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La donna moderna fa la spesa

Creato il 05 novembre 2013 da Taccodieci @Taccodieci
La donna moderna fa la spesa
Sono le 18.59 e suona il telefono: "merda! Non ce la farò mai...".
Quando non è il telefono è un lavoro da finire, quando non è un lavoro da finire è una riunione. Perchè non c'è bisogno di essere una donna in carriera per far tardi in ufficio, basta semplicemente fare il proprio lavoro con un briciolo di coscienza e senso di responsabilità.
Che poi, diciamolo, alle donne "in carriera" vere non gliene frega una fava di quanto tempo trascorrono in ufficio, perchè hanno chi lava, stira, cucina, fa la spesa, piscia il cane e cresce i figli al posto loro. La maggior parte di noi è una donna in carriera "de noaltri", detta anche "donna multitasking" (quando vogliamo darci un tono per sentirci meno sfigonce).
Ma eravamo rimasti alle 18.59, quando suona quel [@##° di telefono.
Le imprecazioni volano perchè una donna in carriera de noaltri come me sa bene che l'ultimo supermercato nei paraggi chiude alle 20 e che sarebbe indecente ripiegare per la terza sera di fila su un takeaway cinese (l'unico di Padova dove la cena non si conclude con un conato di vomito) per porre rimedio ad un frigorifero che consuma solo energia elettrica senza fornire in cambio alcun nutrimento.
Stasera DEVO fare la spesa. Devo: la mia autostima di angelo del focolare dipende dal fatto che riesca o meno a mettere in tavola stasera un piatto di minestra caldo.
Sono le 19.30 quando chiudo il pc, lo ficco in borsa, spengo la luce, saluto i pochi colleghi rimasti, volo giù dalle scale rischiando l'osso del collo, lancio il pc sul sedile lato passeggero e riesco a far sgommare nel piazzale dell'ufficio la mia Clio con oltre dieci anni di vita e duecentomila chilometri.
Non sono ancora al cancello che ho già calcolato che c'è un supermercato più vicino che chiude sempre alle 20, ma la strada per arrivarci prevede più semafori rispetto a quello sotto casa, il parcheggio sarà sicuramente più ingombro e quindi, tutto sommato, mi conviene percorrere circa dieci chilometri in più ma a velocità di curvatura in tangenziale.
Arrivo nel parcheggio del super, parcheggio come farebbe un cieco durante una scossa di terremoto, mi lancio attraverso le porte scorrevoli e solo in quel momento riprendo fiato: ce l'ho fatta! Sono dentro!
Guardo l'orologio e mi rendo conto che c'è poco da stare allegri: dispensa e frigorifero deserti e solo 9 minuti per riempirli.
Quindi afferro un cesto (di tornare fuori a prendere un carrello col rischio che nel frattempo si abbassino le saracinesche non se ne parla nemmeno) e mi lancio verso il reparto ortofrutta.
Acquisto rigorosamente verdure preconfezionate (eliminano il tempo per l'insacchettatura e la pesatura), possibilmente già lavate.
Poi passo al banco degli affettati. Anzi no, passo al banco degli affettati preconfezionati ed elimino pure il tempo dell'affettatura.
Grazie al cielo nello stesso banco frigo trovo anche dei formaggi già tagliati e pesati, e questo garantirà a FF e me una dieta bilanciata, ricca di calcio e povera solo di tempo libero.
Ho appena afferrato il formaggio che una vocina dall'altoparlante mi informa che il supermercato sta chiudendo: ARGH! Socchiudo gli occhi e mi concentro sulla cena, perchè almeno una cena decente la devo portare a casa.
Torno mentalmente all'idea della minestra e parto verso il reparto scatolame. Mentre mi faccio abbindolare da un paio di latte di minestra dal prezzo vampiresco solo perchè ci vedo scritto sopra "ricetta della nonna" (e lo sa il cielo se ho bisogno di sentirmi a casa) mi sfreccia accanto correndo una donna giovane imbottita in un moderno Moncler, evidentemente angosciata dall'imminente chiusura della nostra fonte di cibo.
Io afferro due latte, anzi quattro (perchè ogni giorno è come una pesca miracolosa e chissà se domani avrò il tempo per provvedere alla cena), mi faccio prendere dalla foga della chiusura e volo in cassa.
Sono la terza in coda nell'unica cassa aperta.
Una voce annuncia che sta aprendo anche cassa tre. Il tizio dietro di me in coda e io ci guardiamo immediatamente in cagnesco:
- Vai pure.
- No, vada lei.
Lui si incammina, ma è solo una mezza cortesia: ho scrutato attentamente il suo cestino e ho contato gli articoli che ha acquistato.
Arriva il mio turno e appoggio gli articoli sul nastro. Faccio per pagare e in quel momento si spengono le luci in tutto il super. In lontananza distinguo la banconiera del reparto salumi che spazza. E' un momento tristissimo quello in cui nel super spengono la musica.
- Non avevo mai fatto così tardi...
- Ogni sera ci deve essere un'ultima persona. Stasera è toccato a lei.
- Già.
Solo che per me la spesa al super non è la fine.
Adesso devo tornare a casa e far passare (più alla mia mente che a FF) una minestra in latta riscaldata per una vera cena. Poi dovrò ritirare la biancheria, buttare la spazzatura, cambiare il tagliandino dell'assicurazione sull'auto, mandare un'email al commercialista e fare tante altre cose pallose. Oltre al sorridere e al fare finta di essere rilassata come se fossi stata tutto il giorno dall'estetista, tragicamente indecisa tra un massaggio al cioccolato e una pulizia del viso.
Angelo del focolare un paio di p@ll€.
La Redazione

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