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La giovane Terra nel mirino degli asteroidi

Creato il 10 aprile 2014 da Media Inaf

Estinzione dei dinosauriSessantacinque milioni di anni fa un enorme asteroide (o una cometa – la teoria deve essere ancora verificata) ha causato la scomparsa dei dinosauri. Questa è storia e la conosciamo tutti. L’impatto è stato talmente devastante da provocare anche l’estinzione di circa il 70 per cento di tutte le specie già viventi sulla Terra, come confermato da geologi e paleontologi. In realtà, secondo un gruppo di studiosi, si ritiene che questo non sia stato il più forte impatto verificatosi sul nostro pianeta. Sembrerebbe, infatti, che ben 3,26 miliardi di anni fa un gigantesco asteroide abbia colpito violentemente la superficie terrestre generando un cratere di enormi dimensioni, quasi 500 chilometri (cioè due volte e mezzo più largo di quello che è stato creato dall’impatto dell’asteroide che ha spazzato via i dinosauri). Dall’impatto sono stati generati anche tsunami di gran lunga più distruttivi di quello che è seguito al terremoto in Giappone del 2011.

Già da tempo gli esperti ipotizzavano un impatto di gran lunga più importante e distruttivo rispetto a quello di 65 milioni di anni fa. Adesso lo studio, che è stato pubblicato su Geochemistry, Geophysics, Geosystemsconferma la potenza e la scala di un cataclisma avvenuto miliardi di anni prima e che ha determinato la conformazione della superficie terrestre, soprattutto in Sud Africa, in una regione nota come “Cintura di Greenstone” sulle Barberton Mountains. Si tratta di una area di 100 chilometri di lunghezza e 60 chilometri di larghezza che si trova a est di Johannesburg, vicino al confine con il Regno dello Swaziland. Il Barbeton custodisce alcune delle rocce più antiche del pianeta.

Una decina di anni fa, il primo autore dello studio Donald Lowe, geologo alla Stanford University, ha scoperto delle formazioni rocciose rivelatrici proprio tra le queste montagne africane. Le rocce indicherebbero un forte impatto e i nuovi modelli elaborati dai ricercatori mostrerebbero per la prima volta le dimensioni dell’asteroide e i suoi effetti sul nostro pianeta, in termini di movimenti delle zolle tettoniche, che poi hanno cambiano l’aspetto della Terra. L’asteroide, largo tra 37 e 58 chilometri, ha impattato con la Terra a una velocità di 20 km/s generando una scossa di terremoto di magnitudo 10,8. Le onde sismiche si sono propagate in tutta la Terra distruggendo le giovani rocce (il nostro pianeta aveva poco più che 1 miliardo di anni) e provocando altri sciami sismici sotto gli oceani.  Durante studi in Sud Africa, Lowe e i suoi colleghi scoprirono uno strato molto sottile di antichi sedimenti marini contenente migliaia di microscopiche sfere cave. Secondo i ricercatori la loro origine è certa: l’impatto con la Terra di un enorme asteroide più di 3 miliardi di anni fa, quando il calore generato dall’impatto polverizzò la roccia, che fu dispersa dal vento su tutto il globo cristallizzando e ricadendo poi in superficie.

Gli scienziati hanno mappato in l’impatto che è stato, con ogni certezza, catastrofico per l’ambiente di quel periodo. Basti pensare che l’asteroide, di gran lunga più piccolo, che ha spazzato via i dinosauri si stima abbia rilasciato più di un miliardo di volte l’energia delle bombe atomiche che distrussero Hiroshima e Nagasaki. Se confrontato con le dimensioni della Terra, un asteroide delle stesse dimensioni (dai 10 ai 15 chilometri di diametro) sarebbe stato «poco più che un moscerino sul parabrezza», ha detto tempo fa Bruce M. Simonson dell’Oberlin College (Ohio).

Quasi 4 miliardi di anni fa, ipotizzano gli esperti, il cielo sarebbe diventato rosso “fuoco”, a causa dell’immenso calore, l’atmosfera si sarebbe riempita di polvere e gli oceani (che ricoprivano la maggior parte del pianeta) avrebbero cominciato a bollire, come acqua in una pentola. L’asteroide potrebbe far parte del gruppo di decine di enormi rocce che gli scienziati pensano abbiano colpito la Terra durante la parte finale del periodo di Intenso bombardamento tardivo, un’importante fase di impatti che si è verificata all’inizio della storia della Terra – circa 4 miliardi di anni fa. Molti dei siti dove questi asteroidi sbarcati sono stati distrutti dall’erosione, movimento della crosta terrestre e le altre forze, come si è evoluta la Terra, ma i geologi hanno trovato una manciata di aree in Sud Africa e Australia Occidentale che ancora nutrono la prova di questi impatti che si sono verificati tra 3,23 miliardi e 3,47 miliardi anni fa. I Co-autori dello studio pensano che l’asteroide ha colpito la Terra migliaia di chilometri di distanza dal Barberton Greenstone Belt, pur non potendo individuare la posizione esatta. Spesso i ricercatori, come ha affermato lo stesso Lowe, «non possono andare direttamente sul luogo dell’impatto», per questo i nuovi modelli saranno utili in futuro. I geologi stanno ricostruendo il puzzle di ciò che è accaduto sulla Terra in questo periodo, cercando di capire meglio l’evoluzione della Terra, della crosta terrestre, i diversi regimi tettonici e il sistema attuale delle placche tettoniche.

“Dobbiamo immaginare la Terra, almeno nei primi anni di vita, come un punching ball che veniva continuamente colpito da grandi asteroidi e dobbiamo cercare di immaginare terremoti di gran lunga più distruttivi rispetto a quelli dell’epoca moderna”, ha spiegato Norman Sleep, fisico della Stanford University. Il co-autore dello studio ha utilizzato modelli fisici per studiare le formazioni rocciose sulla Cintura di Greenstone, altri terremoti, altri siti di impatto di asteroidi e la Luna, calcolando la potenza e la durate nel tempo del sisma, anzi delle scosse, che ha provocato l’asteroide nel suo impatto quasi 4 miliardi di anni fa. Ricostruendo il momento del catastrofico scontro e ciò che ha portato, gli esperti potranno studiare anche come si sono evoluti molti organismi.

Per saperne di più:

Clicca QUI per leggere il paper dello studio: “Physics of crustal fracturing and chert dike formation triggered by asteroid impact, ~3.26 Ga, Barberton greenstone belt, South Africa”, di Norman H. Sleep e Donald R. Lowe

Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni


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