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La favola pacifista di Hayao Miyazaki

Da Nippolandia
Hayao Miyazaki

Hayao Miyazaki

Uno dei film molto attesi della Mostra del Cinema di Venezia è Kaze Tachinu (Si alzi il vento) del Maestro Hayao Miyazaki. Intervistato da La Repubblica, il regista giapponese ha parlato del suo nuovo film d’animazione, soprattutto in relazione alle polemiche sul fatto che il film parla dell’ingegnere, Jiro Horikoshi, che ha ideato i caccia usati dai kamikaze durante la guerra. Miyazaki ci tiene a sottolineare come il suo non sia un inno alla guerra, ma un film pacifista: “Il film è ambientato in una cupa fase militare del Giappone, ma non per questo è militarista. Le riserve, oziose, mi pare siano la reazione all’iniziativa dello Studio Ghibli che, in questi giorni di tensioni revansciste alimentate dalla destra al potere, ha pubblicato nella sua rivista gli articoli della Costituzione sugli impegni di pace presi dal Giappone a guerra finita: un eloquente promemoria indirizzato a quei capi politici privi di conoscenza della storia e di sani princìpi civili“. Miyazaki racconta di aver “sempre disegnato favole. Come tutte le favole, anche questa è la trasposizione della memoria e della storia d’un Paese e di chi vi ha vissuto. È anche la mia storia. Mio padre era ingegnere aeronautico, titolare della fabbrica Miyazaki Airplane, che nella seconda guerra mondiale costruiva tra l’altro i potenti apparecchi progettati da Jiro Horikoshi, tra cui i tristemente noti Mitsubishi A6M Zero dei kamikaze“. E spiega come sono i personaggi dei suoi film: “Protagonisti nel mio cinema sono sempre stati i paladini dell’utopia: esseri che in ogni situazione lottano per la pace, per l’armonia nel mondo. I creatori di storie per bambini, nella maggior parte dei casi, stabiliscono argini definitivi tra bene e male. Io no. Creo andirivieni, dove ciascun personaggio è una pedina che deve scegliere da che parte stare“. Spiega anche perché si considera un pessimista: “Un ottimo pessimista: della peggiore specie. Ogni volta che mi presentano un neonato, mi verrebbe da dirgli: “Ma che ci fai qui? Non ti hanno spiegato che non è proprio il momento di nascere?”. Forse è per questo che non faccio che realizzare film: per rassicurare i nuovi venuti, per confortarli sull’accidentato percorso dell’esistenza. Il mio cinema è una menzogna: guardatelo e vivete felici. Che ipocrisia. Ma, una volta nati, che dobbiamo fare: cacciarli indietro o dar loro un minimo d’illusione?“.

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