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La gara tra stronzi

Da Valecarmen

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Sono molte le categorie di questo blog, e purtroppo non tutte vengono aggiornate con la stessa cadenza. Il tempo è noto a tutti per andare sempre di fretta. Dicevo, tra le categorie di Ministerici Italiani figurano “Resistenza antifascista” ed “Esodo Istriano” e lo ribadisco perché, nell’odiato pensiero comune, queste sarebbero due tipologie di argomenti in completo contrasto tra loro. Nulla nel nostro paese, sembra poter essere dibattuto senza affiancarvi un termine di paragone; trovo quest’abitudine una vera idiozia, che diventa offensiva ancor più quando si parla di morti innocenti. Nella gara malsana tra stragi e dittatori, si utilizza di solito il parametro delle morti e delle torture: si snocciolano come caramelle vite stroncate e torture subite, e a vincere, secondo i sostenitori di tali ragionamenti, sono i criminali che si aggiudicano il numero più alto di vittime. Non mi è capitato raramente di assistere a discorsi su genocidi e crimini contro l’umanità, in cui gli interlocutori risolvessero il dibattito con paragoni e differenze tra dittatori, sempre in termini numerici di caduti. Insomma del tipo, “quello ne ha fatti uccidere 40 l’altro solo 23″, e tutto si risolve, con 17 vite di resto. “Invidio” e compatisco insieme ( nel senso stretto del CUM-PATIOR latino), chi ha sempre la soluzione ai grandi dilemmi umani e possiede il metodo infallibile alla loro risoluzione, riducendo il tutto ad un elenco numerato; perdonatemi, si vede che io sono troppo indietro.
Mai nulla di più ottuso di questa stupida competizione tra stragi, il numero impressionante delle vittime della Shoah non esclude nè riporta in vita le vittime quotidiane dei droni statunitensi, le migliaia di rom uccise nel corso dei secoli, nè le centinaia di armeni sterminati dall’impero ottomano, nè i 100.000 cittadini di etnia Tutsi decimati in Ruanda, e via discorrendo .Non riesco a non capire come invece molti non comprendano, (o non vogliano comprendere) che si tratta di facce diverse della medesima medaglia, con le dovute e sacrosante differenze sociali, storiche e politiche.
Tutto questo popò di premessa è per l’esordio al Teatro Stabile di Trieste dello spettacolo di Simone Cristicchi intitolato “Magazzino 18″. La scelta della città per l’esordio teatrale non è un caso: il capoluogo friulano è stato teatro di molte delle vicende riguardanti l’esodo giuliano-dalmata e il nome Magazzino 18 appunto, indica il deposito del porto di Trieste dove migliaia di italiani lasciarono oggetti personali durante l’esilio. Il cantautore romano ha rivelato di aver cominciato a pensare a uno spettacolo teatrale dedicato all’esodo, dopo aver visitato nel 2011, questo vecchio deposito.
Nel gioco delle categorie e degli schieramenti di cui sopra, la scelta di Cristicchi è già stata e sarà, sfortunatamente, male interpretata. L’esodo e la morte di centinaia di italiani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è stato abbondantemente strumentalizzato sia a sinistra, da un negazionismo che non voleva ammettere le atrocità dell’esercito jugoslavo sugli italiani e da una destra che, nella logica della gara tra stronzi di cui sopra, ha strumentalizzato l’accaduto a proprio “vantaggio”, del tipo “anche loro sono dei mostri”, “anche loro trucidano uomini, donne e bambini”. Motivazioni di grande spessore e rivelatrici di senso critico e maturità.
Siamo nel 2013, eppure c’è ancora crede al noi e al loro. Ma loro chi? E noi chi? Io credo che lo spettacolo di Cristicchi potrà solo apportare qualcosa in più alle conoscenze storiche degli spettatori, dando un ennesimo spunto di riflessione sulla crudele stupidità dei conflitti, sull’arbitrarietà dei confini e sui nomi collettivi come STATO, NAZIONE eccetera, quelli che, come affermò Flaiano, ci confondono e ci sembrano distanti, fino a quando non ci accorgiamo di esserne parte attiva ed integrante
Cercando quindi di andare oltre certe prese di posizione che non contribuiscono mai nè ora nè in futuro ad un’etica comportamentale, lo spettacolo di Simone Cristicchi farà luce su una pagina stracciata della storia nazionale, frequentemente strumentalizzata da destra a sinistra, e ancora poco nota alla popolazione italiana, dai più ai meno giovani. La libera interpretazione, per fortuna, è ancora un diritto e ad ognuno sarà concesso avere la propria.
Io, scusatemi, ma la gara tra stronzi non l’ho mai capita.

Valentina Di Cesare



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