Magazine Società

La Fiom isolata. Così si uccidono anche i cavalli

Creato il 30 dicembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La Fiom isolata. Così si uccidono anche i cavalliForse abbiamo subito uno choc da piccoli, forse ci hanno traviato i film western o i kolossal storici che abbiamo visto da bambini, forse la nostra propensione alla sfiga ci ha in qualche modo condizionati ma a noi, i vincitori (o presunti tali), ci stanno sulle palle da sempre. Quando guardavamo le figure dei giornalini di “Topolino” (non avendo ancora imparato a leggere), il personaggio che ci stava più simpatico era Paolino Paperino anche perché la sua fidanzata, quella strafiga di Paperina, ci creava i primi, imbarazzanti turbamenti sessuali. Crescendo un po’, al cinema parrocchiale seguivamo le avventure di Vercingetorige impegnato contro i romani e facevamo un tifo sperticato per lui. Una volta rimediammo anche un pugno da un nostro amico che parteggiava per Giulio Cesare, episodio che ci convinse definitivamente che i bastardi erano i romani e i loro seguaci. La stessa cosa avveniva per i western e ricordiamo ancora con una profonda emozione e una malcelata soddisfazione, Errol Flynn-Il Generale Custer morire accerchiato da Toro Seduto in un film del 1941 arrivato in Italia 20 anni dopo. Con queste premesse anche la nostra vita si è sviluppata stando sempre dalla parte dei più deboli tanto che diventammo tifosi della Juventus in un periodo in cui l’Inter vinceva tutto. L’antipatia con la quale seguivamo Cassius Clay era pari a quella provata per Nino Benvenuti fino a quando non incontrò Carlos Monzon che ce lo rese umano. Insomma, per i vincitori solo disprezzo, e oggi le cose non sono cambiate. Così, leggendo ieri dell’accordo "extrasindacale" della Fiat per Pomigliano d’Arco, il nostro rigurgito anti prepotenza ha avuto uno scatto d’orgoglio che ci ha spinto a tifare per Maurizio Landini e per lo sciopero generale di categoria (metalmeccanici) del 28 gennaio. Curiosa la storia della Fiom. Curiosa ed esemplare di come le cose vadano oggi in Italia e su quanto pressappochismo siano basate ormai le relazioni industriali. Curiosa soprattutto perché la Fiom, come molte altre forze politiche e sindacali dovrebbero fare, cerca di tutelare soprattutto una “carta”, quella che prende il nome dallo “Statuto dei lavoratori”, che è costata lacrime e sangue agli operai che alla fine hanno contribuito a formularla sulla loro pelle. L’antistorico, seguendo la stampa e la tivvù di questo periodo, sembra essere il leader della Fiom che esige il rispetto dei diritti (e dei doveri) dei lavoratori e non Marchionne (un esempio a caso) che cerca di far tornare l’Italia in piena rivoluzione industriale quando esistevano solo doveri e quei pochi diritti sembravano concessioni graziose e gratuite da parte del padrone. Perché quello che suona più pericoloso oggi, è il ritorno a un termine che sembrava essere stato definitivamente cancellato dal nostro vocabolario: padrone. Ci si sente Berlusconi quando pensa all’Italia, mica solo a Mediaset. Ci si sente Marchionne quando pensa alla Fiat e alle vite dei lavoratori. Ci si sono sentiti quella della Thyssen trattando gli operai come topi e i fratelli Moratti in Sardegna nella raffineria della Saras di Sarroch dove morire nelle cisterne è un dovere. Ci si sentono mille piccoli industriali del menga e qualche imprenditore edile quando trattano la manovalanza come gli egizi trattavano gli schiavi che avrebbero costruito, a loro gloria imperitura, le piramidi. Ma il concetto di “proprietà” è ancora più ampio ed omogeneo di quello che sembra esserlo in un paese che, grazie a Berlusconi, ha scoperto di gusto del possesso e non lo molla. E così si sentono padroni i mariti nei confronti delle mogli, i genitori verso i figli, i consumatori finali con le puttane. Forse è seguendo questa logica che Marchionne, pur di sentirsi padrone, terrà la Newco di prossimo parto fuori da Confindustria e si permette di ricattare impunemente gli operai senza che nessuno (Fiom a parte) s’incazzi. Forse è per questo che altre decine di cummenda travestiti da baluba ne seguiranno l’esempio, forse è per questo che Cisl e Uil (per citare solo i sindacati storici), hanno pensato di firmare il contratto con Sergio l’apolide. D’altronde si sa, c’è chi ha la vocazione del padrone e chi quella dello schiavo. Tutto questo (voluto) caos sindacale è servito soprattutto ad emarginare la Fiom (il Vercingetorige di cui sopra), facendola passare per un’accolita di temerari revisionisti quando l’unica temerarietà che propone è quella del rispetto delle regole. E permetteteci cari, carissimi amici del Pd, ma con che faccia avete il coraggio di presentarvi come gli eredi della tradizione di sinistra quando l’unico vostro gioco è quello di inseguire i padroni sul loro stesso terreno e di buttare alle ortiche quel minimo di idealità che ancora vi resta? Compagno Fassino, compagno D’Alema dato per assodato che a voi Berlusconi sta simpatico, ma vi sembra proprio il caso di fare la parte di oggetti del consumatore finale? A ridare un po’ di spessore a questa sinistra alla sbando ci hanno pensato due outsider, Gavino Angius, il quale ha detto: “Perché Marchionne può ricattare operai, sindacati e persino la Confindustria senza che nessuno dica nulla? Ci sono un milione di ragioni per votare no. Ma ne bastano due: non accettare un ricatto e difendere la democrazia nelle fabbriche come in tutti i luoghi di lavoro. Perché così chi dissente non esiste. Obbedienza: questo sarebbe il nuovo principio della democrazia. E contro la Fiom – ha concluso – c’è un attacco indecente”. E un politico che di sinistra non lo è mai stato, Antonio Di Pietro (Tonino, Tonino!) il quale ha dichiarato: "L'Italia torna a una situazione molto simile a quella del ventennio fascista quando c'erano i sindacati corporativi. Allora si diceva che per lavorare dovevi avere la tessera del sindacato corporativo in tasca, ed era così proprio perché quel sindacato garantiva l'azienda e non certo i lavoratori". Tornando per un momento ai big del Pd, possiamo dire di comprendere Fassino, è candidato sindaco a Torino e non può mettersi contro la Fiat, ma D’Alema, oltre al Copasir, che diavolo vuole, una Panda nuova?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :