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La Donna a Disposizione

Da Femminileplurale

Pubblichiamo di seguito un articolo della giornalista Anna Holmes, apparso il 4 marzo sul New York Times. L’articolo illustra i pregiudizi e gli stereotipi nonché il presunto ruolo delle donne nel mondo della Tv e dei reality.

 

The New York Times, 4 marzo 2011

Anna Holmes, La Donna a disposizione

La Donna a Disposizione
A quarantatré minuti dall’inizio della puntata speciale in diretta con Charlie Sheen andata in onda lunedì sera, Piers Morgan ha finalmente posto al suo ospite una vera domanda. Prima di allora, Morgan e Sheen hanno perlopiù scambiato risatine e aneddoti su sbronze giornaliere, sui compensi esagerati dei network e sugli incontri che si tengono ad Aspen, Colorado. Solo a questo punto, dopo tre pause pubblicitarie, Morgan finalmente ha domandato: “Tu hai mai picchiato una donna?”

Due minuti più tardi Morgan si mostrava soddisfatto della risposta dell’attore che no, le donne dovrebbero essere “abbracciate e accarezzate”, e così questa questione è stata archiviata.

Il fatto che Morgan non abbia insistito sull’argomento della violenza domestica non dovrebbe stupire nessuno. I dirigenti del canale televisivo CBS, per non parlare dei milioni di telespettatori della sua sitcom “famigliare” Due uomini e mezzo, hanno sistematicamente chiuso un occhio sul fatto che Sheen abbia alle spalle una storia di abusi sulle donne. In parte, sicuramente, si tratta di una questione di soldi. Sheen è l’attore televisivo in assoluto più pagato, con 1.2 milioni di dollari a episodio.

Ma si tratta anche di apatia. Perfino ora – dopo che Sheen ha insultato i suoi capi con pesanti invettive alla radio, obbligando la CBS a sospendere la produzione del suo programma – i telespettatori sembrano più divertiti che indignati. Seguono ogni talk show a cui lui sia ospite e aprono creativi siti Internet in cui raccolgono le sue espressioni più colorite. E mentre gli eccessi di Sheen vengono discussi fino alla nausea, i suoi abusi sulle donne vengono nominati a malapena.

La nostra inerzia non è dovuta alla mancanza di prove. Nel 1990 Sheen sparò accidentalmente alla sua fidanzata di allora, l’attrice Kelly Preson, colpendola al braccio. (Il fidanzamento terminò poco dopo). Nel 1994 fu denunciato da una studentessa universitaria la quale dichiarò di essere stata colpita alla testa dopo aver rifiutato di avere un rapporto sessuale con lui. (Il caso venne risolto con un accordo extra-giudiziario). Due anni più tardi, un’attrice, Brittany Ashland, disse che Sheen l’aveva scaraventata a terra nel corso di un litigio nella sua casa di Los Angeles. (Lui non fece ricorso e pagò una multa).

Nel 2006, l’attrice Denise Richards, che allora era sua moglie, ottenne un ordine restrittivo, sostenendo che il signor Sheen, l’aveva spinta e aveva minacciato di ucciderla. Nel dicembre del 2009, la terza moglie del signor Sheen, Brooke Mueller, una dirigente nel settore immobiliare, chiamò il 911 dopo che lui le aveva puntato un coltello alla gola (egli si dichiarò colpevole, e venne messo in libertà vigilata). L’ottobre scorso, un’altra attrice di film pornografici, Capri Anderson, si chiuse in un bagno dell’Hotel Plaza, dopo che il signor Sheen andò su tutte le furie (la signora Anderson fece denuncia ma non ci fu alcun arresto). E il martedì la signora Mueller ottenne un ordine restrittivo nei confronti del suo precedente marito, dichiarando che aveva minacciato di tagliarle la testa, “la metto in una scatola e la mando a tua madre” (l’ordine fu concesso, e i gemelli figli della coppia furono subito allontanati da casa). “Mente”, disse Sheen alla rivista People. Il privilegio concesso ad un uomo bianco e ricco come il signor Sheen non è una novità, ma è comunque un dato importante. Lindsay Lohan e Britney Spears vengono continuamente derise per le loro crisi extra-lavorative, e per la mancanza di serietà sul set; la star dell’ R&B, Chris Brown, fu emarginato dopo aver picchiato la sua fidanzata, ugualmente famosa, se non di più, cioè la cantante Rihanna. Le loro carriere, comprensibilmente, ne soffrirono.

Non è questo il caso del signor Sheen il cui comportamento è stato ripetutamente e affettuosamente congedato come una buffonata da “cattivo ragazzo” (vedi ogni nuovo articolo degli ultimi 20 anni), da “rock star” (vedi ancora Piers Morgan), da “ribelle” (vedi l’intervista “20/20” di Andrea Canning di martedì). Egli ha sostanzialmente acquisito lo status di una sorta di eroe popolare; il mercoledì, il suo account di Twitter, appena creato, raggiunse il milione di Followers, stabilendo il record nel Guinness dei primati.

