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La Deutsche Bank, il Qatar, lo Ior e papa Francesco

Creato il 20 ottobre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

La guerra finanziaria, ecco che cosa teme Democrazia Atea, partito deriso e trattato con disprezzo semplicemente perché sostiene vivacemente la laicità dello Stato. Non sarà tempo perso riflettere su questa newsletter.

La Deutsche Bank non smette di sorprenderci.

Quando lo Stato italiano, attraverso i suoi magistrati, aveva cominciato a fare sul serio nei confronti di chi non rispettava la normativa antiriciclaggio, lo IOR, la banca personale del monarca Bergoglio, che si finge povero appena ha una telecamera e un microfono, aveva trasferito in Germania i suoi capitali attraverso la Deutsche Bank.La magistratura aveva intercettato una fuga di capitali dallo IOR verso la Germania, per il tramite della Deutsche Bank, per un ammontare di circa mezzo miliardo di euro, e visto che ormai i dirigenti dello IOR erano stati scoperti, il finto povero Bergoglio li aveva licenziati, per far vedere ai creduli che stava facendo “una rivoluzione”, ma si è guardato bene dall’ordinare il rientro dei capitali in fuga.La Deutsche Bank sapeva che lo IOR non rispettava la normativa antiriciclaggio e nonostante le numerose contestazioni della Banca D’Italia, puntualmente ignorate, aveva consentito l’utilizzo dei propri circuiti per il pagamento con carte di credito nelle attività commerciali esentasse degli istituti religiosi cattolici, fino a quando la Banca D’Italia non ha revocato l’autorizzazione e tutti hanno dovuto pagare in contanti.La Deutsche Bank non ha rapporti privilegiati solo con la finanza cattolica ed ha strizzato l’occhio anche a quella islamica che offre “vedute” diversificate.Nel maggio del 2014 il Qatar ha partecipato alla ricapitalizzazione della Deutsche Bank con circa 8 miliardi di euro, pari al 6% del capitale azionario.Se si considera che il secondo mercato finanziario della Deutsche Bank è l’Italia e che il Qatar ha interessi diffusi in Italia, il connubio Deutsche Bank/Qatar non può lasciarci indifferenti perché gli scenari che si prospettano saranno quelli di una progressiva islamizzazione accettata per subordinazione economica.Tuttavia la Deutsche Bank non gode di buona salute, nonostante sia in affari con capitali “religiosi” e vanti ben due “divinità” a protezione, non riuscirà più a porsi al riparo da una rovina che potrebbe trascinare in una tragica crisi permanente tutta l’Europa.La Deutsche Bank ha infatti pubblicato il bilancio 2013 nel quale risultano annotati 54,7 trilioni di euro in titoli tossici. Il dato finanziario (54,7 trilioni di derivati) è stato posto a confronto con i dati economici, ed è risultato che l’esposizione della Banca è pari 20 volte al Pil della Germania e 5,7 al Pil dell’Europa.Se pure la Deutsche Bank dovesse seguire le sorti della Lehman, la banca d’affari americana protagonista di uno dei più colossali fallimenti planetari, la perdita sarebbe catastrofica.Il salvataggio è inimmaginabile ed è impossibile contare i trilioni di euro di danno a carico dei cittadini europei.Il tentativo egemone della Germania sull’Europa è naufragato con la prima guerra mondiale, è naufragato con la seconda guerra mondiale, e sicuramente naufragherà con la prima guerra finanziaria.Nei primi due conflitti armati abbiamo contato le perdite umane e quelle materiali, ma per questa guerra finanziaria ancora non abbiamo inventato una calcolatrice in grado di contarle.Carla CorsettiSegretario Nazionale di Democrazia Ateawww.democrazia-atea.it

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