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«La difesa del sapere: un bene comune vitale»

Creato il 26 aprile 2011 da Eveblissett @Eveblissett
(Articolo scritto per la zine autoprodotta "Diario comune", sulle tematiche dei beni comuni, a cura di Quinto Elemento, Centro Sociale Depistaggio, Codisam, Fiom, singoli cittadini partecipanti alle assemblee collettive ecc ecc ecc. Posto qua solo per avere un link da girare su Twitter. Ogni riferimento a quel cuoppo di Saviano non è affatto casuale)Parlare di sapere come bene comune nel 2011 sembra un'impresa piuttosto ardua: l'impressione che si ha è che sia stato già detto tutto, che i mezzi mediatici e i vari pseudoguru del momento bombardino l'opinione pubblica, a cadenza quasi giornaliera, con discorsoni esorbitanti sull'importanza della cultura, clichè triti e ritriti sul «Popolo ignorante più facile da controllare» e via discorrendo.Esiste, tuttavia, uno scarto notevole tra le parole e i fatti, tra i discorsi del gotha intellettuale, delle elite sociali finto-progressiste e non, e la realtà. Vengono sempre più demonizzati ed affamati economicamente, infatti, quelli che dovrebbero essere centri di creazione e diffusione del sapere: le scuole pubbliche, le università -soprattutto- ma anche le biblioteche, i centri di aggregazione culturale, e in senso più lato la produzione cinematografica, teatrale, musicale, letteraria; in Veneto la Lega Nord mette libri all'indice solo perchè gli scrittori sono “rei” di aver firmato l'appello contro l'estradizione di Cesare Battisti, in un clima da Fahrenheit 451; la Gelmini in un noto programma televisivo si arrampica di fatto sugli specchi per nascondere l'evidenza di ben dodici miliardi di tagli a scuola pubblica ed università che andranno ad aggiungersi, ovviamente, ai precedenti; una parlamentare/presentatrice televisiva (Decidete voi in che ordine), si scaglia ancora una volta contro i presunti libri di storia “comunisti” imitando il Presidente del Consiglio che pochi giorni prima aveva attaccato la scuola pubblica e i presunti insegnanti “di sinistra” che indottrinano i ragazzi (Perchè, l'indottrinamento “di destra”, invece, andrebbe bene?), eccetera eccetera eccetera.Noi viviamo sulla nostra pelle questa situazione paradossale e protodittatoriale, che ricorda situazioni da fantascienza distopica (Fahrenheit 451, appunto), viviamo dall'interno dell'università e della scuola pubblica, come studenti, come professori, o come genitori di studenti, il riflettersi della crisi sociale sulla diffusione di massa del sapere che si concretizza con gli aumenti dei costi di tasse, costi dei libri (E trasporti per raggiungere fisicamente la sede universitaria), con la cancellazione o il rimpasto dei corsi di studio e la conseguente necessità di riadattare i piani di studio, con la quasi totale assenza di borse di studio per il diritto allo studio, con la fatiscenza delle strutture e -soprattutto- con la costante incertezza del futuro, che ci rende, fin dal primo giorno dell'immissione nel sistema-scuola “precari della conoscenza”, “precari del sapere”. Mentre dalla sinistra intellettuale e politica “ufficiale” ci si limita ad approfondire lo scarto evidenziato nel sessantotto da Pasolini, tra cultura di elite, e cultura popolare, a difendere l'una demonizzando l'altra, noi siamo sempre stati non sui palchi e sulle televisioni, ma in piazza e in strada, ci siamo stati durante le manifestazioni contro la Riforma Moratti, ci siamo stati durante le manifestazioni contro la Riforma Gelmini, ci siamo stati il 14 dicembre a Roma, ci siamo oggi, qui a Benevento, per ricordare che il sapere è un bene vitale al pari dell'acqua e dell'energia, e soprattutto, ci saremo il 6 maggio a Napoli, precari del sapere accanto ai precari del lavoro, a difendere ancora una volta il nostro (E vostro) diritto alla crescita culturale. 

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