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L’illuminata dichiarazione è stata quindi integrata da un pippone sulla gravità di una decisione che mina il principio costituzionale della separazione dei poteri: la consueta solfa sulla magistratura che interviene a gamba tesa per sovvertire il risultato delle elezioni e della volontà popolare.
Due considerazioni.
La prima. Come si dice dalle nostre parti, “non ci vuole la zingara” (né, tanto meno, una sentenza della Corte Costituzionale) per capire che per Berlusconi, da 20 anni, l’impegno prioritario è la ricerca di un modo per sfuggire alla giustizia, processando a sua volta i processi o facendoli processare dai suoi giornali e dalle sue televisioni: il “metodo Boffo” sulle pagine del quotidiano di famiglia, La guerra dei venti anni in prima serata sulla rete ammiraglia dei canali Mediaset o l’intervista di Alfonso Signorini alla “nipote di Mubarak” nel programma Kalispera andrebbero studiati in tutte le scuole di giornalismo, come esempio negativo su cosa “non fare” se si vuole essere un buon giornalista e non un killer al soldo del proprio datore di lavoro.
Un’attività dispendiosa sotto ogni profilo, che ha coinvolto i ministri fatti accomodare, di volta in volta, sulla poltrona più scottante di via Arenula e gli onorevoli “nominati” nei due rami del Parlamento. Spesso con esiti apprezzabili per il Cavaliere, come testimoniano le leggi ad personam che hanno determinato la depenalizzazione o la prescrizione di qualche reato.
Seconda osservazione. Trovo semplicemente aberrante l’idea – ancor più perché espressa da una parlamentare ex ministro della Repubblica – che consenso possa essere sinonimo di impunità. Utilizzare il voto come una clava è uno sport molto praticato dalle parti di via dell’Umiltà, dove non si perde occasione per sostenere l’argomento specioso che gli “italiani vogliono Berlusconi”, al di là del merito dei suoi guai giudiziari: in fondo – si argomenta – “i problemi sono altri”; e poi, contro il voto popolare non c’è sentenza di tribunale che tenga.
La stagione politica di Berlusconi volge al tramonto. Su questo si è abbastanza concordi anche nel centrodestra. Il guaio sarà smaltire le tossine di venti anni di berlusconismo.
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