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La doppia sconfitta

Creato il 21 aprile 2013 da Albix

La doppia sconfittaNapolitano è un’ottima persona. Sotto ogni punto di vista. Tutti gli Italiani dovrebbero ringraziarlo ed amarlo per essersi caricato sulle spalle, a 87 anni suonati, il peso di una crisi politica così devastante. Non di meno la sua rielezione segna una doppia sconfitta: una in capo al Partito Democratico; l’altra in capo ai Grillini.

Molti, in Italia e all’Estero, si sono chiesti per quale ragione il PD non abbia appoggiato la candidatura al Quirinale di Stefano Rodotà, proposta dai Grillini.

Sarebbe facile rispondere che il PD era diviso sulla decisone di appoggiare l’emerito giurista e che perciò ha lasciato cadere l’offerta del Movimento 5 Stelle.

Ma la risposta non convince. Le divisioni del PD, infatti, sia per la candidatura Marini, sia per la candidatura Prodi (entrambe miseramente naufragate per colpa delle divisioni interne al Partito Democratico), si sono manifestate dopo i relativi voti di scrutinio. Per quale motivo si sarebbero dovute manifestare prima nella candidatura di Rodotà?

Resta quindi in piedi la domanda: perchè il Partito Democratico, dopo avere cercato lungamente l’alleanza con Grillo, si è fatto sfuggire l’occasione di appoggiare il  candidato del Movimento 5 Stelle al Quirinale?  Domanda ancor più bruciante, per il fatto che Stefano Rodotà è notoriamente uomo di sinistra, avendo  militato perfino nel Partito Comunista Italiano (poi dissolto e riversato nell’attuale PD).

Ebbene, potrà sembrare strano, ma la risposta non va ricercata in arzigogolanti ragionamenti, degni dell’autore del Principe, di cui pur siamo, volenti o nolenti, discendenti.

La risposta va ricercata nell’orgoglio e nella paura.

Nell’orgoglio ferito del Partito Democratico, che ha impedito ai suoi uomini di accettare una candidatura proposta da altri; una candidatura nata fuori dall’apparato (apparatnick, mi pare dicessero i comunisti sovietici) e caduta su di un uomo che per la sua caratura culturale ed intellettuale, nonostante i suoi trascorsi politici, era ed è fuori dall’apparato. Nella paura degli eredi del Partito Comunista, che ciò potesse creare un pericoloso precedente (se non addirittura una trappola): se avessero abboccato, da allora in poi, ogni decisione sarebbe potuta provenire da Grillo e dal Movimento 5 Stelle, escludendo e vanificando ogni iniziativa politica del Partito di maggioranza relativa.

A queste due ragioni principali aggiungeteci poi il fatto che qualcuno all’interno del Partito Democrato ha remato a favore del grande inciucio nazionale ed il quadro sarà completo.

Ma tutto ciò non toglie niente (casomai ne aggiunge) al valore ed al coraggio di Giorgio Napolitano.

Resta perciò la consolazione che il Grande Vecchio esiste veramente; ma non è quel vecchio torvo che trama nell’oscurità a danno dell’Italia e degli Italiani.

E’ un uomo di 87 anni che ha più forza e più senso dello Stato e della res publica  di tanti giovani rampanti che occupano senza troppa dignità degli alti scranni, ove ben altre terghe si son posate e dovrebbero ancora posarvisi.


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