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La donna ed i pericolosi epitaffi subliminali: taglia i centimetri, sgonfia la pancia, drena l’acqua dei tessuti

Creato il 30 giugno 2015 da Alessiamocci

 “Ho trovato la definizione del Bello, – del mio Bello. È qualcosa d’ardente e di triste, qualcosa un po’ vago, che lascia corso alla congettura. Andrò ad applicare, se si vuole, le mie idee a un oggetto sensibile, all’oggetto, per esempio, il più interessante nella società, a un viso di donna. Una testa seducente e bella, una testa di femmina, voglio dire, è una testa che fa sognare in una volta, – ma in maniera confusa, – di voluttà e di tristezza; che presuppone un’idea di malinconia, di fiacchezza, persino di sazietà, – ma pure un’idea contraria, ossia un ardore, un desiderio di vivere, associato a un’amarezza rifluente, come provenisse da una privazione o da una disperazione. Il mistero, il rimpianto sono ugualmente caratteri del Bello.” – Charles Baudelaire, Il mio cuore messo a nudo, 1859/66 (postumo 1887/1908)

Le donne tendono naturalmente ad osservarsi con occhio critico e pochissima indulgenza, malgrado gli ideali di bellezza continuino a cambiare. Di epoca in epoca ad oggi sono diminuiti i centimetri del giro coscia e aumentati quelli dell’altezza.

Come le nostre nonne, continuiamo a guardarci, ma le testimonianze di donne che si sentono a proprio agio nel loro corpo, a prescindere dall’ago della bilancia e dallo specchio, se ne sentono raramente. Tra l’adolescenza e la menopausa, diventa difficile imparare ad accettarsi.

Il corpo cambia e il corso perverso degli occhi segue l’estetica; il giudizio man mano si fa più severo. Su questo argomento, nel frattempo, vengono scritte milioni di pagine. Rubriche sulla cura della bellezza propongono miscele di vitamine e minerali con alto potere antiossidante: la necessità di arrivare all’ideale e di vincere il tempo, apre vortici che possono portare ad uno stato di malessere psico-fisico.

Sui giornali, le immagini propongono foto ritoccate, attribuendo quei visi levigati all’opera di fluidi miracolosi. La chirurgia estetica, ormai alla portata di tutte, gonfia labbra sottili, seni minuscoli e solleva glutei sgonfi. L’effetto silicone impazza, rende più belle e desiderabili ma fastidiosamente omologate.

Inserti pericolosi lanciano epitaffi subliminali: “taglia i centimetri”, “sgonfia la pancia” affina la silhouette”, “drena l’acqua dei tessuti”. Questi imperativi categorici, pubblicati dalle riviste, scorrono sotto gli occhi delle donne moderne sempre in corsa, sempre affannate. Sembra che il gentil sesso non riesca a rilassarsi, soprattutto durante le ferie. Ansia, stress e uno stato perenne di fretta, impedirebbe alle donne di godersi le pause.

La donna ci appare in un affresco moderno: oberata di lavoro e di impegni, risoluta e concreta, spesso tormentata dai sensi di colpa per avere poco tempo da dedicare alla prole. Fortemente tentata dalla chirurgia estetica che può rivelarsi utile nei casi un cui si deve correggere qualche lieve difetto, ma non andrebbe assecondata a prescindere nel nome di un concetto attuale per il quale essere belle corrisponde ad un seno di qualche taglia in più o a delle labbra gonfiate: per assomigliare sempre di più allo stereotipo di donna in voga sui grandi schermi.

“La bellezza arresta il moto” diceva Tommaso d’Aquino, eppure la bellezza che è un qualcosa di  molto soggettivo o un qualcosa inculcato dalla società, sembra soccombere al richiamo della chirurgia estetica, per rincorrere una perfezione proveniente da esigenze legate alla proiezione di noi.

Una nuova elaborazione di se stessi attraverso un ri-modellamento estetico non risolve i problemi della personalità, né dona la serenità a chi l’ha persa, semmai introduce nuove frenesie e nuove forme in un mondo di replicanti.

Written by Carina Spurio


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