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“La fermeranno…” me lo aveva detto un uccellino

Creato il 15 settembre 2011 da Fernando @fernandomartel2

“La fermeranno…La fermeranno…”

Era fastidioso starlo a sentire. Era come una vibrazione nell’orecchio; la sindrome di Marnier…mi pare. E’ sempre così quando senti qualcosa che tu sai di sapere, ma che vuoi far finta che non esiste o…che è troppo presto per darle ascolto. Il signore che me lo diceva, era venuto apposta nel luogo dove sapeva di incontrarmi, per mettermi sull’avviso:

” La fermeranno…” me lo disse più volte e, sembrava che si fosse tolto un peso dallo stomaco. Voleva dirmi che ammirava quello che stavo facendo, avrebbe voluto farlo con me, ma il ruolo che ricopriva non glielo consentiva. Così era sceso, ben presto quel mattino, al punto di incontro dove attendavamo i ragazzi per portarli a giocare a pallone. Aveva voglia di parlare con me, quell’incontro non era casuale, come avevo pensato in un primo tempo. Fece un piccolo giro intorno all’argomento, poi lo affrontò in modo diretto…per quanto poteva.

” Sta facendo qualcosa di buono…” mi disse ” …ma non glielo consentiranno a lungo…la fermeranno.”

” Come potranno?” gli chiesi “… non chiedo niente a nessuno, facciamo colle nostre forze…perché dovrebbero fermarci?”

” Perché quello che fa é giusto, perfino bello e…funziona, ecco perché la fermeranno!”

Ora il suo tono era concitato, sembrava stesse violentando se stesso per potermelo dire…come se si stesse liberando. ” La faranno andare ancora un poco avanti, ma poi la fermeranno, vedrà!”

Poi se ne andò a svolgere i suoi compiti, il suo dovere.

Sapevo che se lui conosceva così bene con certezza quel piano, forse ne faceva parte lui stesso. Troppo preciso, sicuro…e poi…un sindaco!

Restai non poco sorpreso da quel comportamento, sembrava aver voluto testimoniare che lui non voleva, sarebbe stato dalla mia parte, ma non serviva a niente; ci avrebbero comunque fermati alla fine. Mi chiesi chi. A chi davamo fastidio? Ma anche su questo aveva voluto darmi una sua testimonianza. Aveva buttato in mezzo alla breve discussione, il nome del potente locale al quale non piaceva molto quello che stava succedendo. non gli piaceva sopratutto perché non lo poteva gestire lui. Noi, ignari delle sue preoccupazioni, eravamo lontanissimi dal suo mondo.  Così ci avrebbe fermati…

Passarono delle giornate e delle settimane, senza che ripensassi mai a quell’evento. Ma poi…

Alla ripresa delle attività di confronto col direttivo, le cose si presentarono proprio in quel modo. Il presidente, sempre informato su quello che facevamo e d’accordo a parole col nostro agire, aveva completamente ribaltato lo schieramento e si era alleato col fronte di opposizione interna. A guardarla da fuori proprio non la capivi quell’alleanza, stonava. Quei due non si assomigliavano in niente, eppure mi stavano facendo la fronda. E non solo a me, non poteva essere un mero fatto personale: tutti coloro che lavoravano con me sul supporto ai ragazzi venivano travolti senza tenerli in conto minimamente: veniva spento il fuoco e rimessa al buio la scena. Pazzesco questo, avveniva in un contenitore vuoto dove ognuno avrebbe dovuto riempire il suo spazio con iniziative, cose fatte ed invece…coloro che non avevano nessuna voglia di fare e non avevano fatto niente in quattro mesi, si lamentavano di quello che io ed altri avevamo accumulato alle spalle…cose fatte per gli altri: raccolti indumenti, bici, televisioni, ospitate, indumenti sportivi e  partite di calcio, stavamo cominciando a portare su roba infantile per le donne incinte….

“La fermeranno…”

Pazzesco pensavo…riempiono i loro vuoti con scartoffie, burocrazia…eravamo nati per cambiare qualcosa in un mondo che sta soffocando in questa muffa e ci siamo impastati in documenti, discussioni e…fogli di carta…

Non han capito una mazza!

Ed io che non mi raccapezzavo a cercare di legare gli intenti di quei due alleati così strani ed improbabili: ” cosa li lega?” Mi chiedevo e non capivo. Li lega uno scopo preciso, non casuale: fermarmi.

E poi? Non é possibile pensavo: ” Se fermano me, fanno morire la Casa, a che pro?”

Ecco: quella che io credevo una domanda, era la risposta: allo scopo di fermarmi e basta! Non me lo aveva forse detto l’uccellino?

 

“Le scartoffie sono il liquido imbalsamatore della burocrazia, e mantengono un apparenza di vita e di azione dove non ce n’é.”

Robert J. Meltzer



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