Magazine Diario personale

La filosofia del menga di Abercrombie & Fitch

Da Laprugna @laprugna
La filosofia del menga di Abercrombie & Fitch Tre cose hanno sconvolto la mia routine tra ieri e oggi: quella cagata di header che ho fatto (beccandomi, cercando immagini consone, un virus bestiale, per cui ho valutato la distruzione del mio pc), la nuova convivenza parigina tra Pete Doherty e Macaulay Culkin, e il "caso" Abercrombie & Fitch. Visto che, secondo le mie previsioni, quei due nello stesso appartamento a Parigi avranno vita breve, sarebbe il caso di concentrarmi su di loro, di dire quanto mi piacessero da vivi e quanto fossero cool before fosse cool, ma,  lo sapete, non faccio le cose per come andrebbero fatte, amo sbagliare, soprattutto quando lo faccio consapevolmente. Vorrei concentrarmi sulla bruttezza dell'header. No, scherzo, fottesega. L'argomento che è stato causa di svariati emboli rabbiosi nel mondo è proprio il pasticciaccio brutto di Abercrombie & Fitch. Non sapete di che cosa stia farneticando? Bene, vi spiego in sintesi: A&F, noto marchio americano di vestiario, ha deciso che i loro vestitini verranno prodotti solo fino alla taglia 6 (la 44 europea, per intenderci). Premetto: io trovo insulsi i vestiti prodotti da questa azienda, robe che io userei per tute in casa, cosa che non faccio però, prima di tutto perchè costano in modo spropositato rispetto a quel che sono e poi perchè non ho mai voluto comprare neanche un loro capo. Sarò scema io, ma entrare in un negozio solo perchè i commessi sono a petto nudo e son principalmente fighi, mi è sempre sembrato un po' deprimente. Non è femminismo dell'ultima ora, è che proprio NO, sarò strana (ma va?), ma, ripeto, mi sembra un po' un'offesa alla mia non-intelligenza. Non è per un inesistente senso di superiorità, se ci fossero Roger Federer o Thom Yorke da qualche parte sai come correrei a stalkerarli con la bava alle caviglie? E' proprio il concept dell'entrare per fare il pellegrinaggio a gnoccoland che mi snerva, poi boh. Avendo premesso ciò, ritorniamo al caso specifico: Mike Jeffries (l'imprenditore ana friendly) ha specificato che questa mossa furba (specialmente considerando che il suo è un marchio americano e che negli USA circa il 70% della popolazione ha una taglia superiore alla 48) non è stata fatta per discriminare nessuno, ma solo per una strategia/filosofia di marketing. In sostanza i vestiti A&F devono appartenere a quella fascia di persone che si possono definire "cool", tanto che Jeffries stesso ammette: "Se vendi merce per tutti non ti alienerai nessuno, ma allo stesso modo la tua linea di abbigliamento non catturerà veramente l'attenzione" e continua: "Ecco perché assumiamo persone di bell'aspetto nei nostri negozi. Perché le persone di bell'aspetto attraggono altre persone di bell'aspetto, e vogliamo commercializzare solo per loro. Noi non vendiamo ad altri." Avendo in mente il compratore medio di questo marchio (cioè il fighetto adolescente) tutto torna: quale ragazzino non filiforme è definito "figo" dal resto della scuola? Le reginette della scuola sono per caso ragazze rotondette? Non mi pare. Quello che voglio far passare è che non giustifico nessun tipo di esagerazione, che uno sia troppo magro o troppo grasso non c'è mai nulla da giustificare, se mai, da curare. Quello che mi sconvolge in questa faccenda è che il signor Jeffries sfrutta, malamente, un potere immenso che ha: l'influenza sulla fascia giovanile. Niente più di una moda può plasmare i cervelli di quei parameci dei giovani liceali di oggi, sempre più attaccati al loro iphone e ai loro capi firmati (oh, almeno, qua è così, non tutti, ma gran parte di loro è così). Lui che fa? Decide che l'adolescenza non è già un casino, no, decide anche di mettere nero su bianco che lui fa solo vestiti per fighi e che quindi o impari a omologarti o finirai tutte le pause pranzo con la testa nel water, perchè non sei all'altezza. Lo so che potrebbe essere un modo per spronare i ragazzini obesi a mangiare 5 donuts invece di 10 (MA FIGURATE), o altri a capire che non è la firma che ti rende una persona che vale più di un brufolo, ma boh, siamo realisti, sto parlando di eccezioni. Alla fin fine non è il gesto che mi sconvolge, è più la filosofia (se così la possiamo chiamare) che ci sta dietro, il lasciar intendere che se non rispetti certi canoni allora non sei un tipo giusto, che sei brutto e ti puoi vestire con un'armatura in adamantio o fasciato di rotoloni Regina, tanto è uguale, cesso sei, cesso rimani. In un momento storico, economicamente disastroso, come il nostro, di certo non ci dispereremo per non poter comprare una maglietta con un marchio del chispios alla modica cifra di quattro reni, sette vergini, e otto scimmie ballerine, però viene da pensare, e vien da pensare anche che, probabilmente, qualcuno, questi vestiti li compra, ma tanto eh, e che la crisi A&F non la sentono mica, altrimenti sai il signor Jeffries come avrebbe ideato anche la taglia "Circonferenza = Equatore"? Ahhhh, ste filosofie del... cool.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :