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La cultura Apple

Creato il 05 luglio 2011 da Cobain86
Adobe-We-love-Apple

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Molto spesso capito in situazioni dove simpatici WinZozziani (utenti di WinZoz, ovvero Windows nel gergo degli utenti Mac) parlano di Apple, dei suoi computer o della sua storia così, un tanto al braccio. Visto che la cultura e la conoscenza sono capisaldi fondamentali e non si distribuiscono a sbadilate, penso che prima di parlare bisognerebbe documentarsi. Vediamo, a livello di libri e filmati, cosa possiamo trovare per ricostruire la vera storia Apple e comprendere la filosofia del Macintosh: buona lettura!

La doverosa premessa
Di libri a tema Apple, cavalcando la personalità di Jobs, ne escono ogni 2×3, invadendo le librerie e gli scaffali anche del meno avveduto centro Apple. I riferimenti di questo articolo si basano sulle pubblicazioni principali, in modo da fornire delle basi attendibili da cui partire: l’impossibilità di una realtà oggettiva e la provenienza dei vari documentaristi e scrittori è infusa nelle varie opere, ecco perché tante fonti aiutano a costruire un’idea variegata (anche con qualche ragionevole dubbio, perchè no?) che può aiutare a costruire discussioni e argomentazioni sensate.
Considerate che molto di questo materiuale è stato raccolto basandosi su documenti e ricostruzioni, spesso senza l’autorizzazione dei diretti interessati: l’indipendenza e l’esperienza degli autori sono valutabili secondo il proprio giudizio personale.
Essere utenti Mac non vuol dire diventare Mac-idioti disinformati (dicesi di persone che vanno in giro a sfoggiare la mela in ogni dove salvo poi sapere veramente per cosa utilizzano un Mac): conoscere la macchina su cui si sta lavorando e un minimo di storia della Mela aumenta la consapevolezza di ciò che stiamo facendo, permette di capire le scelte che hanno portato al sistema operativo attuale, evitano commenti insensati come risposta ai vostri amici che conoscono a memoria la loro scheda madre. La conoscenza è sapere!

I libri
I libri permettono di viaggiare nel tempo senza muoversi dalla poltrona, sono una fonte inesauribile. Delle tante scartoffie che affollano le librerie particolarmente interessante è Nella testa di Steve Jobs (Sperling & Kupfler editori), scritto da Leander Kahney (un signore che si occupa del mondo Mac da oltre dodici anni). Racconta le pazzie di Jobs e le visioni che l’hanno portato al successo, mostrando i vari successi e gli insuccessi che hanno determinato il cammino altalenante di Apple nella storia informatica. Costa 16,50 euro ma se dovete parlare di Steve Jobs senza sembrare dei pazzi invasati questo libro può aiutarvi; comprenderete la sua psicologia e la base di molte sue scelte, con comodi riepiloghi a fine capitolo.

A livello tecnico la pubblicazione di riferimento rimane Macintosh Story (edito da Nuov@Periodici come allegato di Macworld, ordinabile online dalla casa editrice), scritto dal documentatissimo Lucio Bragagnolo (coadiuvato da Riccardo Mori), entrambi utilizzatori esperti del sistema Mac Os. Qui troviamo la storia della Apple suddivisa per dinastie (i CEO o direttori generali vengono divisi come se fossero regnanti, ndr), in modo da poter apprezzare i vari danni/benefici apportati all’azienda sotto le loro mani.
Le varie magagne tecniche, le intuizioni di Susan Kare, tutti i dettagli e la narrazione principale della storia della Mela qui viene svelata, con un dettaglio abbastanza approfondito (spesso da molti ignorato) che toglie i veli di velluto dagli archivi mostrando cosa successe realmente in quel periodo. Il tono a volte è un po’ enfatico ma nel complesso è ben documentato su quello che dice e spiega in modo semplice, ottima pubblicazione.

I video
Il film di riferimento rimane I pirati di Silicon Valley (1999) con uno strabiliante Noah Wyle nei panni dell’euforico Steve Jobs e Anthony Michael Hall nel freddo calcolatore Bill Gates.
In attesa che qualcuno decida di realizzare un’opera stile The social network è il meglio che abbiamo; considerando che è doppiato in italiano possiamo ritenerci anche abbastanza fortunati.
Il tema romanzesco viene sviolinato per rendere questo film TV (ma esiste anche in DVD, ammesso che riusciate a trovarne uno)  più appassionante; i fondamenti da cui parte sono sicuramente veri ma alcune soluzioni narrative non sono fedeli alla lettera, per cui guardatelo ma con le dovute riserve, non è tutto oro colato.

