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La diceria dell’anno Mille: non la fine del Mondo, ma l’inizio di una grande Civiltà

Creato il 16 febbraio 2014 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Il tornante della storia medievale è costituito dall’anno Mille. E’ storia senza consistenza considerare questo anno come l’attesa della fine del mondo; al contrario, si tratta dell’inizio di un periodo di grande risveglio, di grande rinnovamento sotto tutti gli aspetti…

Così scrive Raoul Manselli (“La Religione Popolare nel Medioevo” – G. Giappichelli Editore Torino) per sfatare la leggenda di una società medievale ripiegata su se stessa nell’attesa della fine del Mondo, ancora radicata nell’immaginario collettivo. In realtà, gli anni a cavallo del Mille segnano il passaggio dall’alto al basso medioevo e cioè al trionfo di quella nuova cultura che, dalla caduta dell’Impero Romano, si era formata, nel corso di cinque secoli, grazie alla fusione della tradizione antica con quella germanica e col Cristianesimo. Un modello vincente, che nel corso di tre secoli darà vita ad una delle più straordinarie espressioni della Civiltà Occidentale.

Alla fine di quelli che vengono a torto definiti i “Secoli Bui”, perché è proprio nel corso di essi, pur fra inenarrabili difficoltà, che vengono gettati i semi che dopo il Mille giungeranno a maturazione, l’Europa si risveglia.

Il primo segnale è un impetuoso incremento demografico, favorito probabilmente anche da fattori climatici, che ha come immediata conseguenza il risorgere della civiltà urbana, decaduta in epoca alto medievale, e l’aumento delle terre dissodate e coltivate, strappate alla foresta che sino allora dominava nel panorama europeo, al punto che si poteva attraversare il continente dalle coste del Mediterraneo a quelle del Mare del Nord  senza uscire da essa. Testimonianza di questo progressivo disboscamento è il ricorrere, nella toponomastica tedesca,  del termine Wald (bosco) che ci ricorda come molte delle nuove città sorsero laddove dominava la foresta.

A ciò corrisponde un radicale cambiamento dell’economia e del rapporto città-campagna. Quella che sino ad allora era stata una economia basata su un’agricoltura di sussistenza, tormentata da ricorrenti carestie che, insieme alle epidemie di peste, decimavano sistematicamente la già scarsa popolazione europea,  comincia ad articolarsi, col fiorire delle attività artigianali e commerciali.

Al baratto, grazie anche all’aumento della circolazione monetaria, si sostituisce progressivamente il commercio, che segna il nascere di una nuova classe sociale, la Borghesia, che giungerà al massimo delle sue fortune in epoca rinascimentale.

Ma chi sono questi borghesi che vengono a modificare la secolare e rigida gerarchia sociale dell’alto medioevo? Agli “Oratores” (il Clero) e ai “Bellatores” (la Nobiltà militare e terriera, da cui nascerà la Cavalleria), che rappresentano le classi dominanti e ai “Laboratores” (principalmente servi della gleba e piccoli affittuari  e proprietari liberi) si aggiunge una nuova classe sociale, quella dei mercanti che, almeno in origine, contrariamente alle altre, fortemente stanziali, è girovaga.

Il commercio, dunque, nasce come commercio ambulante, praticato da gente che si ritrova periodicamente nei mercati agricoli o urbani e trasferisce, cosa affatto nuova in una società che per secoli è stata quasi autosufficiente, generi di consumo, non solo vettovaglie, da un luogo all’altro. Individui che non provengono da alcuna delle preesistenti classi sociali, ma possiamo ragionevolmente pensare appartenessero a quelle schiere di diseredati senza fissa dimora, esclusi da una società chiusa e diffidente nei confronti di coloro che non fossero in essa integrati, che insieme ai “banditi”, ai guitti e ai saltimbanchi, rappresentavano un’informe e randagia umanità ai margini del consorzio civile. E saranno proprio gli eredi di questi “diseredati”, nei secoli successivi, i mercanti e i banchieri che domineranno la scena economica e politica europea.

Il commercio, ovviamente, è strettamente legato al controllo delle vie di comunicazione terrestri e marittime che consentono di trafficare e, fino ad alcuni decenni or sono, era assai diffusa tra gli studiosi l’opinione, autorevolmente sostenuta da  Henri Pirenne nel suo celeberrimo “Maometto e Carlomagno”, che in epoca alto medievale il dominio musulmano nel Mediterraneo avesse quasi totalmente interrotto i commerci nell’Europa meridionale, trasferendo al Nord il fulcro della Civiltà europea.

Ciò non è del tutto vero  perché, benché in forma assai ridotta, tali commerci continuarono sia coi musulmani, coi quali i rapporti non furono sempre conflittuali, sia con l’Impero d’Oriente, fino a quando, sul finire del secolo undicesimo, la Crociata ruppe definitivamente gli equilibri dell’area mediterranea, dando uno straordinario impulso  ai traffici che, come abbiamo visto, già un secolo prima avevano cominciato a rifiorire.

Oltre alle nuove città, anche quelle antiche, sorte in età romana, molte delle quali erano state quasi completamente abbandonate, cominciano a ripopolarsi. Accanto e molto spesso sui ruderi del passato, cominciano ad apparire gli edifici civili e religiosi che ancor oggi caratterizzano la fisionomia dei centri storici di alcune città europee. Grazie ai loro vescovi, avevano mantenuta accesa, pur nella decadenza, la fiamma della civiltà ed ora assistono al mutamento epocale rappresentato dal trasferimento in esse di molti nobili che abbandonano la campagna e si stabiliscono nei nuovi palazzi cittadini e all’imporsi del potere economico e politico della nuova classe borghese.

Ci sono già tutti gli elementi che porteranno allo sfaldarsi della società feudale e al trionfo della città che, con un patto giurato fra nobili, borghesi e rappresentanti delle Arti , diventa un’entità che rivendica la sua piena autonomia rispetto ai grandi poteri morali che giganteggiano nell’età medievale: l’Impero e il Papato.

A farne le spese saranno le classi subalterne. L’economia di sussistenza dell’alto medioevo, carestie ed epidemie permettendo, dava ai contadini un minimo di garanzie: la loro povertà è indigenza e non miseria, una miseria senza speranza cui saranno condannati dal nuovo assetto sociale e scatenerà una diffusa ostilità sia nei confronti del potere civile sia nei confronti di quello religioso, e il sorgere di movimenti ereticali popolari dai forti caratteri eversivi che funesteranno la storia d’Europa a partire dagli inizi del XII secolo e troveranno il loro compimento con lo scisma luterano.

E anche le libertà comunali, che Marc Bloch propone come uno dei migliori modelli di patto sociale di ogni tempo, finiranno per essere spente dall’imporsi delle Signorie regionali, fino a quando, al tramonto del medioevo, tutte le storie locali finiranno per confluire gradualmente in quella dello stato nazionale.

Federico Bernardini

Illustrazione: I costruttori delle città medievali, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Maciejowski_Tower_of_Babel.jp



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