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La Fille du Régiment di Gaetano Donizetti (dir. Donato Renzetti)

Creato il 02 gennaio 2013 da Spaceoddity
La Fille du Régiment di Gaetano Donizetti (dir. Donato Renzetti)La Fille du Régiment di Gaetano Donizetti (Bergamo, 1797-1848), su libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jean-Henry Vernoy de Saint-George, debuttò all'Opéra Comique di Parigi nel 1840. Vi si racconta la storia di Marie (soprano), che - dopo la morte del padre - viene affidata alle cure del XXI reggimento francese e, in particolare, al sergente Sulpice (basso). In questo contesto, la ragazza cresce e si innamora, ricambiata, di un giovane tirolese, Tonio (tenore). Ma la marchesa di Berckenfield (mezzosoprano) giunge a prenderla fin lì, sostenendo di esserne la zia, per portarla nel suo palazzo e farla convolare a "giuste nozze" con il figlio della duchessa di Crakenthorp. Marie segue la sedicente zia, però è refrattaria a ogni disciplina di nobiltà, in particolare alle arti liberali, preferendo il ritmo e la forza delle marce militari. Giunto il momento della firma sul contratto matrimoniale, la marchesa di Berckenfield, che nel frattempo si è scoperto essere la madre - e non la zia - della ragazza, si commuove per l'amore che Marie e Tonio provano l'uno per l'altra e manda a monte tutti gli elaboratissimi preparativi per il matrimonio combinato, facendo vincere i sentimenti dei ragazzi e il nazionalismo francese contro quello asburgico.
La Fille du Régiment è un titolo al quale sono personalmente legatissimo, l'ho conosciuto a meno di 14 anni, in occasione di uno spettacolo scolastico del quale mi auguro di cuore si siano perse tutte le tracce e le testimonianze (anche se temo che non sia così); allora, peraltro, non avevo idea - né precisa, né vaga - di cosa fosse l'opera. Anni dopo, quando già avevo cominciato a frequentare Rossini, Verdi e soprattutto il mio Bellini, acquistai un doppio cd di una splendida edizione in italiano, registrata al teatro della Fenice (con Mirella Freni e Alfredo Kraus). In quel periodo, ad attirarmi verso quest'opera era il mio interesse (per dirla in termini brechtiani) nei confronti di opere nelle quali il canto, oltre che strutturale, fosse anche tematico (vale a dire che la musica non è solo linguaggio, ma espressione artistica: i personaggi non si limitano a comunicare in musica, ma ascoltano qualcuno che esplicitamente sta cantando e si godono la performance). Nella Fille Marie, appunto, canta per allietare il reggimento e abbiamo addirittura (come nel Barbiere) una lezione di canto. Inoltre, la diversa provenienza dei personaggi consente una significativa alterazione degli schemi usuali dell'opera buffa: mentre Marie si abbandona a energiche marce militari, la marchesa di Berckenfield solfeggia svenevoli arie barocche, basso e alto si mescolano, secondo le convenzioni del Romanticismo, o per essere più precisi: la melodia facile e popolare entra nell'artificioso teatro d'opera del primo '800. Nel caso specifico, addirittura, essendo francese l'esercito che irrompe in casa della marziale marchesa di Berckenfield, abbiamo un esplicito innesto della cultura parigina nell'opera buffa italiana. Col che, Donizetti rende un esuberante e doveroso omaggio alla nazione che l'aveva accolto poco più di un anno prima, profugo da un'Italia dove non c'era quasi più posto per lui.

La Fille du Régiment di Gaetano Donizetti (dir. Donato Renzetti)

Anche l'edizione della Fenice fu legata a uno spettacolo teatrale nel quale fui coinvolto, per motivi che non ha senso spiegare qui. È quasi un caso che lo spettacolo di cui parlo ora non lo sia, ma non è strano che questo sia tra i primissimi DVD d'opera che abbia acquistato, forse per via della protagonista e forse per la semplicità giocosa delle scene e dei costumi di Franco Zeffirelli, di cui avevo già notizia. Protagonista della messa in scena, del 1996 al Teatro alla Scala di Milano (rilasciata da RaiTrade per TDK), è Mariella Devia.,soprano che amo e che ho avuto la fortuna di apprezzare diverse volte dal vivo. Sempre precisissima e raffinata, Devia è cresciuta molto in intensità negli ultimi anni e trovo che il personaggio di Marie sintetizzi appieno la sua professionalità di quegli anni. La sua Marie è orgogliosa e forte, italianissima (più della splendida Natalie Dessay, ovvio, ma anche più di Patrizia Ciofi), capricciosa quanto basta per renderla simpatica e, va da sé, perfetta sul piano musicale. Il Tonio di Paul Austin Kelly, baldanzoso e sorridente, sembra risparmiare qua e là per poi profondersi in un canto energico e sicuro: non ne amo né il timbro, né la pronuncia francese, ma il personaggio c'è, eccome. Il Sulpice di Bruno Praticò è una certezza: il cantante aostano ha disegnato ormai tutti i ruoli più importanti di basso buffo, sempre con ottimi risultati teatrali. La marchesa di Berckenfield di Ewa Podles è buona, sebbene (mi sembra) abbia risentito di una regia (di Filippo Crivelli) che - appena la musica lo consente - punta più sulla caricatura che sull'esecuzione. Ancor più questo si può dire del cameriere personale della marchesa, Hortensius (Nicolas Rivenq), e sulla duchessa di Crackentorp, interpretata en travesti da un uomo (Edoardo Borioli, peraltro con successo). La Fille du Régiment di Gaetano Donizetti (dir. Donato Renzetti)Ci sono ragioni sceniche precise - e anche drammaturgiche, se si considerano le commistioni di genere e di linguaggi musicali nazionali di cui si parlava sopra - per operazioni di questo tipo, ma il pubblico rischia di distrarsi indebitamente dove la musica ha un suo spessore (alla marchesa spetta il primo assolo dell'opera, in due buone strofe). Questo è un peccato, tanto più che Donato Renzetti dirige qui l'orchestra del Teatro alla Scala con la consueta professionalità e dà il giusto risalto ai diversi registri musicali, senza gigioneggiare con la bacchetta. Risponde bene sul piano vocale anche il Coro, guidato da Roberto Gabbiani, sia pure con minore brio quanto a presenza scenica. Quella de La Fille du Régiment del Teatro alla Scala rimane comunque un'edizione ormai storica per godere appieno di questa deliziosa opéra comique.

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