirare”Alessandro è un tipo strano, impertinente, sboccato, pieno di sé. È convinto che il mondo attorno a lui sia imperfetto, difettoso, quando in realtà probabilmente è lui ad avere qualche problemino con sé stesso. È sciolto, disinvolto, forse fin troppo schietto, spigliato, sfrontato. Occupa abusivamente una casa-porcile che rispecchia il suo caos interiore. Raffaele sembrerebbe l’opposto di Alessandro: introverso, rigoroso, impacciato, meticoloso, insicuro, goffo. Esita nel fare o dire qualunque cosa per non mostrare il suo volto reale.
“L’impiegato comunale con la faccia da topo d’ufficio. Taciturno, schivo, inoffensivo. Credono che io non sappia leggere i loro sguardi commiseranti. Credono di conoscermi senza avermi mai nemmeno rivolto la parola. Meglio così…“L’alternanza delle loro storie, dei loro caratteri sottolinea modi di fare differenti ed approcci diversi nei confronti di un quotidiano monotono, che non dà soddisfazioni né sul lavoro né nella sfera privata. Alessandro e Raffaele rappresentano la complessità dell’animo umano e delle sue mille sfaccettature. Riproducono due personalità difficili, smarrite, disturbate da un senso di profonda inquietudine. Sono due volti opposti di una stessa medaglia.
“Sono troppo intelligente, nessuno potrà mai entrare nella mia mente, nemmeno la follia“La lettura scorre veloce, i capitoli sono tutti piuttosto brevi, rapidi e si ha sempre la sensazione di essere in bilico. L’equilibrio dei personaggi, infatti, è precario. La loro difficoltà di rapportarsi con il mondo è tangibile e, per questo, tentano di evitare il giudizio degli altri. Entrambi i personaggi costruiscono nelle loro menti universi virtuali, molto lontani da quella realtà che tentano in ogni modo di allontanare; forse per paura. Perdere volontariamente il contatto con la realtà è la via più facile per smorzare il disgusto nei confronti di una società che li emargina, riducendoli a due disadattati dalle fantasie e pulsioni perverse. Il titolo ci fa intendere tutto: i personaggi tentano di liberarsi da quel fango che tappa le ali e che ti rende schiavo di un pensiero dannoso che ti incatena e ti risucchia nelle sabbie mobili della dannazione. Ma ci deve pur essere una via d’uscita. O forse no?
“Io non so come prende forma una poesia. Io prendo il fango della mia vita e mi sento un grande scultore. «Col fango della vita ognuno può creare qualcosa» diceva la grande poetessa Alda Merini“Matteo Viviani, inviato del programma televisivo “Le Iene”, ha saputo fondere in questo suo primo romanzo diverse tematiche utilizzando uno stile asciutto, moderno, dal linguaggio giovane che va dritto al punto. È roba forte, non adatta a stomaci deboli o palati raffinati. “La crisalide nel fango” è un romanzo noir dal finale inatteso.
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