Nella sezione documentaristica, purtroppo, abbiamo solo produzioni americane: per vostra fortuna, però, tutte queste sono state sottotitolate in italiano da fan accaniti, per cui potete vederli e capire cosa stanno dicendo anche se non sapete una ceppa d’inglese. Il fatto che siano produzioni d’Oltreoceano rende impossibile reperirle in Italia tramite i canali tradizionali, per cui affidatevi allo streaming gratuito o soluzioni similari.

Welcome to Macintosh: documentario del 2008 (il più recente che abbia rintracciato) che racconta la storia di Apple senza consultare i protagonisti, basandosi su amici e colleghi che hanno partecipato ai vari progetti della Mela. Tra gli altri vediamo finalmente Guy Kawasaki, l’evangelizzatore Mac per eccellenza, che doveva convincere le software house a produrre software per i prodotti Apple.
È il progetto più completo e serio mai visto, ha ricevuto molte critiche positive, mantiene un livello di obiettività abbastanza soddisfacente.

La mela di Woz: interessante documentario che, per la prima volta, non si accanisce sulla figura di Steve Jobs per racocntare la sua storia ma sceglie il socio in secondo piano, il genio informatico Wozniak. Ben girato e con un duro lavoro alle spalle, questo filmato mostra tutte le avventure di Wozniak fuori e dentro la Apple, raccontandoci la sua voglia di sognare ed innovare; un hacker che voleva portare la democratizzazione digitale alle persone, computer per tutti (senza scopo di lucro). La parte pura della Apple, senza lo spirito commerciale. Splendido.

   I comprimari
Questi video non sono legati direttamente alla storia della Apple, ma su eventi/fenomeni che la riguardano; è comunque utile vederli per contestualizzare i vari eventi, altrimenti si rischia di capire fischi per fiaschi e non avere un’idea chiara del rapporto causa/effetto tra quello che è successo.

The Pixar Story: documentario sulla nascita della casa produttrice (leader del settore) dell’animazione computerizzata. Pioniera all’epoca con uno Steve Jobs che, credendo nelle potenzialità di Lasseter e Unkrich, investì oltre 10 milioni di dollari -a fondo praticamente perduto; questa azione a grande rischio, però, portò una piccola realtà -costola dell’animazione vera e propria- ad ingegnarsi per creare un software sempre migliore per gli effetti speciali (che poi diventerà l’elemento chiave di tantissimi film, uno su tutti Jurassic Park), ad una serie di Oscar per i migliori film d’animazione, a milioni di dollari incassati. Vediamo l’ambiente creativo, la storia viene raccontata dai diretti protagonisti e dal “folle” finanziatore Jobs, con particolari e approfondimenti sulla nascita dei sei principali successi (da Toy Story fino a Cars). Serio, ben girato e con un buon livello d’approfondimento; utile per capire la magia del 3D e della CGI (Computer Graphic Image) odierna che tanto amiamo.

La rivoluzione dell’iPod: documentario che si focalizza sulla rivoluzione musicale portata dall’iPod, sul processo creativo e sulle varie evoluzioni dell’oggetto, studiando le ragioni di questo oggetto culto (come fu il primo Walkman, ma qui la Sony ha perso un appuntamento importante con la storia musicale). Il tonon è un po’ enfatizzato ma i video e la documentazione è autentica: utile come video comprimario per approfondire questo aspetto separatamente.

Tanti elementi, persone, risorse e telecamere che setacciano gli Stati Uniti in cerca di questi baluardi di saggezza, di persone che all’epoca non si fermarono davanti a nulla, rischiando anche la loro stessa carriera per combattere e portare avanti i propri sogni. Un patrimonio da visionare per capire realmente cosa vuol dire, al giorno d’oggi, esser differenti: si tratta di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di imparare un nuovo sistema operativo perché ti semplificherà la vita, di concentrarsi su un flusso di lavoro senza fronzoli anzichè sui continui messaggi che il sistema invia per la sua ottusità imperante e l’approssimativa progettazione che ne costituisce le traballanti basi.

Si tratta, ancora una volta, di guardare NON  a quello che il computer fa, ma a quello che potrebbe fare in un ambiente diverso senza interferenze, a tua disposizione: una materia duttile che ti consente di realizzare tutto quello che hai sempre voluto, in modo semplice finalmente. È la rivoluzione dei nuovi nativi digitali. Buona consultazione a tutti!

Marco


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