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La fine dell'Impero Romano

Creato il 15 novembre 2010 da Enricobo2
Pur se sick and tired, voglio riportarvi il contenuto di questa antica pergamena che ho ritrovato in fondo alla mia biblioteca. In alcuni punti è illeggibile e inoltre la traduzione che ho tentato di fare è assai approssimativa, date le mie scarse rimembranze del tardo latino.
Manlius Lentulus Simplicio suo salutem,Persuade tibi hoc sic esse ut scribo, ma quanto ogni giorno passa sotto i miei occhi mi provoca malessere e disperazione. Sono oramai passati oltre mille e cento anni e più ab urbe condita e l'Impero, invece di trovare forza nel suo splendido passato, va scivolando inevitabilmente verso la fine. L'Imperatore ormai lontano dalla vita civile, non si cura né del governo, né del buon andamento della cosa pubblica. Circondato da empi sacerdoti è ormai dedito a sfrenati baccanali, passando da una all'altra delle sue splendide villae, dove tutte le ricchezze accumulate negli anni dorati vengono dissipate senza cura. Drappi trasparenti che arrivano dai lontani Sinii e costose porpore di Tiro adornano le lascive lupae che ormai lo circondano di giorno e di notte, per dare sollazzo alla sua insaziabile cauda salacis. Al punto che a qualcuna di queste concede cariche civili e le ricopre di importanti prebende. Il Senato non è più luogo di discussione tra uomini nobili e virtuosi che solo hanno a cuore il bene dello Stato, ma lupanare dove si scambiano favori e ..... (parte illeggibile)...
... le famiglie mandano le loro figlie più belle ai templi di Venus Fellatrix, ogni giorno ne vengono aperti di nuovi e più splendenti, ritenendo questa carriera come buona e onorevole per giungere ai fasti ed alla ricchezza. I teatri abbondano di femmine impudiche che esibiscono i loro corpi callipigi per avvicinarsi al potere. Chi si oppone, ricordando la morale antica dei nostri maggiori, viene mandato in esilio sul Ponto Euxino o indotto ...(parte illeggibile)... Davanti alle porte dei potenti, orde di clientes, ogni mattina aspettano di riscuotere la mercede delle loro nefandezze. Intanto i barbari sono alle porte e spingono sgretolando ogni giorno un pezzo di quell'impero che un tempo guidava con giustizia i popoli dalle Colonne d'Ercole alla Sogdiana.
Sarmate arroganti e giovani ermafroditi dagli occhi bistrati invadono le insulae portando le mollezze d'Oriente mentre eserciti di Etiopi spauriti passano il mare periglioso per aumentare la massa degli schiavi che un giorno si ribellerà travolgendoci. I Celti, rozzi e ignoranti che con malizia si sono ormai insinuati nella guardia imperiale, fingendo di difendere l'Imperatore, oramai maschera di sé stesso, prenderanno presto il potere, deponendolo con ignominia. Anche i popoli un tempo nostri sottoposti, oggi ci deridono con epigrammi feroci ...(parte illeggibile) .... perché come è detto maioribus nostris: 'sera parsimonia in fundo est' e quando si consuma la fiaccola del potere non rimane la parte più piccola ma la peggiore.O mio Simplicio ave atque vale.
Mi chiederete perché, in questo grigiore tardoautunnale, occuparsi di cose così lontane nel tempo. Avete ragione sono solo elucubrazioni un po' inutili per farmi ingannare il tempo in attesa che mi passi la diarrea.
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