Magazine Diario personale

La Grammatica

Da Gloutchov
Premessa: In seguito alle numerosissime richieste (3, 4 mail al massimo!) avute in forma privata, eccomi a riproporre su questo blog le mie lezioncine di scrittura, una volta alla settimana, tutti i lunedì. Per chi non le conoscesse, non si tratta di un vero "manuale di scrittura", bensì il frutto delle mie personali esperienze di scrittura... riportate qui sul blog, in modo che altri ne possano (forse) trarre vantaggio. Questo "grande ritorno" non significa che il blog cambi argomentazioni tout court e torni ad affrontare tematiche legate alla narrativa. Tutt'altro. Le stesse lezioncine verranno riproposte in formato "ridotto all'osso"... ma aggiornate al giorno d'oggi. Una sorta di Remake... che spero possa far contenti alcuni dei miei lettori.


Estratto da: L'eleganza del Riccio, di Muriel Barbery (pagg 151-152).
[...] «Ma a cosa serve la grammatica?» ha chiesto Achille «Dovreste saperlo» ha risposto la signora-e-dire-che-mi-pagano-per-insegnarvelo. «Beh, no» ha ribattuto Achille per una volta sincero, «nessuno si è mai preoccupato di dircelo». La professoressa ha fatto un lungo sospiro, tipo "sono ancora costretta a sorbirmi delle domande stupide" e ha risposto «Serve a parlare e a scrivere bene». E lì a momenti mi veniva un infarto. Non ho mai sentito niente di così insensato. E con questo non voglio dire che sia sbagliato, voglio dire che è davvero insensato. Sostenere davanti a degli adolescenti che sanno già parlare e scrivere, che questa è l'utilità della grammatica è come dire a qualcuno che per fare bene la cacca e la pipì bisogna leggersi la storia del water attraverso i secoli. Non ha senso! E poi, se almeno ci avesse mostrato con qualche esempio che dobbiamo conoscere un certo numero di cose sulla lingua per utilizzarla come si deve, beh, al limite sarebbe stato un buon inizio. Per dire, conoscere i tempi di tutte le coniugazioni permette di evitare gravi errori che ti fanno vergognare davanti a tutti durante una serata mondana ("Avrei arrivato volentieri più presto ma ho prenduto la strada sbagliata"). Oppure, conoscere la regola dell'accordo dell'aggettivo qualificativo usato come epiteto è decisamente utile se devi scrivere un invito appropriato per andare a fare quattro salti alla reggia di Versailles, onde evitare i "Caro amico, volete raggiungerci a Versailles questa sera? Ne sarei davvero lieto. La Marchesa de Grand-Fernet". Ma se madame Maigre crede che la grammatica serva solo a questo... Eravamo in grado di usare e coniugare un verbo ben prima di sapere cosa fosse. E se il sapere aiuta, non mi pare comunque sia decisivo.

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