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La crisi del liceo classico: aspetti pragmatici di un approccio mentale

Creato il 27 gennaio 2015 da Luciusday
Si sa che il liceo classico è in crisi.
La formazione del pensiero, lo sviluppo di uno spirito critico, l'imparare a smembrare e riassemblare concetti in qualunque campo scientifico, ogni volta aggiungendo, in via personale o in maniera oggettiva, alla sintesi dei risultati qualcosa che nell'analisi dei contenuti mancava, non sono requisiti richiesti da una società che, al contrario, persegua la massima specializzazione dei propri membri in campo pratico. Fare, non pensare. Agire, non riflettere. Studiare, non imparare.
Non è una novità, insomma, che le iscrizioni al liceo classico siano in calo costante. Spesso, però, tali considerazioni non ci toccano, o perché abbiamo avuto pessime esperienze (non tanto a livello scolastico, quanto a livello umano) in tale modello educativo, o perché, pur essendo rimasti sentimentalmente legati ad amici e professori della scuola superiore, gli impegni universitari e lavorativi ci fanno orbitare in maniera temporalmente e spazialmente distante da esso. Ne veniamo a conoscenza, spesso, tramite le associazioni di alumni (ex iscritti), o la propaganda di eventi, volti a risensibilizzare le persone ai principi della classicità.
Ebbene, la crisi del liceo classico non la si apprezza veramente, fino al momento in cui non sono i tuoi stessi professori - magari qualcuno di essi, con il quale hai sviluppato un rapporto di tipo amichevole - a contattarti, per chiederti di incentivare il passaparola per le iscrizioni, perché quest'anno vertiginosamente in calo.
Una bella doccia fredda: la crisi del classico non è fantascienza, è realtà.
Pulchra vobis
LuciusDay

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