Però qui c’è qualcos’altro all’opera: l’apparente imperfezione di molte delle accusatrici di Sheen. Le donne in questione appartengono ad un tipo che potremmo definire come persone con le quali non si può essere molto empatici. Alcune sono lavoratrici dell’industria del sesso, pornostar o escort, la cui compiacenza nei confronti di comportamenti irascibili sarebbe parte del contratto (per la cronaca: non lo è).

Altre, come la signorina Richards e la signorina Mueller, sono o starlets meno famose o illustri “sconosciute” prima che la relazione con Sheen fosse spacciata per un rapporto esclusivamente sessuale e transazionale. Queste donne si trovano in un continuum in cui le ingiurie sono date per scontate e gli insulti previsti.

“Cacciatrici d’oro”, “prostitute”, “sgualdrine” sono solo alcuni degli epiteti indirizzati alle donne con cui Sheen ha deciso di trascorrere il proprio tempo. Andy Cohen, un alto dirigente di Bravo, e a suo diritto una star della tv, si è riferito alle attuali compagne dell’attore, Natalie Kenly e Bree Olson, definendole “puttane” sul programma della MSNBC “Morning Joe”. Arianna Huffington ha sarcasticamente twittato che le ragazze di Sheen incarnano la modestia, la lealtà e il buon gusto. Il soprannome che lo stesso Sheen impiega per la signorina Kenly e la signorina Olson – “le dee” – nella sua maniera è indicativo della loro percepita intercambiabilità e disponibilità.

Sono questi una sorta di espliciti ed impliciti giudizi di valore che evidenziano il nostro disprezzo per donne che si suppone commercializzino la propria sessualità. L’attiva partecipazione di una donna al circo mediatico o la partecipazione all’industria del sesso, sembra di poter dire, rivela che lei compromette il suo diritto di non essere assalita, lasciata sola, umiliata, insultata o degradata; è parte dell’accordo. La promessa di un finale stile moderna Cenerentola – attenzione, fama, amore e il libretto di risparmio di un uomo ricco – è sempre l’obiettivo assunto.

Oggettivazione ed abuso, ne segue, non rappresentano per certe donne solo un accettato azzardo occupazionale ma diventano qualcosa in cui gli uomini come Sheen hanno guadagnato il diritto di indulgere. (Sheen secondo resoconti una volta disse di non avere mai pagato delle prostitute per fare sesso, ma per “farle andare via”.) Forse i suoi agenti si sarebbero mossi più velocemente a contenere lo stallone della loro stimata sitcom, se le motivazioni delle sue vittime non fossero state considerate come puramente mercenarie (o se tali vittime avessero goduto della parità e del rispetto in considerazione della loro età, della loro influenza e del loro potere di guadagno). Queste assunzioni – riguardo a donne, uomini potenti e cattivi comportamenti – hanno radici che profonde, ma trovano approvazione nella cultura non scritta della Tv di oggi.

Di fatto, per molti è difficile notare qualunque differenza tra le violenze del signor Sheen registrate nella realtà, ventiquatt’ore su ventiquattro, e le storie sessiste concepite dai produttori televisivi dei reality, nei quali le donne sono costantemente rappresentate come sgualdrine pettegole, e il pessimo comportamento da parte degli uomini è liquidato come l’effetto collaterale di una passione sfrenata o di troppa birra.

Come Jennifer Pozner osserva nel suo recente libro “Reality Bites Back: The Troubling Truth About Guilty-Pleasure TV”, la misoginia è impressa nel DNA del genere dei reality. Uno dei primissimi programmi del millennio, infatti, “Chi vuole sposare un milionario”, era degno di nota per il fatto che metteva all’asta quello che i produttori chiamavano “il più grande dei premi”: un presunto ricco autore di film di serie B, il cui nome era Rick Rockwell – che, successivamente, si scoprì essere stato oggetto di un ordine di restrizione da parte di una donna che aveva minacciato di uccidere. Secondo Pozner la reazione di uno dei produttori di “Multimilionario” fu: “Fantastico! Più pubblicità!”.

Nella televisione dei reality la violenza gratuita e la sessualità esplicita non sono soltanto intrattenimento, ma i mezzi per raggiungere un fine. Quelle umiliazioni documentate con entusiasmo sono spacciate come necessarie allo scopo di un premio finale o di un vantaggio più grande – una proposta di matrimonio, un contratto da modella, un milione di dollari. Ma fanno anche in modo che l’aggressione e l’umiliazione sembrino comportamenti ordinari e accettabili, sopportati dalle donne e incoraggiati negli uomini.

Questo ci riporta al signor Morgan, che come molti dei sostenitori presenti e passati del signor Sheen, ha mostrato poca se non nessuna urgenza nel trattare la questione della violenza sulle donne. “Hai il diritto di comportarti come diavolo ti pare, basta che non spaventi cavalli e bambini”, ha detto il signor Morgan a un certo punto. Spaventare le donne, sembra, andava bene.

Durante l’intervista una serie di immagini era mostrata a ciclo continuo. Una di esse ritraeva un Charlie Sheen, in atteggiamento provocatorio e sicuro di sé, in una fotografia segnaletica scattata dopo il suo arresto per violenza domestica nel 2009.

[Nell'immagine, il tweet che Charlie Sheen ha pubblicato quando una delle sue ultime fidanzate, Bree Olson lo ha lasciato]



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